Giugno scorso è stato il più caldo di oltre un secolo sia nel mondo sia in Europa, con i 46 gradi registrati in Provenza il giorno 28, record assoluto della storia meteorologica francese. In Italia, secondo i dati del CNR-ISAC di Bologna, è risultato in seconda posizione in oltre 200 anni, appena dopo quello rovente del 2003. Anche la prima metà di luglio è stata in Italia di circa 1 grado al di sopra della media, con 44 gradi raggiunti in Sicilia il giorno 10. Ma più vivi nella memoria sono i forti nubifragi con grandine e vento tempestoso che hanno colpito soprattutto la costa adriatica e addirittura la neve scesa fino a 2.500 metri sulle Alpi il 15 luglio.
A che cosa sono dovuti sbalzi così repentini? Sembra derivino almeno in parte da una maggiore ondulazione della corrente a getto. Il veloce fiume d’aria che scorre ad alta quota da ovest verso est pare stia rallentando a causa del forte riscaldamento dell’oceano Artico e produce quindi un’alternanza di ondulazioni profonde migliaia di chilometri, come i meandri di un fiume lento.
el cavo dell’onda l’aria fredda polare può raggiungere i tropici, mentre nella cresta dell’onda è l’aria rovente africana che può spingersi fino all’Artico. Questa configurazione provoca estremi climatici più marcati e persistenti. Il servizio meteorologico tedesco ha rilevato che giugno è Un brutto clima Riscaldamento globale e cambiamento climatico sono un fatto e c’è ancora chi li nega.
Dati freschi – si fa per dire – sul tema. stato il più caldo e soleggiato della storia del Paese, un fenomeno che secondo lo studio di Andrew King dell’Università di Melbourne e David Karoly dell’Università di Oxford avrebbe in assenza di riscaldamento globale una probabilità annuale di accadere dell’1%, mentre ora è già del 25% e potrebbe essere del 59% con un mondo più caldo di 2 gradi: come dire che oltre 1 anno su 2 sperimenteremo estati roventi come quella del 2003. In questo quadro preoccupante, che vede il consenso scientifico globale da parte degli studiosi e dei massimi organi delle Nazioni Unite, tocca ancora assistere in Italia alla petizione degli accademici negazionisti indirizzata ai massimi organi dello Stato.
Si tratta di una frangia di irriducibili, in massima parte rappresentativi di discipline scientifiche che non hanno a che fare con la climatologia, che ha suscitato la reazione dei ricercatori del settore clima, meteorologia e scienze del sistema terrestre: in oltre 300 hanno firmato la petizione a favore di rapide e incisive misure di contenimento del riscaldamento globale. Cito questo episodio, apparentemente banale, perché mi sembra puerile che si debba ancora oggi affrontare la più grande minaccia per il nostro futuro a colpi di petizioni, mentre secondo l’IPCC (Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici) occorrerebbe “uno sforzo senza precedenti” nella storia dell’umanità per uscire da questo pericoloso scenario.
Comunque la petizione degli scienziati negazionisti ha almeno un vantaggio: rende disponibile ai nostri giovani studenti, che lottano per il loro futuro sollecitati da Greta Thunberg, una lista autografa dei loro nemici.