Il 2018 è iniziato con una brutta sorpresa nelle bollette di luce e gas. Sorpresa annunciata, che di fatto comporta una maggiorazione rispettivamente del 5,3 e del 5%. Questo fa sì che una famiglia tipo spenderà circa 37 euro in più all’anno per l’elettricità e 22 euro per il gas. «Tale andamento rispecchia quanto denunciamo da tempo: per quanto riguarda il gas l’aumento nel periodo invernale è un fatto consolidato sul quale è giunta l’ora di indagare meglio – afferma Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori –. Per quanto riguarda l’energia elettrica, pesano soprattutto gli oneri di sistema, che conoscono una nuova crescita dovuta al rafforzamento delle agevolazioni per le industrie energivore».
Il prezzo da pagare
Le motivazioni che l’Autorità per l’energia ha portato a sostegno di questa decisione sono diverse, ma quelle principali sono solo due: l’aumento del prezzo del petrolio e la crescita della domanda di mercato. Ma non tutti sono d’accordo. «Per quanto riguarda la prima questione – dichiara Rosario Trefiletti, presidente dell’Istituto di Studi sul Consumo (ISSCON) – ci pare che vi sia una grande disattenzione da parte dei tecnici che elaborano i dati poiché viene dimenticato che il prezzo in aumento del petrolio è definito in dollari, mentre si dovrebbe sapere che la nostra moneta continua a essere l’euro e che quindi bisogna nei calcoli tenere conto della sua variazione. Infatti, dal 1° Gennaio 2017 ad oggi l’aumento è di 7,8 dollari al barile (media tra quotazioni Brent-Wti, ndr) pari a una percentuale del 14%, mentre l’euro passa da 1,05 a 1,21 sul dollaro con una rivalutazione, guarda caso, proprio del 14%». È facile comprendere che gli effetti dell’aumento del prezzo del petrolio vengano completamente azzerati dalla rivalutazione dell’euro sul dollaro. Però bisogna dire che gli aumenti non sono legati solo al prezzo della materia prima: ci sono i famigerati “oneri di sistema” (vedi box pag. 9) che rappresentano una quota significatinva della bolletta. Per quanto riguarda l’aumento della domanda, per un’imperscrutabile legge di mercato, di solito è accompagnato da un aumento dei prezzi. «Ma se si devono rispettare le regole di mercato – prosegue Trefiletti –, non si capisce perché a fronte di consumi inferiori nello stesso 2017 la bolletta della luce anziché diminuire è aumentata del 5,9%».
Indagine di libero mercato
Insomma, i conti non tornano secondo le associazioni dei consumatori che, sia pure con accenti diversi, sono piuttosto critiche anche nei confronti delle liberalizzazioni e, soprattutto, preoccupate per quello che potrà succedere dal primo luglio 2019, quando si passerà definitivamente al mercato libero chiudendo la fase transitoria di coesistenza con il mercato cosiddetto tutelato nel quale si trovano ancora oggi congelate ben 20 milioni di utenze che preferiscono la tariffa stabilita trimestralmente dall’Autorità. Che ne sarà di loro? E soprattutto, ci sarà vera concorrenza, e quindi altrettanto vera convenienza per i consumatori? A giudicare da quello che è successo in questi ultimi 10 anni, non c’è da stare tranquilli. Il dato è che le liberalizzazioni di luce e gas non sembrano aver affascinato gli italiani, nonostante che il mercato sia invaso da oltre 400 società, tra grandi e piccole, che vendono prodotti energetici. Questo significa che gli italiani sono un popolo conservatore a cui non piace cambiare? Può essere, ma non del tutto, perché laddove l’offerta c’è e consente di risparmiare davvero le liberalizzazioni funzionano. Basta citare il mercato della telefonia e quello delle assicurazioni. «Quella di luce e gas non possiamo dire che sia un’esperienza positiva perché ha ricalcato le prime fasi di tutte le liberalizzazioni con approcci al cliente fatti in qualunque modo, con venditori che ti rifilano contratti non voluti, passaggi poco chiari con sconti che poi si rivelano bassi o inesistenti – dice Riccardo Quintili, direttore della rivista Il Salvagente –. La casistica delle vendite scorrette è alta e quindi chi è rimasto fregato ha condizionato il mercato e i consumatori, giustamente, si sono fatti più cauti».
Poco conveniente
Come non essere d’accordo. Chi ha conosciuto qualcuno, magari il vicino di casa, che è cascato nella classica offerta-tranello che promette tanto ma poi mantiene poco o niente, il primo operatore che chiama per proporre un passaggio, anche se lo fa in maniera educata e corretta, lo tiene prudentemente a distanza. E secondo Federconsumatori queste «diffuse pratiche commerciali scorrette e gli abusi nel settore sono destinati ad avere un impatto sempre più forte alla luce della cancellazione del mercato tutelato». Ed ecco che ritorna la preoccupazione per quello che potrà accadere nel 2019. «Per l’utente normale questo risparmio nel passaggio alla tariffa libera non c’è stato perché le compagnie tendono a puntare sul cliente che spende di più al quale possono fare un’offerta valida – incalza Quintili –.Se guardiamo i dati ci accorgiamo che qualche convenienza nel passaggio al libero mercato l’hanno avuta quasi esclusivamente gli utenti che hanno contratti maggiori dei 3 chilowatt standard. A chi interessa invece il pensionato o la famiglia che spende poco? Non interessa più di tanto al mercato libero e quindi l’offerta per questo tipo di consumatori finora è risultata debole». Infatti, la domanda che dobbiamo farci è questa: perché dopo 10 anni che le aziende sono libere di farsi concorrenza non sono riuscite a essere più convenienti rispetto alla tariffa tutelata?
