Si fa per ridere

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9 Aprile 2018
Un comico nato, tutto teatro e famiglia, che ama la buona tavola e va a fare la spesa. La parola a Enrico Montesano.
di Maria Antonietta Schiavina

Romano di Roma e fedele alla sua città anche se dice: «non è più quella di un tempo e certe volte mi fa pure arrabbiare», Enrico Montesano, classe 1945, due mogli, sei figli avuti da donne diverse ma legatissimi fra di loro e molto amati, ci ha fatto ridere per tanti anni con le sue commedie, i film e gli spettacoli televisivi. E lo fa ancora perché la sua comicità non conosce epoca.
Gli inizi con le imitazioni di Aldo Fabrizi, Totò, Fred Bongusto, il nome d’arte, cancellato dopo poco di Henry Monsano.
E una lunga gavetta che è incominciata dal Puff, il locale trasteverino di Lando Fiorini; per proseguire con Il Bagaglino con il personaggio di Felice Allegria e regalarci ogni volta momenti di grande comicità.

Lei adesso è un mito per i giovani che vogliono fare teatro brillante. Ma quali sono stati i suoi miti?
«I divi del cinema americano che ci aveva invaso con le sue figurine nei pacchetti di gomma americana. Veronica Lake, Alan Ladd, Gary Cooper, Marlon Brando, Clark Gable, Frank Sinatra. Ma anche Buster Keaton, Jerry Lewis e Totò. Bravissimi. Dei veri geni della risata».

Tanta televisione da Che domenica amici a Senza rete, da Un disco per l’estate a Canzonissima, a Teatro 10, a Dove sta Zazà. Poi, però, negli ultimi anni si è dedicato quasi totalmente al teatro.
«Dopo Rugantino e Il Marchese del Grillo adesso mi cimento con il Conte Tacchia, un’amatissima maschera romana che in un certo senso chiude la trilogia. Uno spettacolo che a Roma ha avuto un grande successo e che vorrei portare in giro per l’Italia».

Nella commedia c’è Michele Enrico, uno dei suoi figli.
«Sì, lui ha già lavorato con me ne Il Marchese del Grillo, ha 29 anni, vorrebbe fare l’attore e ce la sta mettendo tutta per riuscirci».

Parliamo di politica.
«Per carità! Mi sono impegnato in questo senso nel periodo dell’illusione collettiva, quando si sperava ancora e si era più uniti. Ma nel 1996 mi sono dimesso da parlamentare europeo, rinunciando al vitalizio e senza mai pentirmi».

Quando non lavora, che cosa fa?
«Ho ancora quella sana curiosità dei bambini. Qualunque argomento mi interessa e cerco di approfondirlo. Ma mi piace anche andare in giro per le strade di Roma senza meta oppure a fare la spesa scegliendo con cura ciò che mangio».

Supermercato o negozio sotto casa?
«Tutti e due. Nel negozio sotto casa o nel quartiere c’è il rapporto diretto con il proprietario, cosa che nel supermercato non può esserci. Però la scelta è più varia e ci vado spesso quando cerco qualcosa di particolare che posso trovare solo lì».