Piacere bio

  Aggiungi ai preferiti
Senza pesticidi né fertilizzanti sintetici, rispettosi della biodiversità, più controllati e sicuri, dalle grandi qualità nutrizionali, buoni per l’ambiente e per la nostra salute. Le tante ragioni per scegliere i prodotti biologici, sempre più presenti sulla tavola degli italiani. Intanto, però, una legge quadro sull’agricoltura biologica per rendere i controlli ancora più stretti è sempre in attesa di approvazione.

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di ottobre 2019

Vai all'Archivio di NuovoConsumo

Per moda, per paura del cibo transgenico, in nome dell’ambiente e della salute o per tutti questi motivi insieme. Comunque sia, un fatto è certo: i prodotti biologici sono sempre più presenti sulla tavola degli italiani. Negli ultimi 7 anni il mercato bio è cresciuto molto, con un segno più, ancora nel 2018, dell’8% e un significativo ampliamento anche tra i prodotti dedicati alla casa e alla persona, oltre a quelli alimentari. Con un aumento del 71% in 7 anni, gli ettari coltivati a biologico sono 1 milione e 900mila, pari al 15,4% della superficie agricola nazionale e oltre 75mila le imprese coinvolte. Quello italiano è il terzo mercato europeo per i prodotti bio, con un giro d’affari di 5,6 miliardi di euro, di cui oltre 3 miliardi e mezzo di vendite in Italia e 2 miliardi di export. Ma il biologico è una reale garanzia per i consumatori? È davvero migliore degli altri per qualità e salubrità?

Sotto stretto controllo
«È evidente – risponde Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio – che i consumatori chiedono sempre di più prodotti senza chimica di sintesi. E c’è fiducia verso il biologico perché sono i prodotti più controllati di tutti». Controlli a cui si aggiunge un sempre più forte impegno contro tentativi di truffe «in primo luogo truffe contro i tanti produttori onesti e, a quanto si è visto, che riguardano quasi sempre prodotti d’importazione – continua Mammuccini –. Tutto questo crea un danno all’intero settore. Perciò Federbio si è costituita parte civile nei principali procedimenti giudiziari che si sono aperti negli ultimi anni. Vogliamo intensificare i controlli attraverso procedure avanzate e moderni sistemi che garantiscano la completa tracciabilità dei prodotti, rafforzando la vigilanza del Ministero e superando definitivamente ogni possibile conflitto di interesse fra organismi di certificazione e operatori». Un rafforzamento dei controlli previsto dalla legge quadro sull’agricoltura biologica, che è già stata approvata a larga maggioranza alla Camera, in attesa di approvazione in Senato. Un passettino avanti l’iter l’aveva fatto a luglio scorso con un’audizione in Commissione agricoltura, ma il panorama politico è fluido ed è difficile fare previsioni.

Resa dei conti
Nel dibattito intorno alla legge, sostenuta da tutte le associazioni agricole, comprese Confagricoltura e Coldiretti, è stato approfondito anche il tema delle rese più basse dei terreni coltivati, cosicché, sostengono i critici, servirebbe più estensione di terra per realizzare lo stesso raccolto. Una visione contestata con forza da chi opera nel biologico: «L’oscillazione dei rendimenti, a seconda anche delle colture e delle caratteristiche del terreno, va dall’8% al 25% in meno – spiega la presidente di Federbio –. Nel biologico, però, non bisogna considerare solo la resa annuale dei raccolti, ma anche la produttività di un terreno nel tempo. Secondo un rapporto Onu, nel 20% dei suoli si sta verificando una riduzione della produttività per desertificazione, un fenomeno che deriva dall’impoverimento del terreno causato dalla chimica di sintesi e dai concimi chimici. Nelle coltivazioni biologiche, invece, si utilizzano solo fertilizzanti organici (anche grazie all’integrazione tra allevamenti e produzioni agricole) e si segue il principio della rotazione. Inoltre non impiegando diserbanti – aggiunge Mammuccini – si usa la trinciatura delle erbe per arricchire ulteriormente il suolo di sostanza organica. Va inoltre considerato che produciamo anche più cibo di quello che consumiamo, visto che il 30% finisce nei rifiuti». Quindi non si tratta di aumentare le rese dei terreni, quanto piuttosto di distribuire adeguatamente quello che produciamo. «Appunto. Il fatto è che si è puntato a produrre un surplus, finalizzato a ridurre il prezzo che viene corrisposto all’agricoltore – va dritta al punto Mammuccini –. Abbiamo già scordato la triste vicenda dei pastori sardi e del prezzo del latte al litro?

