Ci si para davanti un paesaggio più unico che raro, fatto di boschi di macchia mediterranea, aree assolate ombreggiate da cipressi e sughere, castagneti secolari che si allungano verso il Monte Amiata. Qui, tra mare e monti, nella piana solcata dal fiume Ombrone, cuore della Maremma toscana, nascono e crescono i circa 2mila capi di bestiame allevati allo stato brado ogni anno dall’azienda agricola Podere dei Fiori: I Terzi d’Ombrone (www.poderedeifiori.it) che produce il bovino di Maremma Fior fiore Coop.
Carne d’eccellenza che testimonia quanto le virtù di un prodotto siano strettamente correlate al luogo d’origine. «Un territorio così bello come la Maremma grossetana non può che produrre alimenti di eccellente qualità – afferma con orgoglio l’amministratore Romano Vigna mostrando paesaggio e animali allevati qui –. I nostri animali nascono, sono svezzati, ingrassati e macellati in Maremma.
Anche i fieni, le paglie e buona parte dei cereali con i quali vengono alimentati sono reperiti direttamente sul territorio. In questo modo riusciamo a garantire il migliore benessere possibile ai nostri animali, con un ritorno di alta qualità sul prodotto finale».
Filiera cortissima dunque che non va solo a vantaggio degli animali, ma significa anche tutela e protezione dell’ambiente circostante.
«Allevamenti come il nostro richiedono attenzioni costanti verso il territorio che va curato e tenuto in ordine. Una sorveglianza continua che diventa spesso prevenzione, per esempio contro gli incendi», puntualizza Vigna.E poi il Podere dei Fiori dà lavoro agli abitanti del luogo: «Le nostre aziende impiegano 17 persone che vivono nei dintorni di Paganico – Vigna ci spiega la scelta di puntare su manodopera locale e giovane –. Formare ragazzi del posto è l’unica speranza per continuare a offrire in futuro un prodotto locale di pregio, capace di differenziarsi dalle carni standardizzate». Un avvenire avvolto dalla foschia dell’incertezza economica che si addensa minacciosa anche sulla bellissima Maremma.
«Acquistare prodotti locali oggi significa non solo mangiare cibo più buono, sano e rispettoso della natura – conclude Vigna –, ma anche investire sul proprio territorio che può trovare nel consumatore locale il suo più efficace sostenitore». Guardandosi intorno non si fa fatica a crederlo.