Tutto cinema e famiglia

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14 Giugno 2017
Fa la spesa, cucina, accompagna il figlio a scuola. Michele Placido, un tranquillo uomo di casa... o quasi.
di Maria Antonietta Schiavina

Michele Placido71 anni e non sentirli. Progetti a catena e un numero indescrivibile di film come attore, dodici da regista, un Orso d’argento a Berlino, quattro David di Donatello, un lungometraggio 7 minuti – trasposizione cinematografica di un testo teatrale che dà la parola alle operaie – presentato con successo alla Festa del cinema di Roma 2016...
Michele Placido, cinque figli (fra cui Brenno e Violante che hanno seguito la strada di papà), una moglie giovanissima – l’attrice Federica Vincenti, che lavora con lui e che undici anni fa lo ha reso padre di Gabriele – non ha nessuna intenzione di tirare i remi in barca.

Ma ha dato una linea più ordinata alla sua vita. Grazie a Federica e alla serenità che ha raggiunto insieme a lei.
«Da quando l’ho conosciuta ho smesso di fumare. Dormo 7-8 ore per notte, tutte le mattine accompagno mio figlio Gabriele a scuola e poi faccio lunghe camminate in una Roma che a quell’ora è ancora tranquilla».
Una vita casalinga. Tutto il contrario di quella che conduceva prima. Non ci dica che va anche a fare la spesa...
«Ci vado e con piacere, sia nei grandi magazzini che al mercato, dove mi diverto moltissimo a girare per le bancarelle per scegliere con calma la verdura e la frutta di stagione».
E in cucina come se la cava?
«Bene direi. Mi piace stare ai fornelli, ma anche a tavola. Una volta al giorno mangio un piatto di pasta e la domenica, quando posso, mi concedo una sfiziosità pugliese. Per ritrovare i sapori della mia terra».
Parliamo di donne, sempre presenti nella sua vita. Ce n’è una a cui si sente di dovere gratitudine?
«La mia insegnante delle elementari che, siccome ero un bambino agitato, per punizione mi obbligava a imparare le poesie del Pascoli a memoria. Il suo, che allora mi sembrava un castigo, si è rivelato poi un insegnamento, con delusione di mio padre che avrebbe voluto che studiassi da geometra come lui e non che diventassi un artista».
Lei ha avuto cinque figli da tre donne diverse. Ma che padre è?
«La famiglia per me è terapeutica, anche se la mia non è semplice. Quasi tutti i fine settimana li passiamo insieme: si litiga, si discute, si parla, si esternano i problemi, cercando, quando si può, anche di risolverli».
Che ricordo vorrebbe lasciare di sé ai suoi figli?
«Quello di un uomo con le sue debolezze e fragilità. Un individualista, sempre proteso però verso i propri affetti».