Qualcuno vorrebbe chiamarla Lunezia e farne la ventunesima regione d’Italia. Ma, più che avere un’identità a sé stante, la Lunigiana è la summa delle tre regioni in cui si estende: è tempestata di borghi medievali come la Toscana, si mangia bene come in Emilia Romagna e si scia guardando il mare come in Liguria.
Mare e monti
Succede nel comprensorio sciistico di Zum Zeri, 12 km di piste e uno degli snow park più lunghi d’Italia, da cui fanno capolino le Cinque Terre. Dalla stazione di Prato Spilla, nel Parmense, a far spaziare lo sguardo fra cielo e mare è chi sale, e non chi scende: zigzagando in un regno di laghi immersi nei boschi si arriva su un balcone naturale di 1.800 metri che affaccia sul Golfo di La Spezia. Vale la pena, eccome, l’“appenninismo”.
E non meno delizie per gli occhi riservano le ciaspolate: quelle per neofiti tra il Passo dei Due Santi e il Monte Spiaggi, le escursioni più impegnative sotto i faggi grondanti neve in direzione Monte Molinatico e i percorsi di una giornata intera, che ripagano della fatica con panorami mozzafiato come quello che regala il Monte Acuto, obiettivo finale di un’escursione che parte dal Passo del Lagastrello.
Un valico, quest’ultimo, chiamato Via del Sale, quando i tragitti sulla neve erano una necessità e non una scelta divertente. Puntellano queste vie di montagna paesi fermi nel tempo, caratteristica da cui nei decenni passati molti abitanti sono fuggiti a gambe levate.
Le facce della terra
E, come succede ultimamente, proprio quella lontananza dalla modernità ha attirato chi nella modernità abitualmente ci vive. È il caso di Torsana, gioiellino medievale sospeso a quasi mille metri sotto la catena dell’Appennino Tosco-Emiliano, che 20 milioni di euro di fondi del Pnrr potrebbero aiutare a ripopolare. È affidato a una SpA di soggetti privati il futuro della vicina Camporaghena, il cui nome sembra restituire l’eco degli uragani in questo tratto di Appennino particolarmente scosceso e severo.
Qui girellano più gatti che persone, molte delle quali sono cittadini attirati dal silenzio e da attività rilassanti come la raccolta di bacche di prugnolo per fare il liquore e di rosa canina per la marmellata. Dalle viuzze del paese fanno capolino facce bizzarre scolpite sui portoni, che ricorrono soprattutto nella vicina Valle del Verde, in territorio pontremolese.
Sono i facion, vecchi di qualche secolo. La loro funzione originaria era quella di scacciare gli spiriti maligni dalle case. Adesso, affascinanti e immutabili, sono lì a dare il benvenuto a chi vuole scoprire la Lunigiana.