«La violenza vissuta non si dimentica. E la mia l’ho raccontata, non senza fatica, in un libro, insieme a storie di donne incontrate durante la lotta contro la violenza di cui mi occupo da anni». Presenta così Maria Grazia Cucinotta il saggio Vite senza paura, edito da Mondadori, i cui proventi serviranno per un fondo che supporti le donne che vivono o hanno vissuto il terribile dramma della violenza (il libro, uscito per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, viene riproposto in occasione della Festa della donna). E l’attrice siciliana, lanciata giovanissima dal film Il postino di Massimo Troisi, nelle sue pagine ha messo a nudo anche i suoi sentimenti, in un racconto lucido e dettagliato sulla violenza, subita in prima persona. Una violenza che l’attrice non ha mai dimenticato tanto da fondare nel 2019 la onlus Vite senza paura per aiutare chi da sola non ce la fa.
Quando è accaduto?
«Avevo solo vent’anni quando un pomeriggio a Parigi, dove lavoravo come modella, fui aggredita da un uomo sul pianerottolo di casa. Riuscii a salvarmi e denunciai tutto alla polizia. Ma proprio in questura, dove pensavo di trovare aiuto, mi dissero invece che la causa di tutto era la mia avvenenza ».
Dal punto di vista psicologico quanto costa rivivere in un libro momenti di vita così dolorosi?
«Non è mai semplice parlare di certi argomenti. Per questo, quando sento storie di donne che ogni giorno anche fra le mura di casa trovano i loro aguzzini, mi immedesimo totalmente in quel dolore».
Essere donna oggi: un compito ancora molto difficile.
«È meraviglioso essere donna e sono felice di esserlo, ma non per questo devo sentirmi l’offerta sacrificale di uomini che non si sono evoluti. A volte leggo dei commenti sui femminicidi sempre a favore dell’uomo e mi fa male, molto male».
Recentemente la sua associazione Vite senza paura si è unita ad Artemisia onlus. Come mai?
«Maria Stella Giorlandino, proprietaria delle note cliniche Artemisia, ci ha offerto il call center gratuito 24 ore su 24 e l’assistenza continua alle donne che denunciano. Molto attiva poi è Solveig Cogliani, magistrata con cui ho creato la onlus. Vogliamo creare anche un albo nazionale per le associazioni che si occupano di violenza sessuale e di genere, chiedendo al Governo di creare dei posti di lavoro per le vittime. Perché senza lavoro non c’è libertà».