Uscendo dal silenzio, in tante hanno imboccato una strada nuova e hanno ricevuto quel sostegno che ancora in troppe non riescono a trovare: quest’anno, a fine settembre, si contavano in Italia già 90 donne uccise, di cui 75 in ambito familiare e affettivo. 1 ogni 3 giorni, in un crescendo di casi di cronaca sempre più raccapriccianti e dolorosi, a cui si arriva quasi sempre dopo un’escalation di minacce e violenze da parte di mariti, compagni, amici ed ex che vogliono disporre a piacimento delle donne e non accettano di perdere controllo e potere. La punta di un iceberg che poggia solidamente su una cultura e un contesto sociale, quello italiano, in cui le donne sono ancora subalterne da tanti punti di vista.
Le parole per dirlo
Rompere il silenzio, rifiutare la violenza, trovare le “parole per dirlo”, è proprio l’invito che Coop rivolge a tutte le donne, con una nuova tappa della campagna Close the gap contro la disuguaglianza tra uomini e donne: Il silenzio parla che, nel mese della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), prenderà il via nei negozi delle Cooperative di Consumatori.
«Di violenza alle donne parlano tutti tranne le vittime: giornalisti, psicologi, avvocati, opinionisti... Spesso finendo per colpevolizzare proprio chi la violenza l’ha subita, come è avvenuto in diversi casi eclatanti anche di recente. Invece un’altra strada è possibile – spiega Maura Latini, presidente di Coop Italia –: raccogliere e far emergere le storie delle donne vittime di violenza, mettere il loro punto di vista al centro della riflessione e dell’attenzione di tutti».
Coop dà loro voce, grazie alla collaborazione con l’associazione Differenza Donna, che gestisce il 1522, e mette a disposizione i propri prodotti e i propri spazi per diventare luogo di confronto e condivisione su questo tema. Grazie a un QR code inserito sulla confezione di quasi mezzo milione di pacchetti di diversi frollini classici Coop si potranno ascoltare le storie delle donne che hanno subito violenza direttamente dalla loro voce. O, meglio, da quella di alcune attrici che hanno accettato di interpretare il loro racconto, narrato in prima persona e con l’aiuto delle operatrici di Differenza Donna. Un modo per conoscere e riconoscersi, entrando nelle emozioni e nel vissuto di chi ha affrontato un percorso di abuso, ma anche di rinascita.
A queste testimonianze Coop aggiunge un invito: se stai vivendo o sei a conoscenza di storie come queste, contatta il 1522.
Ogni giorno al 1522 arrivano in media circa 200 segnalazioni, 58mila all’anno, con picchi di 280 quando si parla di più di violenza, come il 25 novembre: telefonate, ma anche contatti via app, scrivendo in chat. A volte è più semplice, infatti, scrivere che affrontare una telefonata a voce – spiegano le operatrici – o chattare senza essere ascoltate, magari in bagno. A scrivere e chiamare sono anche, in molti casi, amici o parenti della vittima che conoscono il suo dramma e vogliono capire come muoversi per essere d’aiuto
Anna è giovane e innamorata, ma appena sposata ha scoperto in suo marito l’inferno: dalle offese si è passati alle minacce, alle spinte, agli schiaffoni... Con due bambini piccoli e senza un lavoro stabile, uscire dalla casa-prigione dove si sente reclusa sembra impossibile.
Isabella, invece, voleva farla finita col fidanzato gelosissimo dopo averlo frequentato per poche settimane. Quando ha cercato di chiudere con lui lo ha visto trasformarsi in uno stalker che la perseguita senza tregua, giorno e notte, con centinaia di messaggi e pedinamenti.
E ancora Sara, dopo una vita di botte, si è ritrovata in ospedale e ha finalmente deciso di dire basta. I nomi sono inventati, ma le storie sono verissime e, per fortuna, hanno un lieto fine: sono alcune delle donne che hanno trovato la forza di lanciare un grido di aiuto e salvarsi chiamando il 1522.
Numero reale
Aiuto concreto e vicinanza alle vittime di violenza: il 1522, gratuito e prezioso.
Il numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza e lo stalking, messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, offre un sostegno concreto alle vittime di violenza. Attivo 24 ore su 24, tutti i giorni, è accessibile sull’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, via telefono o chat. L’accoglienza è disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo, ucraino, portoghese e polacco. Chi contatta il servizio è protetto dall’anonimato e gode della massima riservatezza: le operatrici danno una prima risposta alle vittime di violenza e stalking, offrendo ascolto, informazioni utili e orientamento, se serve anche grazie a figure specializzate come avvocate e psicologhe. In questa prima fase, inoltre, il 1522 fa anche una valutazione del rischio di recidiva e di femminicidio, per indirizzare in modo corretto le donne verso i diversi servizi sociosanitari pubblici e privati presenti sul territorio, dove possono essere protette e sostenute. Strutture come i centri antiviolenza, ma anche le forze dell’ordine e le case rifugio. Compito del 1522 è, infatti, anche quello di segnalare casi urgenti che mettono a repentaglio la vita della donna.
