Nessuno di noi va al supermercato a comprare un chilo di rame, che comunque gli costerebbe oltre 7 euro, eppure il rame è tutto intorno a noi. Noto, usato e commerciato fin da tempi antichissimi, è il metallo con cui sono fatti i fili elettrici, gli avvolgimenti dei motori elettrici, è impiegato per produrre molti tubi resistenti alla corrosione, per la fabbricazione di innumerevoli oggetti di largo consumo, anche se non lo vediamo.
È il terzo metallo più usato al mondo, dopo il ferro e l’alluminio, e la sua richiesta, oggi di oltre 24 milioni di tonnellate all’anno nel mondo, sta aumentando. Impiegato nelle batterie a ioni di litio, la cui produzione sta crescendo, è utilizzato anche negli scaldacqua solari. Il rame si trova in natura sotto forma di solfuri (principalmente calcopirite) da cui viene prodotto con un lungo processo.
La roccia, in genere contenente poche unità percento di rame, viene sottoposta a un “arricchimento” in modo da separare il minerale di rame che viene poi trattato ad alta temperatura. Il solfuro di rame si trasforma in ossido liberando acido solforico che trova impiego nello stesso processo e nell’industria chimica. Dopo altri trattamenti l’ossido di rame, disciolto in acido solforico, viene sottoposto ad elettrolisi e il rame va a depositarsi in forma molto pura nel catodo. Le leghe di rame e stagno, con altri metalli, prendono il nome di bronzi.
I principali produttori mondiali di minerale sono il Cile, il Perù, gli Stati Uniti e la Cina. Il rame viene poi trattato sul posto o viene esportato. Dai catodi si ottengono i semilavorati. Uno stabilimento del genere ha operato per molto tempo a Fornaci di Barga, ora in declino.
*professore emerito di merceologia Università di Bari