Sono una nonna, prima di ogni altra cosa: sono una nonna dei miei nipoti adorati. Oggi in particolare mi rivolgo a tutti come dei nonni ideali: tutti noi raccontiamo la nostra storia. La nostra è una vita di esperienza, un insegnamento, una salvaguardia per il futuro. Non tutti i nonni hanno avuto un’infanzia felice. Molti hanno attraversato la guerra, sacrifici, lutti.
Alcuni hanno avuto un’infanzia felice, sono stati amati, benvoluti.
Altri no: per altri a volte la vita ha riservato dei momenti tragici. Ma bisogna essere forti, bisogna tramandare ai nostri nipoti una storia di forza, di speranza, mai di odio, mai di violenza. Bisogna dare loro una visione d’amore che noi proviamo per loro e che loro proveranno un giorno per i loro figli e nipoti.
Anche quando si diventa così vecchi, ognuno di noi resta un po’ quel bambino che è stato, amato, voluto o infelice, messo da parte. Io sono stata amata moltissimo in famiglia, ma sono stata esclusa dalla società del tempo, quando vivevo a Milano.
Per la colpa di essere nata ebrea, sono stata espulsa dalla scuola. Quella parola “espulsa”, che risuonava allora gravissima, mi ha segnato per sempre. La prima espulsione mi ha fatto capire l’indifferenza di quelli intorno a me che non notavano che non andavo più a scuola. Messa da parte, non più invitata, ne ho risentito e ne risento anche oggi.
Poi è arrivato un periodo di grande tristezza, fatica e violenza verso la diversità. Sono stata perseguitata per questo. È iniziata tutta quella triste storia che è stato il seguito delle leggi razziali e dell’odio, la deportazione di tanti cittadini italiani di religione ebraica.
Tra i sommersi e i salvati, è stata una grande fatica decidere e cercare di farcela, cercare di salvarsi comunque da quell’odio, da quella violenza. In un solo modo ci si può riuscire: tornando ad amare, ad essere amati. Questa per fortuna è stata la mia storia: quella di una donna che, dopo tanti dolori, lutti ed esclusioni, ha trovato la grande salvezza nell’amore. Che ha potuto diventare mamma e poi nonna e soprattutto una donna libera, una donna di pace, come sono ancora oggi
Una vecchia ragazza che ha visto l’indicibile
Liliana Segre, senatrice a vita, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana. Nata a Milano nel 1930, nel 1938, vittima delle leggi razziali fasciste, fu costretta ad abbandonare la scuola elementare. Nel 1944 fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz- Birkenau con il padre e i nonni paterni, che qui morirono. È una dei 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani sotto i 14 i anni che furono deportati a Auschwitz; 75190 è il numero tatuato sul suo braccio. Il 19 gennaio 2018, anno in cui ricadeva l’80º anniversario delle leggi razziali fasciste, è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”. Liliana Segre ha proposto l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza che è stata approvata dal Senato lo scorso 30 ottobre. Per le tante minacce ricevute nelle ultime settimane le è stata assegnata una scorta.