Qualche anno fa, precisamente nel marzo 2011, in questa rubrica è stata annunciata l’invenzione di una formulazione a base di caseina che consentiva di ottenere dei manufatti di resina espansa biodegradabile senza ricorrere a materie plastiche derivate dal petrolio. A 5 anni di distanza un laboratorio americano annuncia di essere riuscito a fare un passo avanti con la preparazione dalla caseina addirittura di pellicole per imballaggi adatte anche alla protezione di alimenti. La materia prima è il latte che contiene circa il 3 per cento di caseina. Il latte è un’emulsione, una fine dispersione e soluzione in acqua, di circa 11 per cento di sostanze solide che costituiscono il “residuo secco” del latte. Tali sostanze comprendono circa 3 per cento di grassi, circa 3-4 per cento di zuccheri, principalmente lattosio, circa l’1 per cento di sali, soprattutto sali di calcio, e circa 3-4 per cento di proteine costituite per circa il 20 per cento da albumina, una proteina solubile in acqua, e, appunto, per circa l’80 per cento da caseina, una fosfoproteina insolubile in acqua.
Nel mondo 140 milioni di mucche producono ogni anno circa 500 milioni di tonnellate di latte; la produzione italiana annua di latte è di circa 11 milioni di tonnellate a cui vanno aggiunte le importazioni. In Italia il latte venduto come tale ammonta a circa 2,5 milioni di tonnellate; circa 10 milioni di tonnellate vanno alla trasformazione in burro e formaggio. Gran parte della caseina presente nel latte avviato alla trasformazione finisce nei formaggi, ma la caseina può essere recuperata come “solido bianco” aggiungendo al latte adatti enzimi o agenti chimici.
Dotata di strane proprietà chimiche e fisiche, la caseina ha sempre avuto alcuni usi industriali nel campo delle colle e vernici; trattata con formaldeide si trasforma in sostanze solide usate per bottoni, pettini e perfino per i tasti per pianoforte, applicazioni che hanno subito la concorrenza delle materie plastiche sintetiche. Nel 1937 l’italiano Antonio Ferretti ha scoperto che la caseina, disciolta in specifici solventi, poteva essere trasformata in fibre tessili artificiali; la loro produzione ha subito la concorrenza delle fibre tessili sintetiche, ma continua su scala limitata perché esse forniscono tessuti morbidi e assorbenti, adatti ai bambini, e per capi di biancheria intima. Le pellicole biodegradabili annunciate sono state probabilmente ottenute per estrusione di una soluzione di caseina.
C’è da augurarsi che vengano approfondite le ricerche sulle proprietà di questa proteina, abbondante in natura, una potenziale materia prima rinnovabile per merci ecologicamente corrette.