settembre 2018. L'intervento del presidente

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3 Settembre 2018
di Marco Lami

Chi non è rimasto impressionato dalle numerose immagini comparse durante l’estate sulla stampa e sul web di una tartaruga imprigionata in mare da un’enorme quantità di rifiuti di plastica? Oppure da quella rinvenuta nello stomaco di una balena?

Abbiamo letto (anche su questa rivista) di addensamenti negli oceani di milioni di tonnellate di plastica, vere e proprie isole alla deriva. Queste immagini scuotono le coscienze più di tante parole e con la loro forza immediata richiamano l’attenzione su un problema serio con cui bisogna confrontarsi senza più porre tempo in mezzo, perché la plastica abbandonata, soprattutto in mare, rischia di soffocare l’ecosistema. Non si tratta di demonizzare un materiale che ha consentito in questi decenni la soluzione di molti piccoli e grandi problemi di ordine pratico: per esempio, rimanendo in un ambito che ci riguarda, la possibilità di conservare correttamente gli alimenti riducendo anche così gli sprechi. Come spesso succede, però, un utilizzo massiccio, con scarsa consapevolezza delle conseguenze dell’impatto ambientale, provoca col passare del tempo danni tutt’altro che trascurabili. A venirci in aiuto è la rapida evoluzione della tecnologia, insieme a corretti stili di consumo, come il riuso: basti pensare alla biodegradabilità e al possibile riciclaggio di questo materiale con soluzioni che nel giro di pochi anni da sperimentali sono diventate produttive. I mezzi dunque ci sono; si tratta a questo punto di agire su vasta scala così da produrre risultati rilevanti sul versante della riduzione dei rifiuti plastici e dell’uso di plastica riciclata. La Commissione Europea ha recentemente varato un programma che si pone l’obiettivo di utilizzare al 2025 almeno 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata, richiedendo ai vari soggetti economici, stati e imprese, impegni cogenti in questa direzione, per salvaguardare l’ambiente dall’inquinamento e promuovere un modello di economia circolare come via per la crescita e l’innovazione. E su questa strada Coop si è incamminata da anni, dall’uso di borsine biodegradabili o riutilizzabili ai piatti e bicchieri in PLA, alla produzione di bastoncini di cotone per la pulizia delle orecchie a marchio Coop biodegradabili, anticipando spesso gli obblighi di legge. Tutte le Cooperative hanno deciso di perseguire questo ulteriore obiettivo fissato dalla Commissione Europea, assumendosi impegni vincolanti a partire dal prodotto a marchio: impiego per gli imballaggi di materiale riciclato o riciclabile e riduzione dell’uso della plastica incoraggiando il riuso. Una campagna questa (cfr. Speciale plastica a pag. 15) che ci impegnerà a fondo nei prossimi anni e che sarà tra le più importanti di quelle promosse da Coop – e sono state tante – nel corso della sua storia. Una campagna che soddisfa e sviluppa quel valore di tutela dell’ambiente che è tra i nostri principi fondativi.