Ha il sapore di una sfida nuova e un nome originale, che evoca la storia del territorio da cui provengono le sue uve.
Il Bravìolo Rosso di Toscana Igt Fior fiore è figlio di un obiettivo ambizioso coltivato da Coop: realizzare un vino unico, che non esisteva sul mercato nemmeno come denominazione. Il termine Bravìolo s’ispira al Palio che nei secoli scorsi si correva per le strade di Montepulciano (il Bravium era il panno dipinto oggetto della contesa), la cui atmosfera rivive oggi nel Bravìo delle botti.
Capacità di tenuta
Nelle zone collinari di Acquaviva di Montepulciano – non così lontano, poi, da quelle strade in cui un tempo scalpitavano gli zoccoli dei cavalli in gara – sorge la Fattoria del Cerro, una delle 5 aziende agricole che fanno parte del gruppo Tenute del Cerro. Le altre sono La Poderina e Monterufoli in Toscana, la Tenuta di Montecorona e quella di Colpetrone in Umbria. È proprio alla Fattoria del Cerro che si sviluppa il coraggioso progetto del Bravìolo Fior fiore.
«Coop è partita da un progetto non di vino ma di vigneto», racconta Sergio Soavi, responsabile commerciale delle Tenute del Cerro. Da due vigneti della fattoria, Manotorta e Le Poggiole, arrivano uva sangiovese (il vitigno che in questo territorio addolcisce il suo nome in prugnolo gentile) e merlot.
Profondo rosso
«Abbiamo fatto varie campionature, con diversi livelli di maturazione delle uve e affinamenti, per capire quale potesse essere il prodotto più attraente – prosegue Soavi –: Coop in questo si avvale della consulenza altamente qualificata dell’Associazione Italiana Sommelier e i campioni anonimi vengono inviati a degustatori specializzati».
La proposta che è piaciuta di più è stata quella che ha dato vita al Bravìolo, fatto in esclusiva per Coop. La prima vendemmia è stata nel 2015, le prime bottiglie sono uscite sul mercato nel 2017. «È un vino che migliora col tempo – spiega Soavi – come i migliori vini toscani di pregio, ed è fatto per ricordare, non per dimenticare. Negli ultimi trent’anni e negli scorsi dieci in particolare il modo di intendere il vino in Italia è molto cambiato: da prodotto alimentare che dava energia e rigenerava, oggi è inteso come un prodotto conviviale, che ci fa stare bene insieme agli altri – osserva Soavi –. Per questo negli ultimi anni ha preso il via una stagione di rinascita del mondo enologico italiano, dalla cantina cooperativa sociale all’imprenditore, al contadino stesso, guidata dalla consapevolezza che si deve puntare sulla qualità».
Arte culinaria
La buona tavola, il fascino della storia e delle tradizioni.
Montepulciano val bene una gita. Per chi ha la fortuna di fare visita a Montepulciano (SI), con il fascino dei palazzi e delle torri medievali, non potrà fare a meno di imbattersi nella tradizione culinaria. Dai pici a base d’acqua e farina al pane toscano, privo di sale, usato per la bruschetta con l’olio novo e la ribollita. In autunno è tempo di zuppe di funghi, formaggi e di carne, dalla cinta senese Dop alla chianina, cotta alla brace o trasformata in gustosi salumi, fino alla cacciagione con il cinghiale che diventa protagonista con le pappardelle e nello spezzatino. Il tutto annaffiato con un buon bicchiere di vino, il rosso Nobile di Montepulciano oppure l’esclusivo Bravìolo Rosso di Toscana Igt Fior fiore, il cui nome prende origine dal Bravìo delle botti, la sfida tra le 8 contrade cittadine che si svolge ogni anno a fine agosto: una corsa in salita durante la quale due “spingitori” fanno rotolare pesanti botti del peso di 80 kg ciascuna lungo le vie del centro storico