Spesso la Sardegna viene identificata con gli yacht di 30 metri e i resort a 5 stelle della Costa Smeralda. Un’altra aria si respira al sud che, invece, accoglie i suoi visitatori con una bellezza ventosa e sfacciata. Al centro di questa Sardegna “basso profilo” si trova Cagliari che tra le varie influenze mostra soprattutto i segni dei romani che per primi l’hanno strutturata e dell’architettura fascista, finanziata quest’ultima dalla cosiddetta “legge del miliardo” che Mussolini varò per modernizzare la Sardegna.
Nei secoli dei secoli
Nel mezzo, naturalmente, c’è tantissimo, in gran parte concentrato nel quartiere medievale di Castello: la visita tradizionale prevede tappe alla cattedrale e alle varie dimore nobiliari, con una passeggiata che si snoda tra stradine e piazze pittoresche e un po’ decadenti e termina al bastione di Saint Remy. Difficile farsi largo nel quartiere nei giorni della settimana santa, coi suoi riti bizzarri e affascinanti che ci riportano indietro di secoli: ma mettersi da parte ammirando l’iconografia e i canti incomprensibili delle processioni non ha meno fascino dei bronzetti nuragici custoditi nel Museo Archeologico, arroccato sulla parte più alta di Castello. Chi dovesse avere un attacco di claustrofobia davanti a tutti quegli uomini incappucciati che emettono suoni carichi di “u” e “is” può sempre catapultarsi di nuovo nel prensente rifugiandosi nei numerosi spazi cittadini dedicati all’arte nell’accezione più sperimentale del termine (come l’Exma, il vecchio mattatoio cittadino).
Come per magia
Oppure godersi gli 8 chilometri di passeggiata – senza folla, garantito – della spiaggia del Poetto, una delle più belle dell’isola, o spingersi fino al parco di Molentargius-Saline, dove il must è noleggiare una bici con cui pedalare a fianco dei fenicotteri rosa in volo e ascoltare il loro canto. E non sono solo i fenicotteri a cantare, in questo angolo tutt’altro che chic della Sardegna: chi è disposto a percorrere i 20 chilometri che separano Cagliari da San Sperate, scoprirà che cantano anche le pietre, almeno quelle presenti al Museo all’aperto di Pinuccio Sciola. In questo paesaggio quasi onirico, infatti, le guide accompagnano i visitatori attraverso pietre megalitiche incastonate tra agrumi e ulivi, asini e cavalli, e insegnano ad ascoltarle come se fossero organi o arpe. È una specie di magia della terra quella che viene fuori, che fa venire voglia di scoprire gli altri luoghi remoti e selvaggi della zona. Come Capo Spartivento, dove l’impronta umana si registra solo nel faro che domina questo promontorio granitico e impervio. Dentro il faro, però, 4 suites promettono soggiorni di lusso a chi se li può permettere. C’era da immaginarlo: un po’ di Costa Smeralda è arrivata anche al sud.