Sono passati più di 10 anni da quando sono comparsi i primi bonus per l’efficienza energetica, nati nel 2007 e prorogati poi finanziaria dopo finanziaria non senza timore per le coperture economiche che non si trovavano mai. Allora un bilancio è d’obbligo alla luce anche delle novità introdotte quest’anno che riguardano da vicino le nostre case.
Certificazione di garanzia
Gli ecobonus hanno migliorato il nostro patrimonio edilizio, vecchio decrepito, ma che oggi, grazie alla certificazione energetica obbligatoria nelle compravendite, per il 23,5% è composto di abitazioni di classe alta o media (13,7% per le locazioni). Hanno fatto da volano alle imprese che operano per la riduzione dell’impatto ambientale e «hanno consentito la crescita culturale di tecnici e operatori del settore – precisa Domenico Prisinzano, ingegnere alla guida della task force Detrazioni fiscali e normativa per l’efficienza energetica dell’Enea –, dando lavoro localmente, cioè nei posti in cui sono stati eseguiti gli interventi». Anche i numeri testimoniano che di misure del genere c’è stato e ci sarà bisogno in futuro, pur con le correzioni del caso. Basti vedere che attraverso il portale dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile sono transitati in un decennio qualcosa come 18 miliardi e mezzo di euro di detrazioni Irpef o Irap su oltre 31 miliardi di euro di investimenti. Dunque una misura molto utilizzata dalle famiglie e che ha giovato all’ambiente, portando a fine 2016 a un risparmio annuo cumulato di circa 3.300 GWh (gigawattora). Ora, però, qualcosa cambia, nel senso che la legge di bilancio 2018 (27 dicembre 2017, n. 205) ha prorogato gli ecoincentivi introducendo molte novità. Nel 2018, innanzitutto, nasce l’ecobonus a detrazione variabile, con diverse aliquote che variano dal 50%, all’85%. A detta di alcuni, il Governo ha dato così una stretta ai rimborsi fiscali da cui sono usciti, come detto, parecchi soldi.
Al risparmio
Secondo altri, i risultati inferiori alle attese sul risparmio energetico hanno suggerito una strada nuova: misure più restrittive per stimolare un maggiore risparmio sugli interventi più amati dagli italiani, riguardanti le finestre (sostitu-zione di serramenti e schermature solari) e il riscaldamento (installazione di nuove caldaie a condensazione). Fatto sta che nella Legge di bilancio 2018 il bonus ristrutturazioni è rimasto uguale (50% di detrazioni sulle spese), ma l’ecobonus in alcuni casi è cambiato diventando a geometria variabile. Ovvero si è stabilito, ad esempio, che il beneficio fiscale scenda dal 65% al 50% eccetto i casi in cui si garantiscano – come vedremo – standard elevati di risparmio energetico.
In un linguaggio più comprensibile, si parla di “risparmio energetico qualificato”, che gode delle maggiori detrazioni, e di “risparmio energetico generico” che viene penalizzato con una percentuale inferiore. Ma vediamo qualche esempio. L’aliquota di detrazione sulle caldaie a condensazione di classe A si riduce al 50% (stesso beneficio fiscale della detrazione ordinaria sulle ristrutturazioni) ma se si installa, contemporaneamente, un dispositivo di controllo della temperatura, cioè un termostato evoluto, risale al 65%. Anche i pannelli solari per la produzione di acqua calda rientrano nei super ammortamenti (65%), a differenza dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica che rimangono confinati nell’alveo del 50%.
Sotto controllo
Le modifiche di quest’anno riguardano sia le singole unità immobiliari che i condomìni che hanno, però, tempo fino al 2021 per avvalersi del 65%. Nulla è cambiato, invece, per gli adempimenti richiesti per usufruire delle detrazioni, così come per il recupero della spesa che è ripartito in 10 rate annuali di pari importo, previo bonifico parlante sul portale dell’Enea. «Altre novità importanti – continua Prisinzano – riguardano la previsione previsione dei controlli a campione su tutti i tipi di interventi e significative modifiche sulla cessione del credito». Finora, infatti, l’Agenzia delle entrate faceva verifiche contabili, ma da quest’anno i controlli riguardano tutti. Quanto alla cessione del credito, tale formula viene estesa a tutti i contribuenti e riguarda tutti gli interventi, sia su parti comuni condominiali sia su singole unità immobiliari, per diffondere gli ecobonus anche tra le fasce meno abbienti della popolazione. Infine ecco spuntare un inedito bonus giardini, una piccola boccata di ossigeno per l’ambiente, ma che non passa attraverso il portale dell’Enea (vedi Spazio verde, a lato). Sul fronte delle detrazioni delle “ecospese” effettuate dal 1° gennaio al 31 dicembre di quest’anno che cosa comportano le novità? Secondo le analisi degli esperti il cittadino deve compiere scelte coerenti e precise e programmarsi prima se vuole ottimizzare al massimo il risultato. C’è poi il rischio di fraintendimenti sulle aliquote. «Qui occorre fare chiarezza – rimarca Prisinzano – e dire che si applicano le aliquote di detrazione vigenti all’atto della spesa». In questi casi la regola generale è quella del “principio di cassa”, cioè della data del pagamento Spiega Luca de Stefani, dottore commercialista: «Non è il titolo edilizio (Cil, Cila, Scia ecc.), come molti credono, a conta- re dal punto di vista fiscale, ma è la data», applicando lo stesso principio all’anticipo e al saldo dei lavori di ristrutturazione eseguiti in anni diversi.
