Il mal di testa, la scusa perfetta per evitare impegni pesanti o noiosi, è in realtà una condizione molto diffusa che non colpisce solo gli adulti, ma anche i bambini, e con i più piccoli non è sempre facile capire l’origine o l’intensità del dolore. La cefalea, definita genericamente mal di testa, è infatti un dolore complesso, difficile da descrivere, che spesso è determinato da molti fattori. Quando ci si trova di fronte a un bambino che accusa mal di testa è necessario capire di quale tipo si tratti per poter intervenire al meglio.
Capo d’imputazione
Esistono, infatti, due tipologie principali: le cefalee primarie, un disordine neurologico di cui fanno parte la comune cefalea tensiva, l’emicrania e altre forme più rare come la cefalea a grappolo, e quelle secondarie che derivano da un problema specifico, come un trauma fisico o un disturbo circolatorio, e proprio per questo più facili da trattare e gestire. «Si tratta di uno dei disturbi più diffusi fra i bambini e gli adolescenti, con un’incidenza in età scolare del 10-20%, che aumenta sino al 87-94% nella fascia 13-14 anni, senza differenze significative fra i sessi prima della pubertà – spiega Vincenzo Guidetti, professore ordinario alla “Sapienza” di Roma e specializzato in neuropsichiatria infantile –. Sebbene molti mal di testa nei bambini non siano sintomo di patologie gravi, la loro influenza sulrendimento scolastico, sull’umore e sulla qualità della vita in generale può essere fortemente debilitante», aggiunge. I genitori possono fare attenzione proprio a questi cambiamenti per riuscire a capire se si tratta di una vera cefalea o della manifestazione di un diverso tipo di disagio. «Le componenti di natura emotiva giocano un ruolo fondamentale in molti piccoli pazienti, sia come fattori scatenanti l’attacco di mal di testa sia come fattori causali», precisa Guidetti.
Fattori scatenanti
Campanelli d’allarme per le famiglie potrebbero essere un’improvvisa o anche progressiva chiusura in se stessi, la comparsa di difficoltà scolastiche, un eccesso di ansia nelle occasioni di vita comune e in generale una trasformazione nelle modalità di relazione con il mondo esterno. Ma ci sono sintomi abbastanza eclatanti che possono far escludere l’ipotesi emotiva a favore di un vero caso di cefalea primaria: se il bambino presenta dolori addominali ricorrenti, vomito ciclico, vertigini, torcicollo, sarà necessario contattare il proprio medico pediatra, che valuterà o meno la necessità di avviare un percorso diagnostico più complesso. «Trattandosi di bambini, la semplice terapia a base di analgesici, efficace negli adulti, potrebbe risultare inutile se non si inquadra il piccolo paziente nel suo contesto – chiarisce il neuropsichiatra –, cercando di verificare quali possano essere i fattori scatenanti come, per esempio, il poco sonno, l’eccesso di attività o una dieta squilibrata. Modificare lo stile di vita può quindi essere un grande aiuto e integrarsi con l’eventuale trattamento farmacologico». Il mal di testa è, infatti, uno di quei disturbi complessi con una forte componente psicosomatica, quindi i bambini, proprio perché più sensibili e meno capaci degli adulti di gestire le emozioni, possono subire maggiormente l’influenza dei fattori ambientali.
A disagio
E che dire delle nuove tecnologie? Della tendenza a rimanere davanti allo schermo di un iPad o di un computer per tante ore al giorno? Esiste insomma un mal di testa da web? «L’eccesso di esposizione a telefonini e tablet – continua il professore – può contribuire agli attacchi nei bambini che hanno già familiarità con la cefalea, ma ogni bambino reagisce in modo diverso e particolare. Gli eccessi sono sempre sbagliati e anche nel caso della cefalea, una vita equilibrata è sicuramente un’ottima terapia iniziale». Come si affronta invece un mal di testa simulato? «In questa situazione il bambino sta esprimendo, attraverso una bugia, un qualche tipo di disagio che può essere legato proprio ad aspetti della vita quotidiana – risponde Guidetti –. È quindi molto importante che i genitori cerchino di ascoltare e comprendere e successivamente, se si rendono conto di trovarsi di fronte a una situazione patologica, rivolgersi a un medico esperto, evitando qualsiasi tipo di medicazione o intervento farmacologico fai-da-te. Che sia reale o simulato – sottolinea Guidetti – il mal di testa in età giovanile non deve essere sottovalutato perché cela sempre un malessere, di cui bisogna scoprire la natura».
Fin da bambino
A seconda della causa cambia la cura del mal di testa dei piccoli che ne soffrono.
Il trattamento è strettamente legato alla causa del disturbo. Nel caso delle cefalee secondarie, ovvero quelle che sono manifestazione di un’altra malattia, come una sinusite, la terapia del mal di testa coincide di fatto con la terapia per la malattia primaria che lo provoca. Le cefalee primarie, cioè quelle che non sono apparentemente riferibili a un’altra causa, possono avere diverse possibilità terapeutiche, ma è di fondamentale importanza che qualsiasi scelta venga portata avanti sotto controllo medico, perché l’automedicazione, sconsigliabile nell’adulto, nel bambino può essere pericolosa. Esistono due tipi di trattamento delle cefalee primarie: terapia dell’attacco e terapia della profilassi. La terapia dell’attacco consiste nell’utilizzare tutti i mezzi, inclusi quelli farmacologici, per ridurre il dolore del bambino. Questo non solo per il suo benessere immediato, ma anche perché il dolore non trattato tende a ripetersi e quindi a cronicizzarsi. La terapia della profilassi, che può essere o meno di tipo farmacologico, viene invece proposta dal pediatra o dallo specialista del centro cefalee quando la frequenza e l’intensità dei mal di testa sono tali da interferire con le attività quotidiane del bambino, ed è quindi più approfondita e personalizzata, indaga tutti gli aspetti che possono aver portato al manifestarsi del problema. Quando i genitori, dopo attenta osservazione o eventuali visite mediche, si rendono conto che i mal di testa accusati dal bambino sono di natura emotiva, potrebbe essere utile rivolgersi a un analista infantile. Anche una consultazione in pochi incontri potrebbe aiutarlo a tranquillizzarsi, riducendo così i livelli di ansia che probabilmente scatenano le crisi.
INFO www.ospedalebambinogesu.it/mal-di-testa