Se il colore sullo schermo del “meteo del sangue” del Centro Regionale è nero significa che siamo in emergenza per il sangue di quel gruppo specifico, se è rosso che c’è comunque un’urgenza, mentre il verde indica che c’è un’ampia disponibilità (il 14 novembre, giorno in cui abbiamo ultimato quest’articolo, il quadro vedeva un’allerta per il sangue 0 negativo, una criticità per A negativo e 0 positivo). La disponibilità di sangue in Toscana è tracciata minuto per minuto, ma ogni giorno la situazione può mutare. Non sta cambiando tendenza, invece, la progressiva decrescita del numero dei donatori di sangue e plasma (attualmente sono 114mila). Nasce così la campagna di Natale di Unicoop Tirreno e le altre Cooperative di Consumo del Distretto Tirrenico, stimolata dalla Regione Toscana: informare e sensibilizzare a un gesto di solidarietà che non costa nulla e ha un immenso valore.
Il richiamo del sangue
In una regione tradizionalmente generosa e sostanzialmente autosufficiente per il sangue il calo dei donatori ha una spiegazione principalmente demografica, come spiega l’assessore alla Salute Simone Bezzini: «Sono più i donatori costretti a rinunciare a donare per raggiunti limiti d’età dei diciottenni che entrano nel sistema. Il calo delle nascite e l’aumento dell’aspettativa di vita fanno sì che l’età media in Italia sia di 45,7 anni, mentre nel 2050 sarà di 50,7». Più persone in età avanzata significa anche un maggior numero di patologie e quindi più bisogno di sangue e plasma, mentre la platea dei potenziali donatori si riduce. «Ecco che ci troviamo sempre più spesso in emergenza, costretti quindi a fare appelli, specialmente in estate quando donare, anche a causa delle alte temperature, può risultare più difficile, e molte persone sono in vacanza mentre le malattie non vanno mai in ferie», aggiunge Simona Carli, direttrice del Centro Regionale Sangue. Nemmeno i nuovi italiani, gli immigrati che scelgono di stabilirsi in Italia e che rappresentano circa il 10% della popolazione, riescono a riequilibrare la situazione.
«Non è vero che non c’è predisposizione, perché la cultura del dono è presente in tutte le popolazioni, ma cambiano le modalità per fare arrivare il messaggio: ad esempio, gli induisti aderiscono al sistema della donazione, se capiscono che si tratta di una buona azione che può aiutarli a sperare in una migliore reincarnazione nella vita successiva». Parlando con Carli si scoprono molte cose interessanti sulle comunità straniere che hanno scelto di risiedere in Toscana. Come che fra i musulmani sono le donne maggiormente propense a donare sangue (circa il 60%) oppure che per gli albanesi una spinta notevole è arrivata dall’accordo di cooperazione internazionale per cui la parte degli emoderivati prodotti in Toscana, eventualmente in esubero rispetto alle necessità nazionali, viene messa a disposizione della sanità albanese.
Un dono a chi ha bisogno e alla comunità.
Quello che c’è da sapere
Sangue o plasma? Vediamo i due tipi di donazione.
L’invito dunque è rivolto a tutti coloro che sono nella condizione di poter donare sangue o plasma. Due, infatti, sono le possibilità: sangue intero, quello che serve per le trasfusioni (più frequenti di quanto si pensa), e il plasma, cioè la componente liquida del sangue. Mentre nel primo caso il sangue prelevato viene separato in laboratorio e si ottengono globuli rossi, piastrine e plasma, per la plasmaferesi (la donazione del solo plasma) la separazione fra le varie componenti avviene al momento del prelievo: viene quindi trattenuta solo la parte liquida, mentre la parte corpuscolata è reinfusa nel donatore.
La donazione del plasma risulta perciò meno pesante per l’organismo – e infatti devono passare solo 14 giorni fra una seduta e l’altra –, anche se richiede più tempo, fra i 35 e i 45 minuti, e forse per questo sono meno le persone che la scelgono. È, però, un contributo fondamentale alla comunità, perché dal plasma si producono albumina, antitrombina, immunoglobuline, fattore VIII e altri fattori per la coagulazione, farmaci spesso salvavita per la cura di persone che soffrono di problemi della coagulazione, di deficit immunitari, patologie neurologiche ed epatiche.
Il bello di donare
"È iniziato tutto durante il Covid. L’Avis si è rivolta alla comunità musulmana di Pontedera, spiegando l’importanza della donazione, e ho deciso di provare. Mi gira un po’ la testa immediatamente dopo aver donato il plasma, ma passa subito con una ricca colazione. Sono felice di aiutare altre persone. Donate, se potete farlo." Soukaina Bounif, 22 anni, in Italia da quando ne aveva 4, da quasi 3 anni è una donatrice.
Grazie
"Per chi soffre di malattie come la mia un donatore è una mano tesa sull’orlo di un precipizio. Chi compie questo gesto così semplice, ma importante, mettendo a disposizione di altri sangue e tempo, senza ricevere niente in cambio, è un eroe. "
Alessandro Segato, fiorentino, 55 anni, a 40 ha scoperto di soffrire di una rara malattia, l’immunodeficienza congenita primitiva.
DOVE SI DONA.
Ci si può rivolgere (anche per telefono) al Centro Trasfusionale più vicino – sono presenti in ogni Ospedale della Toscana – e alle 20 Unità di Raccolta gestite dalle associazioni di volontariato. O ancora, alle associazioni Avis, Anpas, Croce Rossa e Fratres.
Altre informazioni su www.regionetoscana.it/donareilsangue