“Nessun regalo è troppo piccolo da donare [...] se è scelto con giudizio e dato con amore”.
La frase di Kafka sembra calzi a pennello ai soci di Unicoop Tirreno che sanno bene come rendere tangibile la parola solidarietà. Piccoli gesti come contribuire al sostegno delle associazioni che danno una mano a chi ne ha bisogno.
Progetti di vita
Lo fanno da tanti anni, nel corso dei mesi, ma in modo particolare ogni dicembre e a inizio anno, quando a conclusione del catalogo soci Solo per te possono investire una parte dei loro punti (che se non utilizzati entro il 31 gennaio vengono azzerati) a favore di Basta un gesto e delle associazioni che a nome della Cooperativa portano avanti progetti umanitari in Italia e nel mondo. Avsi il sostegno a distanza di 171 bambini, Movimento Shalom il progetto di cooperazione coopxtogoxvanda e il Progetto Matteo a Gorom Gorom in Burkina Faso (gestione di una casa-famiglia per donne e bambini), Emergency il Progetto Migranti con una clinica mobile in provincia di Ragusa per il sostegno sociosanitario. «La nostra collaborazione più che decennale con queste associazioni ci permette di condividere progetti di grande valore, un percorso insieme.
E più il tempo passa più i progetti acquistano importanza – afferma Massimo Favilli, direttore soci e comunicazione di Unicoop Tirreno –. In più la loro capacità organizzativa è tale da garantirne sempre un buon esito. Vedere questo lavoro che prosegue negli anni è una garanzia di serietà per i nostri soci. Consapevoli che con il loro contributo danno ad altri la possibilità di una vita più dignitosa».
Il regalo più grande? Donare i propri punti. E possiamo farlo alla cassa, al Punto d’Ascolto oppure on line e la Cooperativa, come è solita fare per i progetti di solidarietà, ne raddoppierà il valore
(per esempio: 200 punti = 2 euro + 2 euro da Unicoop Tirreno).
«Un piccolo gesto che ogni socio può compiere – conclude con l’invito a donare Favilli –, ma che se fatto da migliaia di persone diventa una grande opportunità».
Per chi il dono lo riceve e per chi lo fa. “Essere buoni”, tutto sommato, ha a che fare con la felicità. E questa con il motivo e il senso del nostro agire.
Lettera viva da Emergency
Erano circa le 4 del mattino e Gift cominciava a essere preoccupata. Il suo respiro era affannoso. Sapeva che di lì a poco l’avremmo dovuta trasferire in sala operatoria per curare la sua cardiopatia reumatica, che dall’Uganda l’aveva condotta al nostro ospedale a Khartoum. Mi ricordo ancora i suoi orecchini a forma di stella, mentre cercavo, con qualche carezza, di rassicurarla. Quando sono tornato a trovarla in reparto dopo l’operazione, Gift stava sorridendo. Credetemi, a volte un sorriso può dimostrarci molte più cose di qualsiasi altro dato clinico: proprio dal suo sorriso ho percepito che Gift si era ripresa. Stava bene. Non parlavamo la stessa lingua, ma il linguaggio del sorriso sa essere universale. Quando si è ripresa e ha iniziato a camminare, Gift mi ha regalato un palloncino verde. Sopra aveva disegnato un sorriso e una sagoma di ragazzo. Ecco, quel regalo mi ha reso orgoglioso, come persona prima ancora che come medico. Ho avuto la conferma che la medicina non è fatta solo di numeri, statistiche,E diagnosi, è fatta anche di qualcos’altro. Un “qualcosa in più” che chiamo partecipazione emotiva.
Alessandro Marinelli
cardiologo del Centro Salam di EMERGENCY
a Khartoum in Sudan
Sono nato per conoscerti, per chiamarti dignità.
Che cosa c’è di più bello che regalare la speranza a un bambino? Giampaolo Silvestri, ci racconta come lo fa l’ong AVSI – di cui è segretario generale – da quasi 50 anni.
Anche grazie al Sostegno a distanza di Unicoop Tirreno.
Le prime tre parole che le vengono in mente per descrivere AVSI.
«Dignità, inclusività, concretezza».
Vi riassumo in cifre per chi ancora non vi conoscesse: 216 progetti in 33 paesi – Italia compresa –, 5 milioni di persone in difficoltà aiutate, di cui 23.872 bambini attraverso il Sostegno a distanza, 1.000 partners tra istituzioni governative, educative, sanitarie, organizzazioni non governative e religiose, autorità locali, 21.530 donatori, soprattutto persone, poi aziende, scuole ecc., oltre 3mila volontari in Italia che incontrano in un anno circa 400mila persone. Qual è la filosofia che rende possibili questi numeri e dà loro un’anima?
«Proviamo, attraverso progetti di cooperazione, soprattutto incentrati sull’educazione, ma anche su sanità, ambiente ecc., a ridare dignità alle persone. Con questi progetti singole persone e comunità si rimettono in moto e ritrovano la speranza in zone di guerra e dove è grande la miseria. Ipotizzando insieme soluzioni concrete ai loro problemi, AVSI li aiuta a ripartire, a diventare protagonisti della loro vita e di quella della comunità».
Italiani ancora generosi e altruisti nonostante i tempi difficili?
«All’inizio della pandemia eravamo molto preoccupati, poi la fervida creatività di chi ci supporta ha fatto sì che i fondi raccolti siano stati più o meno gli stessi dello scorso anno. Italiani, sì, generosi, nonostante tutto».
AVSI è un’organizzazione non profit che si occupa appunto di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario. Solidarietà internazionale: comunque “mestiere” difficile quando poveri e ammalati aumentano anche in questa fetta di mondo.
«È vero. In questi ultimi mesi si è donato molto agli ospedali in prima linea per l’emergenza sanitaria, giustamente. Ma le voglio fare un esempio: quando ad agosto c’è stata l’esplosione nel porto di Beirut, che ha causato morte e distruzione, AVSI ha attivato subito una raccolta fondi per la ricostruzione che è andata molto bene. Quindi la sensibilità per ciò che accade in altre parti del mondo è ancora grande».
Basta un gesto: il nome dietro il quale ci sono i progetti umanitari di Unicoop Tirreno, tra cui anche il Sostegno a distanza in collaborazione con voi. Un breve bilancio di quest’esperienza?
«Siamo molto contenti di una collaborazione che ormai dura da una ventina d’anni. Soprattutto perché, al di là del contributo economico piuttosto corposo, grazie alla generosità dei soci di Unicoop Tirreno si è dato un futuro a 171 bambini che sono diventati ragazzi, seguiti in tutto il percorso scolastico. La continuità del sostegno è il fattore decisivo. Sostegno a distanza che racconta la nostra filosofia: valorizzare la dignità della persona attraverso l’educazione».
Spesso, però, una buona causa non basta. Le persone hanno bisogno di sapere che cosa è diventato il loro gesto di solidarietà, se è una casa, un ospedale o se ha un nome e un volto. Ci racconti una storia.
«È una storia di gratitudine e altruismo. Ezekiel Nduwimana è un ragazzo burundese, aveva perso la madre, il padre se n’era andato e lui col fratello viveva nei pressi di una discarica. Nel 2001 ha ricevuto il sostegno di AVSI e grazie a una famiglia italiana è arrivato a laurearsi. Poi ha deciso di fare il volontario in un nostro centro ricreativo-educativo per bambini e oggi ha un posto di lavoro nella nostra organizzazione. Ezekiel, cosciente dell’aiuto ricevuto, ha sentito di doverlo restituire, stando vicino a chi ora ha bisogno, proprio come lui quando ha incontrato AVSI».