Aliquota di mercato
Detto che le agevolazioni fiscali si confermano per la maggior parte delle tipologie di intervento – ottima notizia per il settore edile e per la tasche degli italiani – la riduzione dell’aliquota dal 65% al 50% interessa nello specifico i seguenti lavori: acquisto e posa in opera di finestre e infissi, acquisto e posa in opera di schermature solari (da interno, da esterno e fra vetri: ovvero scuri, tende alla veneziana, tapparelle, persiane, tende esterne, per lucernari e finestre sul tetto); sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con caldaie a condensazione di efficienza almeno pari almeno alla classe A; generatori di calore alimentati a biomassa combustibile. C’è da notare che per le caldaie a condensazione cambiano i requisiti tecnici. In altre parole (regolamento delegato Ue n. 811/2013) il valore dell’efficienza stagionale del riscaldamento deve essere maggiore o uguale al 90%. Un valore dichiarato dal costruttore o importatore e registrato nelle caratteristiche tecniche o nella scheda prodotto. Una volta soddisfatto tale requisito, si può riavere il 65% di detrazione se le caldaie sono di ultima generazione, se cioè, oltre ad essere di classe A, sono dotate di sistemi di termoregolazione evoluti appartenenti alle classi V, VI o VII di cui alla comunicazione della Commissione 2014/C 207/02. Del maxi-sconto del 65% godono anche altri interventi “ad alto risparmio energetico”. Due c’erano già nel 2017: impianti ibridi, costituiti da pompa di calore integrata con caldaia a condensazione assemblati in fabbrica, e dei generatori d’aria calda a condensazione. Quest’anno vi si aggiungono i micro-cogeneratori in sostituzione di impianti esistenti, che vanno così a completare la famiglia “in movimento” del 65%, comprendente già le pompe di calore ad alta efficienza, gli scaldacqua a pompa di calore, la coibentazione dell’involucro opaco (cioè l’isolamento dell’edificio, tetto, pareti e pavimenti) e la building automation, il sistema di regolazione e automazione per gestire e controllare il clima e il benessere degli ambienti in cui abitiamo.
Pronto eco intervento
E ora qualche accortezza e istruzioni per l’uso, alla luce delle novità e dei nuovi limiti di spesa. È bene verificare innanzitutto i costi sostenuti con i valori massimi unitari che saranno stabiliti dal nuovo decreto attuativo; le spese eccedenti non godranno delle detrazioni fiscali. Meglio allora pensarci prima. Chi fa opere che beneficiano dell’ecobonus, ad esempio, può evitare di “consumare” i 96mila euro del 50% sulle ristrutturazioni, perché al suo sconto (anche se la percentuale è la stessa) sono dedicati dei massimali specifici, che cambiano di molto a seconda della tipologia di opera ma che in genere sono elevati. È fondamentale, per questo, decidere per tempo le proprie spese e attribuire loro la classificazione più conveniente. Non bisogna poi dimenticare che la detrazione sull’acquisto di mobili ed elettrodomestici può essere abbinata solo alla detrazione sulle ristrutturazioni, mentre non è previsto nessun aggancio all’ecobonus. Se, invece, abbiamo particolarmente a cuore la massima efficienza ambientale, ricordiamoci che il top del risparmio energetico è dato dalla buona tenuta di porte, finestre, infissi e altre aperture che danno sull’esterno. Per fortuna questi sono anche gli interventi più eseguiti dagli italiani nell’arco del primo decennio di ecobonus.
Info su www.acs.enea.it per ulteriori informazioni e accedere al portale per la trasmissione dei dati.
Valore energetico.
Il bilancio dei primi 10 anni dei bonus per l’efficienza energetica secondo Domenico Prisinzano (coordinatore task force Detrazioni fiscali e normativa per l’efficienza energetica dell’Enea). Con uno sguardo al futuro.
Ingegnere, che bilancio si sente di fare degli ecobonus introdotti nel 2007? E di cosa c’è più bisogno?
«A mio avviso il bilancio è positivo. È una misura che viene riconosciuta valida, è stata prorogata di anno in anno e probabilmente continuerà ad esserlo in futuro. Ha consentito la crescita culturale di tecnici e operatori del settore, l’espansione del settore industriale italiano che in questo campo è di buona qualità e vanta delle eccellenze e – fatto molto importante – ha dato lavoro laddove sono stati eseguiti gli interventi. Quello che occorre fare a mio avviso è migliorare la diffusione sul territorio, perché attualmente si registra un squilibrio a favore delle regioni del Nord Italia. Il grosso degli interventi è concentrato, infatti, in Lombardia, Piemonte ed Emila Romagna, poi a scendere troviamo le regioni del Centro Italia, nella media, mentre il Sud incide poco sul totale. Dietro questa mappa ci sono di sicuro motivi climatici, ma anche culturali ed economici legati al territorio e all’iter delle autocertificazioni ».
