Quello che le donne dicono

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25 Novembre 2021
Contro la violenza sulle donne e contro l’immagine del maschio incapace di controllarsi: l’invito alla ribellione che Fiorella Mannoia rivolge proprio agli uomini, insieme a noi il 25 novembre e oltre.

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di novembre 2021

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di Cecilia Morandi

 

Che Fiorella Mannoia fosse dalla parte delle donne era risaputo, ma che lo fosse anche da quella degli uomini, o almeno di alcuni di essi, potrebbe meravigliare solo chi non la conosce bene. Perché il femminismo che le sta a cuore non è mai stato a senso unico. «Non dobbiamo fare guerra agli uomini – esordisce nell’intervista –, ma al patriarcato, e in questo sono d’accordo con la giornalista Natalia Aspesi. I comportamenti violenti nei confronti delle donne e l’idea che siano considerate come una proprietà, come esseri fragili da proteggere, in ogni caso non alla pari dell’uomo, derivano da una concezione patriarcale, che dobbiamo combattere insieme agli uomini».

Non è la prima volta che li invita a reagire: con un tweet a settembre li esortava a non comportarsi come scimmie.
«Lo dico sempre anche dai palchi, quando canto le canzoni dedicate alle donne, invito gli uomini a essere femministi. Il femminismo non è una brutta parola, conosco tanti uomini che pensano e si comportano come noi. In realtà ho sempre pensato che sono loro a doversi ribellare a quest’immagine di maschio che non riesce a tenere a freno i propri istinti...».

...Invece di prendersela con le donne che vanno in giro in minigonna!
«Giustificando in questo modo l’aggressione. Se fossi un uomo, mi sentirei offeso di essere paragonato a un animale che non sa placare i suoi istinti, se vede una donna camminare per strada con le gambe in vista. Siamo, invece, esseri umani civili che vivono in una comunità».

Noi donne non abbiamo alcuna responsabilità?
«Mi sento di dire alle mamme: attenzione a come educate i figli maschi. Vedo che le mie amiche, anche le più emancipate, hanno comportamenti diversi rispetto ai figli a seconda del sesso. Il senso di protezione da parte delle mamme nei confronti dei figli maschi è pericoloso».

Perché?
«C’è il rischio che una volta diventati grandi ricerchino nelle donne una nuova mamma, cioè una persona che li accudisca, una sorta di stampella su cui appoggiarsi, ma non una persona alla pari. E poi le mamme non possono giustificare sempre e comunque i comportamenti e gli errori dei figli, perché una donna debole sarà sempre un cattivo esempio».

Quindi anche le donne devono cambiare mentalità?
«Sì, la questione non è semplice, dobbiamo riflettere e lavorare per cambiare comportamenti consolidati».

Ma sono le donne stesse, di tutte le età, che si mostrano “senza veli” sui social.
«Oggi tutto è pubblico sul web; penso però che ognuno possa gestire il proprio corpo come vuole. A tante donne piace mostrarsi, ma se è una loro iniziativa e non c’è imposizione da parte di altri, sei tu che decidi. A me interessa che le donne vengano rispettate sul posto di lavoro, che abbiano lo stesso stipendio degli uomini, che svolgano compiti della stessa importanza. E non è ancora così».

Correnti musicali di grande successo anche fra i giovanissimi contribuiscono a un’immagine degradante della donna. Perché voi artiste non prendete posizione?
«L’abbiamo fatto, ci siamo ribellate e abbiamo denunciato i testi che esaltano il denaro e la violenza. Ma penso che ci sia un solo luogo dove si può cambiare una società: la scuola. Dove si dovrebbero formare prima di tutto i cittadini attraverso la cultura, solo in un secondo momento dei lavoratori. Quando scuola e cultura vengono abbandonate, come purtroppo ha fatto la politica, prendono di nuovo forza gli istinti. E gli istinti non sono mai nobili».

A quando il concerto insieme a Emma, Elisa, Giorgia, Laura Pausini, Gianna Nannini, Alessandra Amoroso, contro la violenza sulle donne?
«Stiamo aspettando che il Covid-19 ci permetta di poter salire sul palco (il concerto è in programma all’Arena Campovolo di Reggio Emilia l’11 giugno 2022, ndr), ma nel frattempo abbiamo già donato una parte dei proventi alla Casa delle donne di Roma e ad altri centri antiviolenza».

 

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