In Italia il settore dei trasporti produce il 24% delle emissioni dannose al clima. E produce pure il 56% degli ossidi di azoto e il 13% delle polveri sottili tossiche per la salute. Ed è l’unico settore che negli ultimi decenni non ha visto significativi miglioramenti. Dunque agire sulla mobilità è un buon modo per diventare più sostenibili. Da cinquant’anni a questa parte il mantra per ridurre traffico e inquinamento è “prendete i mezzi pubblici”, al quale si è in genere obiettato: “se fossero efficienti li prenderemmo, ma non lo sono e quindi continuiamo a usare l’auto”. In realtà, se andiamo a vedere un paese dai trasporti pubblici capillari ed efficienti come la Svizzera, scopriamo che questa non è stata una condizione sufficiente a far diminuire le automobili sulle strade: i dati 2017 dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale mostrano che le auto private sono ancora responsabili del 57% dei costi ambientali e sanitari connessi ai trasporti. Se aggiungiamo anche l’inquinante trasporto aereo si arriva a quasi il 70%. Perciò, se si vuole incidere sulla qualità dell’ambiente e della salute, bisogna ridurre queste due modalità di frenetico movimento.
Per quanto riguarda l’aereo, il confinamento sanitario dovuto al coronavirus ha mostrato che la maggior parte dei voli turistici e professionali erano superflui e sono stati facilmente sostituiti da teleconferenze e mete turistiche domestiche. L’esplosione recente dei voli low cost era gonfiata dalla mancanza di tassazione ambientale e ha fatto presa come moda di consumo esotico, sgonfiatasi alla prima difficoltà. Sarebbe opportuno ripensare il traffico aereo non come mezzo banale per andare a vedere le vetrine oltreoceano, ma attribuendogli i reali costi ambientali associati alle elevate emissioni per chilometro percorso e per passeggero trasportato. Così si volerebbe solo per motivi validi e non “perché costa poco”.
Invece sul traffico automobilistico i criteri di sostenibilità sono vari – dalla scelta di auto piccole con bassi consumi invece di voraci suv alla sostituzione del parco circolante con veicoli elettrici –, ma il principio di base è quello di evitare il viaggio all’origine, anche se potenzialmente sostituibile dal mezzo pubblico. Quest’opzione è anch’essa emersa con la crisi Covid-19, che ha improvvisamente forzato l’introduzione del telelavoro, le cui basi tecnologiche erano pronte da tempo ma stentava a diffondersi per motivi culturali.
Oggi milioni di persone e di aziende utilizzano il lavoro a distanza attraverso un computer e una connessione di rete, eliminando di colpo milioni di automobili che ogni mattina e ogni sera intasano i centri urbani.
Ecco come si è avuto un immediato e concreto abbattimento dell’inquinamento: lasciando l’auto in garage. Se sapremo mantenere il telelavoro come cambiamento strutturale, una buona parte dell’inquinamento da trasporti sarà eliminato senza bisogno di essere sostituito da mezzi pubblici.
Il viaggio più pulito è quello evitato.