Fare concorrenza
Diciamo allora che, in questo settore, il concetto di concorrenza è piuttosto discutibile. Non a caso il passaggio al mercato libero è stato più volte rimandato. I punti da chiarire sono molti. Per esempio, è previsto che chi non sceglie rimanga nella tariffa tutelata confinato in una sorta di bad company, una specie di purgatorio dove non si è né carne né pesce, che però ti rende sconveniente la tariffa in modo che alla fine sarai costretto a passare al mercato libero. Che cosa sarebbe questo se non uno stimolo forzato? «Bisogna che ci sia competizione vera, che milioni di clienti Enel, per esempio, non finiscano automaticamente nella società dello stesso gruppo che gestisce il mercato libero – raccomanda Quintili –. Quindi serve maggiore informazione per decidere. Occorre che qualcuno spieghi alla gente, specialmente alle persone anziane che non sono abituate a frequentare il web per informarsi, cosa e come possono scegliere». Insomma, serve davvero un aiuto disinteressato e pubblico, un’informazione e una guida dalla parte del cittadino. Di questa assoluta necessità di trasparenza è convinta anche Tiziana Toto, responsabile settore energia di Cittadinanzattiva: «La cosa principale è l’informazione sui cambiamenti gestita dall’Autorità in collaborazione con le associazioni dei consumatori perché la maggior parte delle persone non è nemmeno a conoscenza della differenza fra mercato tutelato e libero. Il passaggio del 1° luglio 2019 non può essere gestito semplicemente con la pubblicità progresso. Né possiamo cavarcela con tre doverose righe in fondo alla bolletta perché sappiamo bene come e quanto vengono lette le bollette. Serve una campagna di comunicazione che abbia un effetto molto più incisivo delle semplici informazioni istituzionali; serve innanzitutto potenziare il sistema delle regole e che esse vengano rispettate». Per ora a comporre la tariffa in bolletta sono piccole voci di cui capiamo poco o nulla, e quindi non ci facciamo più caso. Si paga e basta.
La proposta di Coop
Un meccanismo che potrebbe aiutare fin d’ora i consumatori più deboli – che poi sono la stragrande maggioranza – potrebbe essere mutuato dall’esperienza inglese delle Energy Community, gruppi di consumatori associati che possono contrattare tariffe molto più convenienti di un singolo utente. Ma ora c’è una grossa novità: anche Unicoop Tirreno si appresta a scendere incampo, (clicca qui per approfondimenti), con un’offerta in grado di rispondere alle esigenze dei soci e dei consumatori con chiarezza, trasparenza e convenienza. «Se penso a Coop penso a quel tipo di consumatore e di famiglia che è più debole sul mercato – sottolinea Quintili –. Quindi mi aspetto che Coop privilegi la trasparenza oltre la convenienza, come sta facendo nella telefonia e nella distribuzione dei carburanti e come fa in genere, per cultura e tradizione, nella sua attività commerciale». In breve, bisogna che la concorrenza sia vera. Noi dobbiamo poterci fidare di chi eroga servizi fondamentali come l’energia elettrica e il gas e quindi abbiamo bisogno di un’informazione chiara e senza trucchi e senza aspettare il 2019. Perché il libero mercato, anche se non ce ne siamo accorti, in fin dei conti, esiste già.
L'intervista.
Percorso a ostacoli
Dalla tutela al libero mercato il passo non è breve. Ne parliamo con Tiziana Toto, responsabile settore energia di Cittadinanzattiva.
Appena uscito, il ddl dell’aprile 2015 prevedeva l’apertura totale del mercato dell’energia dal 1° gennaio 2017. Ma le cose sono andate diversamente. C’è stato un primo rinvio perché molte associazioni hanno avanzato delle perplessità. «Eravamo contrari per i tempi troppo stretti che comportavano il passaggio da un’ipotesi estrema a un’altra», spiega Tiziana Toto, responsabile settore energia di Cittadinanzattiva.
E allora il passaggio fu rimandato a luglio 2018, ma ancora non eravate d’accordo.
«Erano necessarie delle verifiche per eliminare alcuni aspetti critici, come la fatturazione nel passaggio da un operatore a un altro, la definizione chiara del rapporto tra venditore e distributore, una maggiore trasparenza. Questo rinvio non era sufficiente per porre rimedio ai problemi che inevitabilmente ci saremmo portati dietro. Allora abbiamo detto: fissiamo una data entro la quale deve esserci tutto il tempo per risolvere i problemi». l’intervista
E ora che la data è stata fissata al 1° luglio 2019?
«È un’utopia pensare che a quella data tutti passino dalla tutela al mercato libero. In che modo avverrà questo passaggio? Che cosa succederà a chi non ha effettuato la scelta? Bisogna scongiurare il classico regime di salvaguardia dove va a finire chi non ha scelto a dei prezzi più alti. Chi non ha effettuato la scelta al 1° luglio 2019 non deve essere penalizzato. I cittadini più deboli che fino ad ora non hanno beneficiato granché delle liberalizzazioni del mercato di luce e gas devono essere tutelati».
E quindi?
«Nell’immediato, quando il distributore acquisisce il dato da parte del consumatore o viceversa, bisogna che si possa passare facilmente e velocemente dalla tutela al libero mercato. Le fatture di chiusura potrebbero disincentivare il passaggio perché in molti casi i consumi continuano ad essere stimati e alla fine potrebbe arrivare una fattura molto onerosa. E poi è necessario un percorso d’informazione al consumatore esteso e capillare per metterlo nelle condizioni di fare la sua scelta. Un’informazione che deve essere gestita nell’esclusivo interesse dei cittadini e non da poche righe in fondo a una bolletta o con qualche spot televisivo».