Nucleare chi? Quaranta anni fa c’è stata una frenesia in Italia per costruire centrali nucleari per la produzione d’energia elettrica.
I piani governativi degli anni Settanta del secolo scorso ne prevedevano 60, poi 4, poi 0, dopo l’incidente di Chernobyl nel 1986; poi un altro governo prevedeva di costruirne 4 nel 2008, poi 0 dopo l’incidente al reattore giapponese di Fukushima.
Da alcuni anni la produzione mondiale di elettricità nucleare è andata declinando, ma gli instancabili sostenitori di tale energia non si sono mai addormentati.
Visto che le centrali di vecchio tipo a uranio erano esposte a incidenti anche disastrosi, visto che le centrali a uranioplutonio (autofertilizzanti) raffreddate a sodio non erano sicure, visto che quelle di terza generazione ultrasicure non erano economiche, visto che le centrali di prima, seconda e terza generazione producono elettricità insieme a scorie radioattive che non si sa dove seppellire, gli ingegneri nucleari stanno studiando altri modelli, di quarta generazione. La materia prima è sempre l’uranio che, in questi nuovi reattori, viene caricato insieme a plutonio, l’elemento recuperato dai residui di altre centrali e che era usato per la produzione di bombe nucleari. Ma anche questo mercato è saturo.
Ci sono nel mondo 15mila bombe nucleari sufficienti a spazzare via la vita dall’intero pianeta e non c’è bisogno di costruirne altre. Il plutonio in questi nuovi reattori subisce anche lui fissione e libera anche lui energia; l’innovazione sta nell’usare piombo fuso come materiale che viene scaldato dalla fissione nucleare e che poi trasferisce il calore al vapore che aziona le turbine della centrale elettrica. Con questa soluzione verrebbero (dovrebbero venire) evitate le conseguenze di un incidente anche molto grave come la fusione del nocciolo del reattore che ha distrutto le centrale americana di Three Mile Island nel 1979, quella sovietica di Chernobyl nel 1986, e quella giapponese di Fukushima nel 2011.
I progettisti dicono che le nuove centrali sono ultrasicure e pensano di costruirne di piccole dimensioni, da montare su camion o su navi, in grado di fornire elettricità alle zone polari o isolate, di produrre idrogeno, di dissalare l’acqua marina. Alle centrali nucleare al piombo lavorano cinesi, indiani, americani e anche europei. E le scorie radioattive finali? Niente paura. Dovrebbero essere molte meno, rispetto a quelle delle centrali precedenti; potrebbero essere lasciate all’interno dei reattori ormai fermi; qualcuno ha azzardato anche l’idea di lasciar affondare il reattore tutto intero nelle profondità oceaniche dove le scorie avrebbero tempo per perdere la loro radioattività.
A conti fatti, l’energia nucleare è meglio lasciarla perdere.