Rieccoli sugli scaffali per “un altro giro di giostra”. Che non è il primo e non sarà, probabilmente, nemmeno l’ultimo. Hanno già vissuto in forma diversa, hanno altre storie alle spalle e potremmo averli incontrati in passato. Anche per questo, forse, agli occhi dei consumatori, che li amano e li cercano, hanno un fascino particolare. Di certo fanno bene all’ambiente, riducendo rifiuti e sprechi. Sono gli oggetti fatti con materiali riciclati, soprattutto con la plastica. Ora in Coop si riconoscono dal marchio toh! chi si rivede, lanciato per identificare confezioni e prodotti dell’economia circolare realizzati con materiali di riciclo post-consumo.
Segni di seconda vita
Spesso sono fatti con scarti provenienti dal circuito Coop, chiudendo così un circolo virtuoso che gira al contrario: partendo dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica si arriva agli oggetti di uso quotidiano che usiamo a casa. Comunque, si tratta di prodotti a marchio Coop che devono contenere oltre il 70% di plastica rigenerata – che non è facile, oggi, neppure trovare sul mercato: l’Italia ne importa il 12% –, cui viene data una seconda vita con processi industriali complessi e attraverso aziende specializzate. Oppure, toh! chi si rivede identifica confezioni o prodotti Coop che usano processi di produzione ad alta “innovazione” nel riutilizzo di un certo materiale.
Il risultato? Oggetti belli ma più “circolari”, come quelli della linea di utensili per la casa firmata per Coop da Guzzini. La scelta fatta da Coop con toh! chi si rivede è quella di percorrere fino in fondo la strada dell’economia circolare, così il marchio comprende anche altri materiali: carta, alluminio o polistirolo. La plastica nobilitata che diventa materia prima seconda, come richiesto dall’UE, è dunque soltanto la punta di un grande iceberg che sta emergendo. A dire il vero, le Cooperative di Consumo non sono nuove a tale attività di riciclo che ora, attraverso questo logo e una campagna specifica, viene lanciata in grande stile.
La conferma arriva dalla responsabile sostenibilità e innovazione valori di Coop Italia, Chiara Faenza, che snocciola i dati degli ultimi 3 anni: «Da luglio 2018 a giugno 2021 abbiamo risparmiato 8.500 tonnellate di plastica vergine equivalente, anche con la scelta di usare plastica riciclata che è sempre più presente nella composizione di flaconi, bottiglie e altri imballi per prodotti a marchio Coop».
Atto di rinascita
“Fame” di plastica rigenerata e l’Italia è costretta a importarla dall’estero.
È sempre più apprezzata e ricercata dai consumatori al punto da scarseggiare. Anche perché i prezzi delle materie prime sono esplosi e il riciclo, oltre che di tendenza, conviene. Tanta è, oggi, la fame di polimeri da rigenerare per farne, soprattutto, imballaggi e articoli casalinghi o per il giardinaggio (entrambi al di sopra di una quota del 30% del totale recuperato), che l’Italia si trova costretta a importarne il 12% dall’estero, nonostante l’aumento del 17% della produzione nazionale.
Da dove arriva tutta questa plastica riciclata? Il 70% proviene dalla raccolta differenziata dei cittadini, che oggi si limita agli imballaggi ma che potrebbe, secondo alcuni, essere allargata ai beni durevoli per soddisfare la domanda. In questo “rinascimento” sono impegnate, nel complesso, oltre 350 aziende, mentre i produttori di materie prime seconde sono circa 200. E i rifiuti quando non finiscono bruciati negli inceneritori, che cosa diventano?
Il Rapporto 2022 di Assorimap e Plastic Consult indica come principali sbocchi – oltre, come si diceva, agli imballaggi rigidi e agli articoli per casa e giardinaggio – tutto ciò che serve al comparto dell’edilizia e delle costruzioni. Insomma, un modo diverso di consumare che parte, letteralmente, dalle fondamenta e approda in cucina.