È il più camaleontico fra gli attori del nostro cinema. Classe 1963, romano doc, Marco Giallini è uomo di talento ma anche di grande coraggio. Un sentimento a cui ha dovuto fare appello quando, nel 2011, la moglie Loredana se n’è andata all’improvviso a causa di un’emorragia cerebrale. Una moglie, una consigliera, un’amica, con cui Giallini era praticamente cresciuto e la cui perdita lo ha segnato per sempre. «Certi dolori non ci abbandonano più – dice l’attore – anche se poi la vita continua e ti costringe a fare delle scelte».
Marito esemplare, padre affettuoso, bravissimo attore. Chi è esattamente Marco Giallini?
«Una persona buona che ha avuto momenti molto brutti, ma ha saputo superarli grazie anche alle sue origini».
Di cui parla sempre con orgoglio.
«Adesso sì, ma un tempo me ne vergognavo... Mio padre aveva le mani callose, faceva il muratore ed è morto di fatica. E anche io ho fatto l’imbianchino, ho portato il camion delle bibite, sono stato per anni operaio. Credo che questo faccia la differenza: quando si hanno certi trascorsi si impara a dare il giusto peso alle cose».
Cosa dicono i suoi figli del fatto di avere un papà famoso?
«Sanno che il mio è stato un percorso difficile e hanno i piedi ben piantati per terra. Da quando la loro mamma se ne è andata sono molto uniti e mi fanno sentire ogni giorno il loro affetto».
Portare avanti la famiglia da solo è un grande impegno.
«Ho sempre aiutato Loredana nelle faccende di casa: quando Rocco e Diego erano piccoli cambiavo i pannolini e mi occupavo di tutte le loro esigenze; poi preparavo anche da mangiare e pulivo casa».
Non si sentiva sminuito in tutto questo?
«Per niente. A me piace essere uomo e vedere le donne che sono donne, ma da lì a pretendere che facciano tutto da sole ce ne corre». Gli amici dicono che lei è anche un bravo cuoco.
Vero o falso?
«Sono appassionato di cucina e spesso mi diverto a fare la spesa al mercato o nei grandi magazzini. Preparo anche piatti elaborati, ma per essere un bravo chef devo fare ancora molta strada».
Frequenta i social?
«No. Non posso parlare con gente che non conosco e men che meno interagire con un computer. Ma non mi piace neppure sapere i fatti degli altri o raccontare agli estranei i miei».
Cosa si aspetta dal futuro Marco Giallini?
«Un po’ di serenità, la salute, il lavoro. E naturalmente la gioia di vedere crescere bene i miei due figli».