Particolari benefici
Conferma Claudia Sorlini, docente di microbiologia agraria dell’Università degli Studi di Milano: «La sostenibilità in agricoltura non va misurata solo sulle rese, ma anche sulla capacità di aumentare la sostanza organica e la fertilità biologica dei suoli, di conservare la biodiversità, di ridurre l’uso dei prodotti agrochimici. In questo modo si contrasta anche l’erosione dei suoli, che all’Europa costa 1,25 miliardi di euro, problema che colpisce in particolare l’Italia». E poi c’è la questione dei pesticidi: secondo l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ve ne è traccia nel 67% dei punti di campionamento delle acque superficiali e nel 33,5% di quelle sotterranee. Ma in diverse regioni la presenza dei pesticidi è molto più diffusa rispetto al dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli, a Bolzano, in Piemonte e in Veneto, e più dell’80% in Emilia Romagna e Toscana; supera il 70% in Lombardia e a Trento. «Va inoltre ricordato che il biologico promuove la biodiversità, proprio perché non viene usata chimica di sintesi: vermi, uccelli, ragni, piccoli mammiferi sono più presenti sui terreni coltivati con metodo biologico che non su quelli convenzionali», precisa Sorlini. Non sbagliano dunque i consumatori che acquistano il biologico soprattutto pensando ai benefici per la loro salute – nel 52% dei casi –, alla maggiore qualità e ai migliori metodi di produzione. Ma sono in crescita anche le persone che comprano bio per ragioni legate all’ambiente e alla sostenibilità (26%). Per Roberto Zanoni, presidente di Assobio «la scelta biologica riflette un vero cambiamento nelle abitudini alimentari delle persone, che mostrano un sempre maggiore interesse nei confronti dei prodotti naturali, semplici e a basso impatto ambientale».

L’onore dei prezzi
Davvero cambia qualcosa per noi consumatori quando decidiamo di mettere nel piatto cibo biologico? «Intanto sono prodotti con pesticidi pari a zero – evidenzia Mammuccini –, cosa verificata a ogni controllo». E poi, tra le altre virtù del biologico, come rimarca la professoressa Sorlini (cfr. l’intervista sotto), quelle di frutta e verdura che avrebbero un contenuto leggermente superiore di composti fenolici, ovvero gli antiossidanti “spazzini” dei radicali liberi. E non è poco per la nostra salute. Però, c’è chi si lamenta del costo troppo alto. «Su questo fronte – secondo Mammuccini – è necessario rendere efficiente tutta la filiera per non gravare troppo sul consumatore, anche se bisogna dire che in molti casi, grazie anche alla Grande Distribuzione,c’è stato un abbassamento dei prezzi. È indispensabile tuttavia evitare la corsa al ribasso e affermare il principio del “giusto prezzo” dei prodotti agricoli, che deve riconoscere il lavoro che c’è dietro, perché nel bio ci sono costi superiori e regole molto stringenti. Detto questo, si deve aumentare la nostra produzione – conclude la presidente di Federbio – per evitare quanto più possibile il ricorso a prodotti importati. E anche per accrescere le opportunità per i giovani che faticosamente si riaffacciano al mondo agricolo». Ecco la sfida che attende in un prossimo futuro il biologico made in Italy.

Secondo natura
I principi fondamentali che fanno del biologico il biologico.

• Le colture sono soggette a rotazione per migliorare la fertilità del terreno.
• Pesticidi chimici, fertilizzanti sintetici, antibiotici e altre sostanze sono vietate o soggette a rigorose restrizioni.
• Gli organismi geneticamente modificati (ogm) sono vietati.
• Vengono sfruttate le risorse dell’azienda agricola, ad esempio, il letame come fertilizzante o i mangimi prodotti in loco.
• Vengono utilizzate specie vegetali e animali resistenti alle malattie e che si sono adattate nei secoli all’ambiente.
• Il bestiame viene solitamente allevato all’aria aperta e nutrito con foraggio biologico.

Menu completo a base di alimenti biologici: i consigli della dietista.

   
  • Partendo dalla prima colazione, latte e/o yogurt biologici sono un’ottima scelta sin dall’infanzia, accompagnati da cereali, fette biscottate o pane e da una porzione di frutta (anche spremuta). 
  • pranzo via libera a minestre e zuppe calde o fredde di legumi e cereali (il cosiddetto piatto unico), come pasta o riso con legumi, zuppe di legumi con cereali misti, accompagnate da verdure e frutta, rigorosamente di stagione. 
  • E a cena alterniamo le uova e i formaggi – meglio se freschi – alla carne bianca e rossa, senza dimenticare il pesce (se non bio, di allevamento o locale), sempre accompagnati da un contorno di verdura cotta o cruda, pane e frutta di stagione. Il tutto condito con poco, ma buono, olio extravergine d’oliva.
   

