Di preciso

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11 Aprile 2018
Sembra troppa ma serve. La precisione nel misurare il tempo ora più che mai al nostro servizio.
di Patrice Poinsotte

18 cifre dopo la virgola. Ecco l’incredibile precisione con la quale oggi gli scienziati scandiscono il tempo. Un livello di accuratezza da capogiro, tanto da consentire uno spostamento continuo del tempo di un secondo su una durata pari all’età dell’universo. Ciò grazie a un elemento centrale della scienza: la luce. Già decisiva nel 1905 con la nascita della relatività ristretta (Albert Einstein) e determinante nella recente rilevazione sulla Terra delle onde gravitazionali, le rughe dello spazio-tempo intuite dallo stesso Einstein, l’integrità del flusso del tempo è la luce che ci aiuta ad assaporarla.

Come un decanter che permette al vino di aprirsi e di svelare al meglio il suo carattere, sembra che le onde elettromagnetiche ci concedano, allo stesso modo, di fare affiorare alla nostra percezione l’intimità del tempo. Prima con l’osservazione delle stelle per sincronizzare gli orologi meccanici, poi con quelli atomici grazie alle scoperte nel campo dell’ottica e della fotonica: di tutte le misure quella del tempo è sempre stata la più accurata. Fino a toccare oggi vertici di smisurata precisione tutti premiati da Nobel per la fisica: da Kastler nel 1966 a Cohen-Tannoudji nel 1997 fino a Haroche nel 2012. Mai siamo andati così a tempo. Perché lo scopo è solo la sincronizzazione dei 20 miliardi di oggetti connessi che avremo tra le mani nel 2020... Basta pensare, ad esempio, che un miliardesimo di secondo di tempo corrisponde per il GPS a un errore di posizionamento di 30 centimetri per rendersi conto dell’utilità di apparecchi che funzionano all’unisono.

Un grado di precisione forse esagerato per chi va in macchina da Milano a Roma, ma determinante quando si tratta di guidare un aereo ad appontare, di misurare lo spostamento delle masse continentali o l’evoluzione del livello degli oceani. Ragion per cui, in questa gara contro il tempo, scienziati e industriali concentrano i loro sforzi su un corpo del tutto particolare: il fotone. Il passato l’ha dimostrato, il futuro lo confermerà, forse: le misure ad alta precisione hanno un’anima ribelle, come la chitarra di Keith Richards, e a qualche rivoluzione portano sempre. Tecnologica o scientifica che sia.