Franco mi scrive su Facebook: “Caro Mercalli è vero c’è un’emergenza ambientale legata a variazioni climatiche, riscaldamento e variazione del livello del mare e non c’è bisogno che ogni giorno rompi per ricordarcelo, se ascoltiamo te dobbiamo solo spararci, inutile vivere. Noi non possiamo fare niente, i governi dovrebbero provvedere a prendere radicali decisioni; se non lo fanno è perché in fondo dell’ambiente non frega nulla a nessuno e se non frega nulla a nessuno inutile che rompi. La gente si ricorda di Dio quando sta già annegando”.
E poi scrive Ivana: “Buongiorno Luca, ho sentito il tuo accorato appello sul clima. Sono d’accordo con te, ma pare che a nessuno interessi. Io lavoro in un ufficio dove la gente butta le bottiglie di plastica nel cestino dove poi di sera passa l’impresa di pulizie che porta via tutto nell’indifferenziata dentro un sacco nero. Oppure stampano e-mail lunghe pagine quando basterebbe solo stampare la pagina che interessa e se interessa. (...). Alcuni giorni cerco di non vedere, ma in certi altri sono veramente disperata”.
Franco è vittima di un processo di rimozione psicologica, di dissonanza cognitiva: rifiuta il problema e soprattutto rifiuta di mettersi in gioco, di ritenersi responsabile della sua parte (sicuramente inquina anche lui, come tutti noi) e di cominciare a fare qualcosa per migliorare se stesso e la società che lo circonda. Attribuisce tutti i doveri ai governi e mette in cortocircuito perfino le scelte democratiche: i potenti non fanno nulla per l’ambiente perché dell’ambiente non interessa nulla alla gente. Quindi, ecco perché in Danimarca, dove la gente è attenta all’ambiente, anche il governo lo è. Veniamo a Ivana che, più saggia e concreta, si impegna, fa la sua piccola parte, ma è frustrata per l’indifferenza di chi la circonda.
Quindi il problema del rifiuto di prendersi cura dell’ambiente è soprattutto inerente alle scienze del comportamento umano: psicologia sociale, sociologia, antropologia.
Se con il loro aiuto non riusciremo a trovare modo di convincere Franco a essere meno aggressivo e più responsabile e a dare a Ivana la giusta soddisfazione di vedere i suoi gesti premiati dall’approvazione e dall’emulazione altrui, non ci tireremo fuori dalla crisi ambientale. Franco osserva, non senza ragione, che la gente si ricorda di Dio solo quando sta annegando, ma non fa nulla per prevenire il naufragio. Papa Francesco, invece, ci ha provato con la straordinaria enciclica ambientale Laudato si’ – lettura consigliata a tutti – che mette insieme scienza ed etica individuale.