Frollini che parlano...
Loro non cambiano, la confezione sì: è bianca per l’occasione e riporta in evidenza un QR code da inquadrare con il cellulare, approdando così alla pagina web con alcune storie vere di ”violenza di genere”.
Voce di donna
Sostegno ai centri antiviolenza e a Differenza Donna: Unicoop Tirreno vicina alle vittime.
Coop lo fa con i mezzi a sua disposizione: i Supermercati e i prodotti a marchio. Sono lo strumento di contatto diretto con i propri soci e clienti, il mezzo più consono alla Cooperativa per diffondere un messaggio come quello della campagna Il silenzio parla, in occasione del 25 novembre. In questi giorni nei Supermercati tutto parla di questo, per dare voce alle donne, con un fine concreto: Unicoop Tirreno destinerà, infatti, parte dei proventi delle vendite dei frollini ai centri antiviolenza riconosciuti dalla Regione Toscana, a quelli nel Lazio e in Umbria con i quali la Cooperativa collabora e al call center della rete regionale del 1522. Il silenzio parla, raffigurato dall’illustratrice Elisa Puglielli, diventa anche una borsina colorata la cui vendita porterà un contributo all’associazione Differenza Donna (50 centesimi per ogni borsina venduta).
Per rompere il silenzio sulla violenza.
Vittime e carnefici
Sulla violazione dei diritti umani che la violenza sulle donne rappresenta e sul nuovo Codice rosso la parola a Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna
«Oggi sappiamo che in Italia 1 uomo su 3 è violento e dunque 1 donna su 3 ne subisce la violenza. Si tratta di una grave violazione dei diritti umani ma nella nostra società, intrisa di cultura patriarcale, la violenza sulle donne viene normalizzata e banalizzata», dichiara Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna. Anche per questo, prima di prendere pienamente coscienza degli abusi subiti e trovare il modo di allontanarsi dal carnefice passano, spesso, anni: per il 39,8% delle donne sono trascorsi più di 5 anni dai primi episodi di violenza subita, per il 34% da 1 a 5 anni, per il 14,8% da 6 mesi a 1 anno e per il 7,5% meno di 6 mesi. Un lasso di tempo che va diminuendo, ma per motivi tutt’altro che rassicuranti.
Spiega Ercoli: «oggi le nuove generazioni sono più consapevoli e informate e sono circondate da una rete antiviolenza più sviluppata che consente di far emergere prima il fenomeno. Ma è vero anche che oggi la violenza maschile si scatena e cresce in modo sempre più duro e veloce: la nuova generazione di uomini è violenta in modo più intenso, rapido e grave in termini di rischio. Anche tra i più giovani si perpetua un modello di relazione impari, confermato da 120 casi di femminicidio all’anno dovuti quasi sempre a uomini che non accettano la separazione. Così la dipendenza maschile si trasforma in violenza». Intanto, è cambiato da pochi mesi il cosiddetto Codice rosso, la normativa penale e processuale sulla violenza domestica e di genere. Un iter accusato di aver prodotto ben pochi risultati, viste le tante uccisioni di donne che pure si erano rivolte alle forze dell’ordine per proteggersi. Oltre all’obbligo già esistente per il pubblico ministero di sentire la persona offesa o chi ha riferito i fatti di reato entro 3 giorni dalla denuncia, è previsto che in caso di inadempienza il procuratore della Repubblica possa revocare l’assegnazione e delegarla a un altro magistrato dell’ufficio. Basterà? «Alcuni aspetti sono apprezzabili – risponde la presidente di Differenza Donna – e la nuova normativa dettaglia meglio le procedure, ma in mancanza di fondi rischia di restare lettera morta: senza risorse aggiuntive come faranno i tribunali a intervenire più rapidamente? Chi denuncia la violenza subita finisce per rischiare ancora di più la vita se non ha altre risposte intorno. Dunque, prima di denunciare bisogna conoscere i propri diritti, comprendere i pericoli e assicurarsi una rete di protezione, per poi decidere cosa fare». Non servono dunque nuove leggi, basterebbe applicare quelle che ci sono e incidere sui problemi strutturali e culturali alla base della violenza. «Servirebbero pool antiviolenza, forze dell’ordine specializzate, procedure chiare, magistrati competenti, ma anche docenti formati, percorsi e libri scolastici, campagne capaci di incidere sulle relazioni intime mettendo al centro la responsabilità degli uomini violenti. Tutte cose che costano e che, a differenza di una legge, non si fanno a budget zero», conclude Ercoli.