Mare dentro

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1 Giugno 2024
Piante marine essenziali per produrre ossigeno, preservare la biodiversità e tutelare le spiagge. Ecco perché le posidonie vengono chiamate i polmoni del Mediterraneo e a loro Coop e LifeGate dedicano un progetto per “riforestare”, ma anche tutelare e monitorare lungo le coste italiane, dalla Liguria alla Puglia, passando per la Toscana, alcuni tratti di posidonieti. Viaggio nella Foresta Blu

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di giugno 2024

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È una pianta superiore, e non un’alga, che vive in mare. Ha radici, fusto, fiori, frutti, e le sue foglie lunghe e sottilissime creano praterie sottomarine dove l’acqua si riempie d’ossigeno, i pesci si corteggiano, vivono microscopici animali acquatici, le onde e le correnti rallentano. Che cos’è? Non molti la conoscono, anche se spesso a fine estate, nelle spiagge dove l’acqua è più pulita, ci è capitato di vederne le foglie secche appallottolate sul bagnasciuga: è la posidonia oceanica, una delle abitanti più umili e preziose del nostro mare.

I polmoni del Mediterraneo
Le distese di posidonia si chiamano posidonieti e sono così importanti per il nostro ecosistema da essere stati definiti i polmoni del Mediterraneo: assorbono il doppio dell’anidride carbonica rispetto alle foreste; producono ossigeno, visto che ogni metro quadrato di prateria marina ne rilascia da 14 a 16 litri al giorno; favoriscono la biodiversità animale, ospitando centinaia di altri organismi; stabilizzano i fondali sabbiosi e riducono l’erosione delle coste, limitando l’impatto sulle spiagge del moto ondoso. Un toccasana, dunque, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, da conoscere e preservare al pari dei boschi sulla terra. Eppure, pur essendo protetti e classificati come habitat prioritari, nei decenni scorsi i posidonieti hanno iniziato a regredire in molti punti del Mediterraneo: si stima che negli ultimi 50 anni la loro superficie sia diminuita di oltre il 30%. Le principali minacce alla salute delle posidonie sono le attività umane come l’utilizzo delle reti a strascico, gli ancoraggi selvaggi delle imbarcazioni, l’inquinamento da idrocarburi e le sostanze chimiche riversate in mare, che rendono le acque più calde e torbide e si aggiungono agli effetti del cambiamento climatico. Se, per arginare la crisi del clima occorre piantare miliardi di alberi, come invoca il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, perché non fare lo stesso in mare, proteggendo e ripristinando le foreste blu?


 

(foto Emilio Mancuso)

Nel blu dipinto di blu
A sollevare il tema, riforestare, tutelare e monitorare le posidonie punta ora il progetto Foresta Blu di Coop e LifeGate, punto di riferimento in Italia per l’informazione, la consulenza e la formazione sulla sostenibilità. Nuova tappa delle attività per far respirare la Terra lanciate nel 2021 da Coop con la piantumazione di 10mila alberi in diverse città italiane e seguito ideale della campagna Un mare di idee per le nostre acque, con la quale le Cooperative di Consumatori hanno installato decine di seabin, i cestini mangia-plastica, nei mari italiani. Ora si parte con la riforestazione di 200 metri quadrati di posidonia oceanica nell’area marina protetta dell’Isola di Bergeggi, sulla costa ligure vicino Savona, con la collaborazione dell’Università di Genova e dell’Issd (International School for Scientific Diving), associazione no profit che è anche la prima scuola italiana di formazione di ricercatori scientifici subacquei. Un gruppo di esperti che, con pinne e bombole, nei prossimi mesi si trasformeranno in giardinieri del mare. «Per riforestare la posidonia oceanica – afferma Stefano Acunto, direttore dell’Issd , che guiderà la spedizione – abbiamo messo a punto una tecnica di cui andiamo orgogliosi e che sta dando buoni risultati anche su vasta scala. Si posizionano sul fondale biostuoie in fibra di cocco, stese sotto una rete metallica che le tiene ben salde e fissate al fondale. Sulla fibra si inseriscono quindi le talee di posidonia che, radicando, ancorano le piante al substrato». Questa tecnica, sottolinea LifeGate, ha finora consentito un successo di attecchimento maggiore della media degli altri interventi fatti in Italia: tra il 50 e il 70%.

Di sana pianta
Dopo la piantumazione sarà l’Università di Genova a monitorare nel tempo la ripresa delle nuove piante, protagoniste di un ciclo di vita segreto e affascinante: «Man mano che le talee attecchiscono e crescono – aggiunge Acunto –, la struttura viene colonizzata da organismi vegetali e animali. I primi anni di vita del nuovo posidonieto sono i più delicati. La posidonia cresce tutto l’anno: da dicembre ci sono le foglie giovani e intermedie, che in primavera-estate arrivano a piena maturazione raggiungendo anche un metro e mezzo di lunghezza, mentre in autunno la pianta perde le foglie, che in parte arrivano ormai secche sulle spiagge. Paragonate alle foreste terrestri, le praterie di posidonia hanno “prestazioni ambientali” perfino migliori e supportano la qualità dell’atmosfera: il suo fusto, il rizoma, trattiene il carbonio per ettari di superficie sottomarina, e la pianta cresce anche in verticale, così le foglie trattengono e producono maggiore sedimentazione ». Il suo segreto si chiama matte: terrazze o isolotti fatti di rizomi, radici e sedimento che riescono a stoccare e seppellire in mare il carbonio. La tappa successiva di Foresta Blu sarà, da settembre, nell’arcipelago toscano, sulle coste dell’Isola d’Elba: aree marine non protette dove sono possibili ancoraggio e pesca a strascico, arcinemici della nostra preziosa piantina. Qui si punterà a individuare le praterie sottomarine in regressione, dove collocare almeno i cosiddetti campi boa, per offrire ai natanti ancoraggi sicuri senza intaccare i fondali. Il primo passo per dare una chance al posidonieto di “guarire”, a cui seguirà la riforestazione di altri 100 metri quadrati di foresta blu dell’Isola.

