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2 Agosto 2022
La Fondazione Luciano Bianciardi celebra lo scrittore grossetano nel centenario della sua nascita. Da leggere, da ascoltare, da vedere... in Tv.

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di luglio 2022

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di Barbara Sordini

La rabbia, la ribellione, la “vita agra”. Il centenario della nascita di Luciano Bianciardi (Grosseto 1922 - Milano 1971) è l’occasione per rinnovare, o iniziare, la conoscenza di un grande autore, per ricoprire una personalità complessa e versatile: scrittore, giornalista, traduttore, bibliotecario, attivista e critico televisivo.

Ricorre il centenario

«La Fondazione sta da tempo progettando le attività per il suo centenario – dichiara il presidente Massimiliano Marcucci –; un primo grande risultato è stato l’accettazione da parte del Ministero della Cultura della proposta per l’istituzione del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Luciano Bianciardi (con decreti ministeriali di marzo e maggio 2022). Comitato a cui partecipano, oltre alla Fondazione, Unicoop Tirreno, Regione Toscana, Comuni, Università toscane e milanesi, Istituti culturali e singoli studiosi. Un altro riconoscimento è arrivato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, che finanzierà alcune attività del centenario». Tra le voci più originali della letteratura europea degli Anni Sessanta, Luciano Bianciardi ha vissuto un momento di affermazione e di fama con la “trilogia della rabbia”: Il lavoro culturale, L’integrazione, La vita agra. «In occasione del centenario – afferma Lucia Matergi, direttrice della Fondazione Luciano Bianciardi – è nostra intenzione proporre al pubblico, a partire da quello grossetano, un Bianciardi non solo da leggere, ma anche da ascoltare e da vedere. Si tratta di un’operazione culturale necessaria, una sorta di dovere intellettuale della città natale verso uno dei suoi scrittori più grandi, senz’altro il più significativo».

Leggere a video

Da qui l’idea di rappresentare Bianciardi non solo con convegni di studio, incontri con gli studenti, letture pubbliche, pubblicazioni, tutti strumenti insostituibili di conoscenza (www.fonda zionebianciardi.it/centenario/), ma anche entrando nelle case attraverso il mezzo comunicativo ancora oggi più diffuso e popolare: la televisione. «È nato così – continua Matergi – il progetto televisivo realizzato con TV9, di 5 video di circa 20 minuti ciascuno, con immagini, voce, parole e materiale video, appunto, che la Fondazione mette a disposizione. In ogni puntata viene inserita una “pillola” per raccontare di Bianciardi a Grosseto, della sua attività di insegnante, di direttore della biblioteca Chelliana e del circolo del cinema. Per le location delle “pillole”, vista l’esperienza del Bibliobus (inaugurata nel 1953 proprio da Bianciardi) si può optare per il punto della Chelliana al Maremà, ovviamente con la disponibilità della stessa biblioteca e di Unicoop Tirreno».

Da fuoriclasse
Guida alla lettura dei capolavori bianciardiani.

Per conoscere Bianciardi bisogna partire da quella memorabile inchiesta giornalistica che fu I minatori della Maremma (minimum fax), scritta con l’amico Carlo Cassola, passando poi per il pamphlet Il lavoro culturale (Feltrinelli), spassosissimo ritratto della provincia pseudocolta del dopoguerra in una Grosseto che sembra Kansas City, fra cineclub, jazz e conferenze, e L’integrazione (Feltrinelli), ironica meditazione sul ruolo dell’intellettuale attenta ai dettagli della realtà e ai tic linguistici dell’epoca. Per arrivare infine al suo capolavoro, La vita agra (Feltrinelli), uno struggente romanzo notturno di trasparente ispirazione autobiografica sulla storia di un anarchico che arriva a Milano per vendicare la strage della miniera di Ribolla facendo saltare in aria il Torracchione sede dell’industria, simbolo del capitalismo e dell’ingiustizia, ma finisce integrato dall’alienante vita della città. L’assurdità del vivere, l’incapacità di adattarsi a una società egoista e insensata, la sfiducia nel futuro sono raccontati con uno sperimentalismo narrativo e linguistico aperto alle digressioni e alla frantumazione del testo. Per Aprire il fuoco (ExCogita) di carta contro un mondo inautentico. Si segnala inoltre quella gustosissima fenomenologia del viaggio che è Viaggio in Barberia (Edt). Il tutto accompagnato da uno straordinario senso dell’umorismo, da un’intelligenza lucidissima, da un erotismo gioioso e liberatorio e da riflessioni politiche che anticipano di cinquant’anni i travagli di quella sinistra di cui si sentiva parte. Con una robusta dose di disincanto e la cifra stilistica di un talento da fuoriclasse.
Fabio Canessa