Trasmissione di saperi, memorie e principi. E uno stretto legame con il territorio che comporta una vicinanza attiva a quegli eventi che segnano la coesione di una comunità ». Cristina Del Moro, responsabile area soci e Educazione al Consumo Consapevole di Unicoop Tirreno, parte dai legami fondanti di una Cooperativa per sottolineare il sostegno della Sezione soci di Livorno alla seconda edizione del progetto di arte pubblica installativa Documenta 30 per la commemorazione dei 30 anni dalla strage del Moby Prince, il traghetto che la sera del 10 aprile del 1991 entrò in collisione con una petroliera.
Nel rogo successivo allo scontro morirono 140 persone tra equipaggio e passeggeri.
Passato prossimo
Organizzatrice del progetto, l’associazione Effetto collaterale in collaborazione con le associazioni dei familiari delle vittime, ancora in cerca di verità e giustizia, il Comitato #IoSono141, il Comune di Livorno e la Regione Toscana. Appuntamenti di commemorazione che si esprimeranno attraverso la forma dell’arte pubblica, dell’installazione e della call to action (chiamata all’azione): per due settimane, dal 7 al 20 aprile, saranno presenti in città spazi dedicati alla memoria e alla riflessione, l’esposizione di immagini di repertorio, la mostra e il relativo catalogo degli oggetti appartenuti alle vittime e che sono ciò che resta delle persone, un laboratorio di lettura dei quotidiani dell’epoca e un laboratorio artistico che realizzerà 140 manifesti dedicati ai nomi delle vittime della strage. «Con l’associazione Effetto collaterale – spiega Del Moro – vorremmo intraprendere un percorso che ci porti a sviluppare, per il prossimo anno scolastico, un progetto nell’ambito dell’Educazione al Consumo incentrato sulla memoria e sull’impegno civico dei cittadini ad essere “attivisti” della memoria, per favorire la coesione sociale e il rapporto tra generazioni, in coerenza anche con le linee del MIUR per l’educazione civica.
L’interesse della Cooperativa – ricorda Del Moro –, in questo come in altri territori, è quello di valorizzare i ricordi e le testimonianze che rendono vive le comunità locali, contribuendo con le storie individuali a definire la storia collettiva».
Lo terrò come ricordo
L’idea della morte ha indotto l’uomo, sperando in un’eternità surrogata, a voler mantenere la sua presenza nel ricordo dei posteri, grazie agli affetti, le opere, la fama. La memoria è però a doppio taglio: consola, ma riapre ferite, mentre alimenta i riti di cui da millenni ci nutriamo. A imitazione dei cicli della natura, l’uomo ha costruito la ripetitività delle celebrazioni con l’ingenua volontà di sfuggire al tempo. Dobbiamo pure alla ritualità lo sviluppo della vita civile, come ci è stato insegnato, quindi l’auspicio è che l’affidamento della memoria alla tecnologia non spenga il bisogno di un ricordare assorto ed emozionato né la ricerca del rito.
Giovanna Bernardini docente di filosofia e consigliera d’amministrazione di Unicoop Tirreno