Al cinema dal 24 al 26 febbraio scorso e in Tv su Rai1 il 24 marzo la fiction Permette? Alberto Sordi (regia di Luca Manfredi), girata in occasione del centenario della nascita del grande attore romano, ha messo in luce ancora una volta le doti di “camaleonte” di Edoardo Pesce – vincitore del Nastro d’argento e del David di Donatello come attore non protagonista del film Dogman di Matteo Garrone –, che nei panni dell’Albertone nazionale ha divertito, ma anche commosso, i fedelissimi di Sordi e chi dell’attore scomparso conosceva poco o niente.
Una scelta quanto mai indovinata quella di Pesce, che ha fatto rivivere in maniera straordinaria un giovane Alberto: la fiction, prodotta da Rai e Ocean productions, racconta Sordi nei suoi primi tentativi di attore, ma anche nella vita privata.
Quando Luca Manfredi le ha sottoposto il copione di Permette? Alberto Sordi chiedendole di trasformarsi nel grande attore romano che cosa ha pensato?
«Sono rimasto letteralmente senza parole. Mi sembrava un sogno, tanto che, pur di essere all’altezza del personaggio, mi sono sottoposto a una furiosa cura dimagrante».
Senza paura di non farcela e di giocarsi in un certo senso la carriera?
«Al contrario. Di paura ne ho avuta tanta. Il 15 giugno, compleanno di Sordi, sono anche andato a portare i fiori sulla sua tomba. Non l’ho mai conosciuto di persona, ma l’ho sempre amato moltissimo. E gli ho detto: “Albe’ aiutame tu, damme ’na mano a non fare figuracce!”».
In che cosa assomiglia all’uomo Sordi?
«Credo nella tenacia, nel fatto di non arrendersi mai davanti a niente. Nell’affrontare caparbiamente qualunque ostacolo per raggiungere l’obiettivo».
Le piace molto interpretare ruoli diversi tra loro?
«Sì, ma soprattutto mi entusiasma entrare nella vita dei personaggi, studiando la loro fragilità, i loro sentimenti, le loro paure».
Lei ha fatto anche parte come cantante dell’Orchestraccia, il collettivo folk rock romano. Perché poi ha lasciato?
«Per questione di tempo, anche se un po’ mi dispiace e non è detto che prima o poi non ritorni sui miei passi».
Alberto Sordi ha sempre detto di amare la cucina semplice, come gli spaghetti del film Un americano a Roma, e di avere con il cibo un rapporto “amichevole”. Anche per Edoardo Pesce è così?
«Sono romano da più generazioni, mi piacciono i cibi caserecci e adoro le trattorie di Trastevere, dove si mangia cantando le canzoni popolari, quelle della Roma della mia infanzia».