Finalmente il calore del sole sulla pelle, finalmente l’abbronzatura che esalta la bellezza delle forme. Se non fosse per quei peli sulle gambe, all’inguine, sulla schiena... Chi non li odia? Quel retaggio dell’umana discendenza scimmiesca continua a perseguitarci anche dopo 250mila anni d’evoluzione, facendo la fortuna dei produttori di lamette, cerette e creme depilatorie che possono contare su un pubblico di acquirenti inesauribile.
Effetti di luce
O forse è venuto il momento della svolta anche per loro, perché oggi va lentamente affermandosi una nuova tecnologia che consente la depilazione definitiva. Si tratta della fotoepilazione, o depilazione luce assistita, una tecnica basata su un principio semplice: una luce specifica riesce a incontrare e distruggere un bersaglio, in questo caso la melanina, il pigmento scuro del bulbo pilifero. Per farlo deve avere una lunghezza d’onda che si avvicina il più possibile a quella che assorbe la melanina, quindi dai 650 ai 1064 nanometri. «La depilazione dovrebbe essere chiamata “progressivamente definitiva” oppure “progressivamente permanente” – spiega Maurizio Benci specialista in dermatologia e venereologia e membro della Società italiana di dermatologia estetica e correttiva –: non esistono, infatti, garanzie assolute sulla durata della depilazione, la cui efficacia è influenzata da numerosi fattori, come gli stimoli e i cambiamenti ormonali o il colore del pelo». Quest’ultima è una caratteristica fondamentale, come sottolinea Benci: «solo peli molto scuri, meglio ancora se neri, rispondono bene al trattamento; non c’è invece effetto sui peli biondi, mentre per le altre varianti di colore dipenderà dalla loro concentrazione di melanina e dalla sorgente di luce che si adopera. Inoltre i peli trattati cadranno tutti in una singola seduta, ma ricresceranno per almeno l’80-85 per cento».
Modalità di trattamento
È necessario, infatti, che i bulbi si trovino in una determinata fase di crescita (detta anagen VI) per reagire all’impulso luminoso in modo definitivo e non riformarsi più e non tutti i peli sono nella stessa fase di crescita nello stesso momento. Per questo motivo le sedute di depilazione devono essere distanziate di almeno 4 -8 settimane le une dalle altre, così da permettere ai follicoli di rigenerare quelli che non hanno risentito del trattamento in modo definitivo e sottoporli a un nuovo trattamento. Ma per quale tecnica optare tra laser e luce pulsata? «Il risultato non dipende dalla tecnica in sé, ma dalla qualità dell’apparecchio utilizzato e, tra i due, la luce pulsata risulta più versatile perché può agire anche su peli non assolutamente neri », risponde Benci. Sulla scelta del luogo in cui sottoporsi al trattamento, sia il medico che il centro estetico sono indicati; c’è da tenere presente, però, che sono le norme regionali a regolare l’utilizzo di macchinari che sviluppano determinate potenze. Di conseguenza dall’estetista, che non può per legge operare con apparecchiature di un certo tipo, potrebbero essere necessarie più sedute con costi, alla fine, maggiori.
In pelle in pelle
La buona notizia è che si può trattare tutto il corpo, anche se «le aree con una maggior stimolazione ormonale, per esempio il volto e il mento, dovranno subire trattamenti più lunghi e più difficili», continua Benci. C’è da tenere conto in ogni caso di alcuni possibili effetti collaterali; uno dei più frequenti è la lieve bruciatura della pelle trattata e l’ipocromia residua: «nel punto in cui si verifica un’ustione possono rimanere delle macchie bianche molto persistenti – sottolinea il dermatologo –. Questo può accadere se vengono trattate pelli molto scure o abbronzate, perché la luce emessa interagisce con la melanina dei peli, la stessa della pelle abbronzata che può quindi reagire come un pelo e scottarsi». Proprio per questo motivo le persone di colore non possono sottoporsi alla depilazione con questo tipo di apparecchiature e, soprattutto, è assolutamente controindicato effettuare la depilazione su pelli abbronzate, sebbene nuove tecnologie tentino di aggirare la melanina della pelle per colpire solo ed esclusivamente quella del bulbo. «A parte queste poche controindicazioni, si tratta di una tecnica con un’ampia applicabilità, a cui chiunque può sottoporsi, purché abbia peli scuri. Un trattamento senza limiti d’età, adatto quindi anche alle adolescenti, molto efficace», conclude Benci.
Lunghezza d’onda
Che cos’è in pratica la fotoepilazione.
Ecco le sorgenti degli impulsi luminosi:
laser, caratterizzato da un’emissione monocromatica e coerente. Ne esistono diversi tipi (rubino, alessandrite, diodico, NdYAG) distinti per le diverse lunghezze d’onda. Agisce più efficacemente su peli grossi e neri.
IPL o luce pulsata, caratterizzata da un’emissione non coerente che utilizza uno spettro di lunghezze d’onda che vanno da 500 a 1.200 nanometri. Viene impiegata una lampada allo Xenon che produce scariche ad alta intensità. È indicata per un maggior numero di fototipi.
Entrambe le tecniche possono basarsi su un contatto diretto, attraverso uno zaffiro o una lente di vetro, e le apparecchiature sono dotate di dispositivi per il raffreddamento e la protezione dell’epidermide.
Non sono state riscontrate differenze effettive nell’efficacia tra i due tipi di trattamenti.
INFO
http://e-lactancia.org/media/papers/DepilacionLaser-JCosmLs2005. pdf
http://blog.clickfarma.it/2015/07/fotodepilazione-laser-oluce- pulsata-che-differenza-ce/