È vero che i risultati dal punto di vista del risparmio energetico sono meno significativi di quanto ci si aspettava?
«Occorre stare attenti nella lettura dei dati. I risparmi energetici che vengono indicati (vedi tabella pag. 14, ndr) sono risparmi annui. Occorre poi moltiplicare questi valori per la vita media dell’intervento».
Dove gli italiani hanno le maggiori difficoltà e commettono più errori procedurali?
«In genere sugli interventi che riguardano l’edilizia. Per gli interventi più semplici, per i quali non ci sarebbe bisogno di un tecnico, non tutti riescono a inoltrare all’Enea i dati. A mio avviso dovrebbero essere i fornitori e gli installatori a vendere il pacchetto completo di fornitura, installazione e istruzione della pratica. In questo modo la paura delle persone di compilare un modulo sarebbe aggirata e avremmo maggiori risultati».
Che consigli si sente di dare alle famiglie? Ci sono periodi dell’anno migliori di altri per programmare i lavori?
«Il consiglio che darei è di sfruttare le opportunità delle detrazioni fiscali. Si migliora il comfort della propria abitazione e si contribuisce al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni dei gas serra: ogni periodo per farlo è buono. Inoltre è importante ribadire che per gli interventi di efficienza energetica è possibile la cessione del credito che dovrebbe facilitare la loro realizzazione, in special modo sulle parti comuni degli edifici condominiali».
Tutti insieme appassionatamente
Vivere in condominio oggi conviene di più.
Gli interventi di tipo condominiale godono delle maggiori percentuali di sconto fiscale (70% e 75%) se sono qualificati, cioè ad alto risparmio energetico. Maggiorazioni confermate fino al 2021 dalla Finanziaria che, però, ha fatto di più, aumentando la convenienza (80% e 85%) se i lavori sono associati a quelli antisismici. Vediamo che cosa succede in questo caso.
La detrazione per la riqualificazione energetica sale all’80% per interventi di riduzione del rischio sismico di una classe eseguiti contestualmente agli interventi di riqualificazione energetica delle parti comuni (facciate, tetti e pavimenti confinanti verso l’esterno o verso il terreno) degli edifici condominiali, che interessino l’involucro per più del 25% della superficie disperdente. La spesa massima consentita è di 136mila euro moltiplicata per il numero delle unità immobiliari costituenti l’edificio. La stessa detrazione passa all’85% se la riduzione del rischio sismico è di due o più classi, sempre in aree classificate come zone sismiche 1, 2 e 3 e sempre con rimborso ripartito in 10 quote annuali. A prescindere dal bonus sismico, è previsto comunque il 70% per gli interventi sulle parti comuni sempre su oltre il 25% della superficie disperdente, percentuale che sale al 75% quando, grazie al miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva, si consegue almeno la qualità media dell’involucro edilizio prevista dal Dm 26 giugno 2015. Il tetto in entrambi in casi è di 40mila euro moltiplicato il numero di unità immobiliari che compongono l’edificio. Confermato il 65% per gli interventi sulle parti comuni dei condomini, dalle caldaie alla coibentazione dei tetti, cappotti termici ecc., indipendentemente dalla quota di superficie disperdente.
Ma c’è dell’altro.
Il bonus ristrutturazioni sulle abitazioni o parti comuni di edifici condominiali è confermato del 50% sulle spese sostenute per lavori di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia, entro un massimo di 96mila euro per unità immobiliare. Per i condomìni sono agevolati i lavori sulle parti comuni, anche di manutenzione ordinaria. Usufruiscono del bonus le spese per l’acquisto dei materiali, per la progettazione e per la gestione delle pratiche. Detrazioni sono possibili anche sull’acquisto o la costruzione di box auto pertinenziali, riparazioni di immobili danneggiati da calamità naturali, rimozione di barriere architettoniche, installazione di impianti fotovoltaici, di contenimento dell’inquinamento acustico, di rimozione dell’amianto e di acquisto di immobili ristrutturati. Prorogato, inoltre, il bonus mobili che prevede una detrazione Irpef del 50% su mobili ed elettrodomestici di classe non inferiore ad A+ (A per i forni) destinati a un immobile oggetto di ristrutturazione. Il limite di spesa coperto è di 10mila euro. Condizione indispensabile per ottenere la detrazione è aver avviato i lavori a partire dal 1° gennaio 2017. Non sono inclusi beni come i complementi d’arredo, i mobili d’antiquariato, porte e pavimenti. Si può detrarre infine il 50% anche sui sistemi di sicurezza (videosorveglianza e antifurti) sia in appartamento sia in condominio.