Dolceamaro

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Errori ed eccessi alimentari e predisposizione genetica all’origine del diabete di tipo 2, a metà strada tra normalità e malattia.
Barbara Bernardini

Da ormai tempo immemore per le festività natalizie la tavola italiana viene imbandita con dolciumi di ogni genere: pandori, panettoni, panforte, ognuno di essi vanto della tradizione pasticcera italiana e ognuno, in un modo o nell’altro, un vero concentrato di zucchero. Un cruccio per chi ha già un po’ di pancetta, ma anche per chi, dopo le festività, con l’intento di rimettersi in forma, controlla le analisi del sangue e trova la voce glicemia che supera il valore soglia di 100 mg/dl. Un valore questo che potrebbe rappresentare il nefasto preludio di quella che si chiama intolleranza glicemica, lo stato metabolico in cui il corpo non riesce più a controllare bene il livello di zucchero nel sangue e che può aprire le porte, negli anni, al diabete vero e proprio.

Incontrare insulino-resistenza

Quello che si chiama impropriamente diabete alimentare è più tecnicamente Niddm o diabete di tipo 2: «Il diabete vero e proprio colpisce circa il 6 per cento degli italiani – spiega Luigi Uccioli, diabetologo dell’Università “Tor Vergata” di Roma –, ma esiste una zona grigia difficile da definire nella popolazione in cui la glicemia si trova a metà tra normalità e malattia e che spesso non viene diagnosticata». Pessima notizia dunque. “Forse non avrei dovuto mangiare tanto panettone” si riflette guardando le analisi, ma ci si può tranquillamente assolvere. Non è colpa di una settimana di eccessi quel valore sballato. Certo, tanti dolci peccati di gola non avranno giovato al metabolismo, ma se quel valore è così alto è il risultato di un processo più complesso, lungo e progressivo, che si chiama insulino-resistenza e che s’instaura nel corso di anni in cui probabilmente di errori alimentari se ne sono commessi molti di più. Fateci caso: forse si è accumulato un bel po’ di grasso addominale, forse l’unica attività fisica della giornata è diventata una passeggiata dal divano alla poltrona, forse siamo abituati a bere un bicchierino di vino di troppo durante i pasti quotidiani, magari abbiamo i genitori diabetici. Tutti indizi che porterebbero anche il più scarso investigatore a scommettere che prima o poi quel valore della glicemia avrebbe sconfinato dai parametri stabiliti, generando il panico.

Per eccesso

Ma non è questo il tempo di scoraggiarsi, semmai è giunto il momento di prendere la situazione in mano. «Quando si rileva una glicemia compresa tra 100 e 126 – sottolinea Uccioli – in genere si indirizza il paziente ad eseguire la curva da carico, cioè la misurazione dello zucchero nel sangue a distanza di 2 ore dall’assunzione di una dose importante di glucosio. Se questo valore è sotto i 140 mg/dl siamo nella normalità, se supera i 200 mg/dl si parla di diabete, se è compreso tra questi due valori si parla di intolleranza glicemica». Riportare la glicemia entro un valore desiderabile non è difficile, basta invertire la rotta. Quando mangiamo, il pancreas produce insulina, l’ormone che regola il livello di zucchero nel sangue. L’insulina stimola la deposizione del tessuto adiposo e, nel caso di cibo in eccesso, contribuisce a generare il sovrappeso. I nostri abusi alimentari, non quelli natalizi ma quelli ripetuti nel tempo ogni giorno, come troppo uso di pane, dolci e zuccheri fanno sì che il pancreas debba fare un superlavoro, producendo ogni giorno sempre più insulina. Siccome questo ormone è potente e con molte funzioni, per difesa i tessuti periferici smettono di rispondere efficacemente. Risultato: nel sangue circola una quantità di insulina superiore al normale ma non funziona. Questa è la cosiddetta insulino-resistenza.

Questione di peso

Un bel circolo vizioso che si autoalimenta. Più insulina produco, meno rispondo e meno sono capace di regolare il livello di zucchero e il livello di zucchero nel sangue sale fino a ritrovarsi al valore post panettone. Quello di quest’anno però, si capisce, c’entra ben poco. C’entra semmai tutto quello che ho fatto prima. «Esiste una certa familiarità per il diabete – spiega ancora Uccioli –. Insomma non tutti sono predisposti allo stesso modo, qualcuno meno e qualcuno di più, ma il rischio di andare incontro al diabete è direttamente proporzionale al peso corporeo. Anche le donne che hanno sviluppato il diabete in gravidanza sono più a rischio di diabete di tipo 2 e dovranno fare più attenzione. Ricondurre il peso nella norma e fare attività fisica sono condizioni imperative per la prevenzione del diabete – conclude Uccioli –, perché lo sport aumenta la capacità del corpo di far entrare lo zucchero nei tessuti in modo indipendente dalla presenza di insulina». Il sovrappeso dunque è in un certo senso sia causa che conseguenza dell’insulino-resistenza e, se si riporta la bilancia all’ordine, la nostra glicemia tornerà probabilmente nei ranghi. Quello di tipo 2 insomma non è un destino inevitabile, cosa che dovrebbe entrare nella cultura comune perché il diabete è associato alle malattie cardiovascolari, prima causa di morte e invalidità in assoluto nei paesi industrializzati, anche più dei tumori. Perciò i cenoni vanno bene per le feste, perché sono tutti gli altri giorni a fare la differenza. Mantenere un peso contenuto e mangiare sano vuol dire vivere più a lungo e in salute.
Un bel regalo di Natale, non c’è che dire.