Ersilia Troiano -

L'INTERVISTA

Filo bio...logico Per il consumatore, per l’ambiente e per il mondo agricolo. Che cosa comporta la scelta bio lo spiega Claudia Sorlini, professoressa di microbiologica agraria dell’Università degli Studi di Milano
C’è chi considera il biologico una moda senza fondamento. Da un punto di vista scientifico come stanno le cose?
«L’agricoltura biologica non è un’etichetta. È un modello regolamentato dalla normativa europea e da quella italiana, i principi su cui si basa sono trasparenti. La letteratura scientifica internazionale è ricca di pubblicazioni sull’agricoltura biologica, finalizzata ad approfondirne gli effetti, effettuare confronti e a suggerire integrazioni».

Qualcuno sostiene che il bio su larga scala è insostenibile perché comporta un consumo di territorio superiore a quello dell’agricoltura convenzionale per uguali rese di raccolto. È così?
«Le rese dell’agricoltura biologica variano in base alla coltura e alle condizioni ambientali. Comunque, secondo le più recenti e accreditate pubblicazioni scientifiche, sono mediamente inferiori del 20%. Dunque l’osservazione sulla minore produttività è corretta; quello che è sbagliato è dire che l’agricoltura  biologica non è sostenibile. Sono decenni che il concetto di sostenibilità sancito dalle Nazioni Unite deve essere inteso sotto il profilo economico, sociale e ambientale». 

Che cosa significa in pratica?
«La sostenibilità si misura rispetto alla conservazione e all’incremento della sostanza organica e della fertilità dei suoli, alla conservazione della biodiversità, alla riduzione degli input energetici e dell’uso di composti agrochimici, alla  conservazione del paesaggio rurale. E ancora: rispetto alla capacità di un’azienda di stare sul mercato e di offrire condizioni lavorative appropriate. Il fatto che la superficie coltivata a biologico cresca in estensione in tutti i paesi del pianeta è la prova che economicamente le aziende stanno sul mercato. È inoltre fuor di dubbio che l’agricoltura biologica è quella che presta più attenzione alla sostenibilità dell’ambiente, oltre che alla qualità del prodotto e che crea posti di lavoro. Il 20% della produzione in Italia potrebbe essere compensato recuperando una parte dei suoli sottratti all’agricoltura o abbandonati».

L’Italia è uno dei paesi in cui il biologico si è molto diffuso.  Per quali ragioni?
«Fra i paesi europei più importanti, l’Italia è quello con la superficie agraria meno ampia, quasi la metà della Francia e 2/3 della Germania. A parte alcune pianure abbastanza vaste, ha tante aree che non possono essere coltivate con la logica dell’agricoltura intensiva. La vocazione di queste zone è per un’agricoltura basata sulla qualità e non sulla quantità, cioè sulla coltivazione di specie e varietà diverse (biodiversità) possibilmente legate alle caratteristiche (ed eventualmente anche alle tradizioni) del territorio. In questo contesto la conversione al biologico è un percorso quasi naturale che dà valore aggiunto e che risponde alla domanda dei consumatori. A fare da motore a questa conversione, infatti, accanto alla vocazione dei nostri territori, c’è proprio la crescita di interesse degli italiani per un cibo sano prodotto nel rispetto dell’ambiente».

Pensando al consumatore, quali sono le qualità peculiari del biologico?
«Il maggiore vantaggio è che non contiene residui di prodotti fitosanitari o, per inquinamento accidentale, ne contiene in quantità molto minore di quella ritenuta accettabile per l’agricoltura convenzionale. Il fatto che, per esempio, seguendo una dieta bio dopo una settimana la concentrazione di diversi fitosanitari nelle urine si riduca in modo sensibile sta a dimostrarne le virtù. Per quanto riguarda la qualità nutrizionale le pubblicazioni scientifiche danno risposte contrastanti. Però, da una metanalisi recente (basata su un numero molto elevato di evidenze scientifiche) risulta che frutta e verdura avrebbero un contenuto leggermente superiore di composti fenolici; i cereali, in media, una minore quantità di cadmio; i latticini una più alta concentrazione di acidi omega3. Inoltre negli alimenti di origine animale ci sono meno antibiotici».

Il sistema dei controlli contro il falso bio, secondo lei, è sufficientemente efficace?
«Ritengo che il sistema dei controlli debba essere rivisto per evitare che le scorrettezze di pochi gettino una cattiva luce sui tanti che si attengono scrupolosamente alla normativa ufficiale dell’agricoltura biologica».  

 

Silvia Fabbri 

in collaborazione con Rita Nannelli

Potrebbe interessarti anche