Non sai mai dove la trovi il giorno che la cerchi. È sempre in movimento da un centro di Emergency all’altro, spesso all’estero. Questa volta Cecilia Strada è stranamente a casa, ma solo perché nel suo peregrinare ha incontrato un virus. Niente di grave, ma fermarsi, per questa giovane donna dalle energie inesauribili, è una grande sofferenza. Ne approfittiamo per parlare con calma del Progetto migranti, il poliambulatorio gestito da Emergency e sostenuto da Unicoop Tirreno in un quartiere di Palermo. «In questa struttura si lavora tanto sulla medicina di base ma non solo – spiega la presidente di Emergency –. Le patologie più frequenti sono conseguenza di lavori pesanti come la movimentazione dei carichi che causa problemi muscolo scheletrici al raccoglitore di frutta, all’operaio edile o alla badante». E poi c’è il doloroso capitolo della salute femminile con la prevenzione delle malattie sessuali, le gravidanze indesiderate, gli screening tipici delle donne.
Un’attività dell’ambulatorio di cui Cecilia Strada sembra molto orgogliosa è il programma di autoaiuto tra le badanti. «Una problematica poco conosciuta quella di tante donne che si occupano dei nostri anziani – racconta –.
Molte badanti fanno lavori pesanti non solo dal punto di vista fisico, ma anche sotto il profilo psicologico quando passano la loro vita accanto a persone con problemi di autosufficienza legati a patologie difficili da gestire come l’Alzheimer. Ecco perché abbiamo pensato di dare vita a un progetto di incontri tra badanti presso gli spazi del poliambulatorio per scambiarsi esperienze, consigliarsi a vicenda e sentirsi meno sole». Sono quasi 100mila le prestazioni effettuate fino a oggi su pazienti stranieri residenti e italiani. Perché, in effetti, il progetto migranti non è solo rivolto ai migranti. Per esempio, i due box odontoiatrici sono frequentati soprattutto da italiani. E anche il reparto pediatria.
Nel centro operano 9 persone retribuite, un mediatore culturale e 50 volontari fissi, tra cui medici, cardiologi, pediatri. Il coordinatore si chiama Mohammed Abdul Fatha, è arrivato 14 anni fa con un barcone e ha visto morire la maggior parte dei ragazzi eritrei che erano con lui. È un ragazzo speciale che oggi può guardare negli occhi, accogliere e capire persone che hanno vissuto la sua stessa esperienza. «Il programma Italia è l’unico dei nostri progetti in cui possiamo utilizzare personale sanitario locale volontario – afferma Cecilia Strada –. È molto bello e entusiasmante per i medici che prestano il loro tempo presso le nostre strutture, sono un centinaio e dicono che finalmente possono fare il loro lavoro, senza perdersi nella burocrazia».
Questo è il Progetto Migranti di Palermo. Ma non possiamo lasciare Cecilia Strada senza parlare di quello che Emergency fa e ha in progetto di fare nel resto del mondo. «Siamo da tanto tempo in Afghanistan dove ogni anno aumenta il lavoro. Siamo impegnati dal ‘95 in Iraq. Diamo assistenza sanitaria a chi è scappato dalla Siria. In Sudan abbiamo creato l’unico centro di cardiochirurgia di tutta l’Africa. In Sierra Leone abbiamo passato un momento terribile con l’ebola. Ma i fronti più caldi sono in Afghanistan e Iraq. Progetti per il futuro? Diventare non più necessari. Ma mi sa che questo non accadrà tanto presto. Perciò stiamo lavorando a una struttura di chirurgia pediatrica in Uganda, su un progetto regalatoci da Renzo Piano, gratuito e aperto a tutti. In Italia abbiamo un ambulatorio a Napoli, uno a Roma, e poi a Marghera, Polistena, Castel Volturno, più 5 cliniche mobili che vanno dove serve. Una di queste ha lavorato molto al molo di Augusta per gli sbarchi. E dunque, se piace l’idea che ogni giorno portiamo diritti, cure e medicine gratis a chiunque ne abbia bisogno, sosteneteci».