Mozzafiato, storico, commovente, talvolta anche brutto. Perché quando si parla di paesaggio non basta richiamare belvedere, panorami naturali o scorci storici che hanno reso famoso il Belpaese nel mondo? «Declinabile in mille modi il termine paesaggio oggi assume una valenza più ampia che, con riferimento alla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, si estende a tutto il territorio», afferma Fausto Ferruzza, responsabile nazionale per il paesaggio di Legambiente
In armonia
Ecco allora che dalle “bellezze naturali e artistiche”, oggetto della prima legge di tutela del paesaggio voluta nel 1922 da Benedetto Croce e poi riconfermata tra i principi fondamentali della Costituzione italiana (art. 9, comma 2, “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”), si è arrivati nel 2016 all’istituzione della Giornata nazionale del paesaggio (il 14 marzo) affinché la difesa del paesaggio, nonché lo studio della sua memoria, rientrino tra i valori nazionali indiscussi.«Il paesaggio, in quanto aspetto fenomenico di un territorio, è patrimonio di ogni cittadino, ne rivela l’identità collettiva, ne conserva e racconta la storia», ricorda i motivi per celebrarlo Ferruzza. Così da bene solo da ammirare con gli occhi (ed è già molto), il paesaggio si trasforma in un’eredità comune da abitare, difendere ma anche rendere migliore. «Inteso come fotografia dinamica del lavoro incessante dell’uomo sull’ambiente circostante, il paesaggio altro non è che il risultato dell’interazione tra la natura e i suoi abitanti: se è stata ed è armonica dà forma a paesaggi incantati come il Chianti», continua Ferruzza che è anche presidente di Legambiente Toscana.
Luogo comune
In quanto espressione del territorio in evoluzione, dunque, i paesaggi si possono classificare in eccezionali – i più famosi, che non hanno bisogno di grandi difese –, quotidiani – quelli che appartengono alla vita d’ogni giorno di ciascuno – e aree grigie o degradate. Soprattutto in quest’ultimo caso diventa essenziale capire come si è arrivati a quel tipo di paesaggio per poterlo riparare, ripristinare, ri-trasformare in qualcosa di più armonico e sostenibile. «Per capire un territorio – suggerisce Ferruzza in occasione della Giornata nazionale del paesaggio – bisogna usare la testa e dunque lo studio, il cuore o meglio la sensibilità personale, ma anche gli scarponi perché non si può comprendere un luogo se non lo si vive fisicamente». Consigli che l’esponente di Legambiente rivolge a tutti in nome del valore sociale dei vari paesaggi, capaci di diventare un forte collante del patto tra cittadini. Un appello speciale Ferruzza lo riserva poi alla scuola «che potrebbe contribuire alla creazione di una più diffusa cultura in questo ambito magari insegnando insieme alla storia dell’arte anche la storia del paesaggio». Così facendo sarà più facile, soprattutto per le generazioni future, mettersi “in ascolto” dei luoghi nei quali vivono: territori che spesso ci parlano comunicando ciò che possono o non possono sostenere.
Basta tenere le orecchie e gli occhi ben aperti.