A vele spiegate
Diversa la situazione sull’altra sponda della penisola, dove le praterie di posidonia sono localizzate soprattutto in Puglia. Qui Coop attiverà a breve un progetto specifico, al quale parteciperanno anche alcuni ricercatori dell’Università di Bari, sul monitoraggio di alcune aree in cui, nella regione, i posidonieti vanno regredendo e richiedono urgenti misure di tutela. Per proteggere e fare crescere nuove foreste blu, il progetto mira anche a sensibilizzare i soci Coop e tutti i cittadini sul tema, per conoscere e rispettare la biodiversità marina proprio a partire dalla tutela della posidonia. E tutti possono fare la loro parte: dall’8 giugno, in occasione della Giornata mondiale degli oceani, fino all’8 settembre, nei negozi saranno in vendita piantine di sansevieria e 1 euro per ogni piantina sarà destinato al progetto. Intanto, a veleggiare in nome delle foreste blu sarà anche la Anywave, la barca sostenuta da Coop che farà tappa in regata a Napoli, Livorno, Genova, Ancona, Trieste, Venezia e Brindisi come testimone di buone pratiche ambientali. La Anywave diventerà luogo di incontro e di racconto della biodiversità marina: durante e dopo le regate, scienziati, biologi marini, sportivi, amministratori locali e attivisti saliranno a bordo per raccontare il loro mare, anche con riprese video e foto che alimenteranno l’attenzione sul tema.

Ecosistema di valori
A settembre a salpare sulla Anywave, per un’uscita didattica nella zona del Conero, saranno anche 10 ragazzi tra quelli che da aprile sono impegnati nel progetto Sea Explorers (di cui vi torniamo a parlare, dopo  Il respiro del mare di Nuovo Consumo di maggio, in Giovani esploratori crescono), organizzato da Coop con l’European Institute of Innovation for Sustainability (EIIS), istituto che si occupa di educazione, formazione e innovazione in sostenibilità. L’idea di fondo dell’iniziativa – come spiega Alberto Pratesi, fondatore e presidente di EIIS – nasce dal desiderio di formare giovani consapevoli, che magari accompagnino altre persone in acqua a osservare la flora e la fauna marina e spieghino loro quali sono le specie più importanti per l’ecosistema, quelle minacciate e perché. Un po’ come gettare un seme per generare consapevolezza: «Sarebbe importante che tutti noi recuperassimo quel “minimo sindacale” di conoscenze sulla biodiversità – conclude Pratesi – necessarie per ritenerci cittadini consapevoli del valore ambientale del nostro mare».

Protezione marina.
Consigli pratici per non inquinare e per proteggere le posidonie. Perché la cura del mare è fatta anche di piccoli gesti

Ogni anno, secondo Legambiente, finiscono in mare tra gli 8 e i 12 milioni di tonnellate di rifiuti: un fiume di immondizia che inizia a casa nostra e che ha pesanti conseguenze sulla salute del mare e dei suoi abitanti.

Cosa possiamo fare per evitare di contribuire all’inquinamento e per tutelare le posidonie? Ecco alcuni consigli pratici.

  • Quando sei in barca cerca di evitare l’ancoraggio su praterie di posidonia, per non danneggiare porzioni di prateria marina.
  • In spiaggia non abbandonare piatti, bottiglie e bicchieri di plastica, lattine e altri rifiuti, che finirebbero direttamente in mare, e non portare via sassi e conchiglie.
  • Scegli prodotti solari che non contengano filtri inquinanti.
  • Riduci i tuoi rifiuti e fai la raccolta differenziata: riciclare più materiali diminuisce la loro dispersione nell’ambiente.
  • Non gettare nessun rifiuto nel wc: bastoncini per le orecchie, assorbenti, medicinali, mozziconi di sigaretta, prodotti chimici rischiano di finire, con gli scarichi, nei corsi d’acqua e in mare.
  • Usa buste riutilizzabili e compostabili per la spesa e non abbandonare mai sacchetti di plastica nell’ambiente.
  • Non gettare rifiuti in strada e nei tombini: come per i gabinetti, piccoli rifiuti e mozziconi di sigaretta, trasportati dalle fognature, potrebbero finire direttamente in mare.
  • Per l’orto e il giardino non abusare di fertilizzanti o pesticidi, soprattutto se vivi vicino al mare o a un corso d’acqua.

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