Le nostre case sono dei colabrodo energetici. O perché antiche o perché mal costruite negli anni del boom economico, quando il gasolio te lo tiravano dietro e bastava mettere una caldaia più grande per compensare le perdite da muri mal isolati e serramenti pieni di spifferi. Oggi questa situazione non è più sostenibile, sia per i costi energetici sempre più elevati sia per l’impatto ambientale prodotto dai combustibili. È dall’inizio degli anni Duemila che si è fatta strada una cultura del risanamento energetico, grazie a innovazione tecnologica e soluzioni come la casa passiva, edifici a energia quasi zero (NZEB, Near Zero Energy Buildings) e protocolli di certificazione come Casa Clima, Itaca, o lo svizzero Minergie. Per spingere in questa direzione sono stati introdotti gli ecobonus fiscali, che dal 65% sono passati all’attuale superecobonus del 110%.
Sono incentivi che richiedono una non semplice trafila burocratica, come sempre accade in Italia, ma se ben utilizzati possono farci risparmiare fino al 90% dei costi di riscaldamento e raffrescamento, riducendo le emissioni di CO2 che alterano il clima e altri veleni che danneggiano la salute. In splendido isolamento I tanti motivi per cui è essenziale il risanamento energetico delle nostre case.
Ma da dove iniziare? Credo che il risanamento energetico delle abitazioni sia uno dei più importanti obiettivi della società: ci rende tutti più forti rispetto a futuri aumenti dei costi dell’energia, riduce la dipendenza dall’estero delle importazioni di gas e petrolio, migliora la qualità dell’ambiente, produce tanto lavoro virtuoso, per industrie e artigiani, lavoro che non può essere trasferito all’estero perché le case sono qui. In sintesi, le operazioni per riqualificare gli edifici sono: il cappotto isolante sui muri esterni, i pavimenti e il tetto (superfici opache), i serramenti con vetri doppi o tripli e guarnizioni stagne, i sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC) – importanti per aerare gli ambienti senza sprecare energia –, i pannelli solari fotovoltaici con eventuali batterie di accumulo, i collettori solari termici per la produzione d’acqua calda sanitaria e l’integrazione al riscaldamento, le pompe di calore per riscaldare d’inverno e raffreddare d’estate.
Da dove iniziare? Mai dall’apparecchiatura o dal materiale, ma dal progetto. Ogni casa richiede prima di tutto una diagnosi energetica sulla quale si progettano gli interventi su misura, gli spessori e i tipi di isolanti e si quantificano le necessità energetiche. Occorrono professionisti preparati, architetti e ingegneri esperti in bioedilizia, e non bisogna avere timore di spendere per questa fase così determinante: anche i costi progettuali sono detraibili dall’ecobonus, mentre il faida- te approssimativo rischia di provocare errori irreversibili. Insomma, prima si deve decidere dove andare, dopo si sceglierà con quale mezzo.