Siamo uomini o caporali

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9 Giugno 2016
Con l’estate torna il caporalato nei campi di pomodori. Si ripete un fenomeno diventato strutturale per combattere il quale anche Coop fa la sua parte con la campagna Buoni e Giusti.
di Aldo Bassoni

L’estate non è solo la stagione dei bagni marini ristoratori e delle piacevoli passeggiate in montagna. Con il caldo estivo in alcune regioni del paese inizia anche la stagione della raccolta del pomodoro, e con essa si ripete il disgustoso fenomeno del caporalato che in Italia ha purtroppo radici endemiche. I dati appena diffusi dall’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai Cgil fotografano la situazione in cui versa la filiera dell’illegalità in un mercato delle braccia gestito dai cosiddetti caporali e commissionato da aziende senza scrupoli interessate solo a incrementare i loro profitti anche a costo di sfruttare i lavoratori ben oltre il limite della decenza.

Ci troviamo di fronte all’evoluzione di un fenomeno diventato sistemico di un’economia criminale che gestisce il mercato del lavoro. Le testimonianze raccolte dall’Osservatorio evidenziano condizioni di sfruttamento indegne di un paese civile ai danni di chi – soprattutto immigrati – deve lavorare spinto dalla disperazione e quindi è facile preda di ricatti.

È chiaro che occorrono più controlli, soprattutto in alcune realtà, specialmente nella rete del lavoro agricolo. Ma soprattutto bisogna colpire i patrimoni delle imprese che utilizzano il caporalato, a partire dallo strumento della confisca, altrimenti questa piaga purulenta non sarà né curata né, tantomeno, guarita. Per questo è fondamentale approvare il Ddl contro il caporalato che in più di un’occasione il ministro Martina si è impegnato a far correre veloce verso il sì definitivo del Parlamento.

Intanto, la campagna Buoni e Giusti Coop nata per contrastare il lavoro nero soprattutto in 13 filiere ortofrutticole considerate a più alto rischio, prosegue senza sosta. Dalla sua partenza sono già state effettuate 120 ispezioni. Gli auditor di Bureau Veritas, l’agenzia leader nei servizi di ispezione, di verifica di conformità e di certificazione a cui Coop si affida, hanno lavorato sui campi di arance, di fragole e sono al momento impegnati su quelli destinati alla coltivazione di pomodoro pachino. A luglio raggiungeranno anche le vaste coltivazioni di pomodori punteggiate di lavoratori chini nella raccolta. Tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta sono coinvolti nella campagna. A loro Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie d’impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non è possibile sottrarsi, pena l’esclusione dal circuito.

La strada per debellare il caporalato è lunga ma non impossibile. A condizione che tutti facciano la loro parte per un’economia pulita, libera dallo sfruttamento e dall’illegalità.