Profilo d’alluminio

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Pratico, versatile, poco costoso. L’uso corretto dell’alluminio per conservare gli alimenti.
di Ersilia Troiano

Vaschette, teglie e contenitori, fogli e rotoli di alluminio.
Per cucinare o conservare gli alimenti se ne trovano in commercio di ogni forma e dimensione. Di basso costo, facile e comodo da usare, l’alluminio – impropriamente chiamato anche carta stagnola o carta argentata – è uno tra i materiali più impiegati in cucina, proprio perché versatile e ottimo conduttore di calore. Però in questi ultimi tempi si è tornato a discutere, in particolare in rete e sui social network, della sua presunta pericolosità.
Cavallo di battaglia dei contrari all’alluminio è la sua possibile migrazione da utensili o materiali gli alimenti e, dunque, la sua possibile assunzione ad effetto tossico. Il fenomeno delle cessioni dei cosiddetti Moca (materiali a contatto con gli alimenti), in realtà, è sotto la costante attenzione delle autorità sanitarie e del mondo scientifico, studiato e regolamentato da diversi anni.

E allora largo all’alluminio in cucina? Senz’ombra di dubbio utensili e materiali di alluminio per conservare gli alimenti non rappresentano un rischio per la salute. Sin dal 2007, infatti, il Ministero della Salute ha stabilito le norme da seguire per la produzione di materiali a base di alluminio e l’unica, reale, condizione che può determinarne una migrazione negli alimenti è il contatto con sostanze molto acide (come limone, aceto o pomodoro) o molto salate (come le salamoie), a temperatura ambiente e per tempi superiori alle 24 ore. È inoltre stato dimostrato che, pur a contatto con questi alimenti, la quantità di alluminio che migra in un tempo inferiore a 24 ore è bassissima e che la migrazione si arresta a temperature di refrigerazione o congelamento. In ogni caso la normativa in vigore definisce tutte le condizioni di sicurezza d’uso, che devono essere chiaramente specificate sulle etichette dei prodotti a base di alluminio per uso alimentare, in particolare che non è idoneo al contatto con alimenti fortemente acidi o salati. Rischio zero, a qualsiasi temperatura e per tempi di contatto prolungato, per i cosiddetti alimenti a basso potere estrattivo: caffè, spezie e aromi, cereali e derivati (come i prodotti da forno), legumi, funghi e altri ortaggi essiccati e frutta secca.

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