La ruota delle meraviglie

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17 Giugno 2019
Nel tempo libero o per andare al lavoro, tanti buoni motivi per montare in sella alla bici. Ma rispettando alcune regole, per sicurezza.

Per gli appassionati non esistono stagioni più o meno buone per andare in bicicletta. In generale, però, e per tutti coloro che abitualmente si muovono in auto, scooter, autobus o, semplicemente, a piedi, i mesi più caldi dell’anno rappresentano un’opportunità preziosa per avvicinarsi alle due ruote senza motore.

C’è pericolo
Un sistema urbano ancora molto (troppo) improntato sull’automobile privata, oltre a un negativo impatto ambientale e a una maggiore usura del manto stradale, chiama in causa anche tutti quei pericoli a cui si va incontro come “soggetti deboli”. E chi va in bici lo è a tutti gli effetti. Spesso anche strapazzato dagli automobilisti rallentati dalla due ruote a pedali. Qualcosa, però, sta cambiando. Il mercato europeo dell’e-bike è in continua crescita in Europa. Stessa tendenza in Italia con un aumento del 19% rispetto al 2016, per un totale di 148mila biciclette vendute, come registra Confindustria Ancma, mentre tiene la bici tradizionale con una lievissima flessione dell’1%. Insomma, la voglia più o meno nuova, più o meno costante, di usare la bicicletta c’è. Manca senza dubbio ancora un occhio deciso da parte della politica nell’assecondare una mobilità alternativa, che non può limitarsi alla creazione di una ciclabile estemporanea in mezzo alla viabilità urbana.

Tutti in sella
Al di là di numeri e iniziative istituzionali, proviamo a entrare nel vivo della questione: perché andare in bici? Per più motivi. Iniziamo da quelli universali. Più rispetto per l’ambiente e zero emissioni inquinanti, maggiore risparmio delle risorse, pubbliche e private, costi bassi di utilizzo e manutenzione. Passiamo poi ai benefici relativi alla salute: pare che bastino 30 minuti al giorno di attività media per tenersi in forma. Pensate al guadagno, economico e di forma, nell’andare al lavoro tutta la settimana sulla due ruote invece che in auto. Essere ciclista ogni giorno o almeno saltuariamente fa bene al corpo, lo tonifica, rilassa come un buon antistress e, in tal senso, evita il sangue amaro quando diventa impossibile trovare parcheggio.

Pedalare sul sicuro
Ben venga perciò la bici, buona abitudine da insegnare anche ai bambini, ma occhio alla sicurezza. Anche per la due ruote esistono regole e divieti da seguire per non incorrere in pericoli e multe salate. È necessario, ad esempio, che la bici abbia gli accessori richiesti per legge, come luci e campanello. È bene vestirsi in modo adeguato, indossare il casco e fare attenzione a eventuali buche sul manto stradale. È obbligatorio stare a destra, usare la ciclabile quando presente e tenere entrambe le mani sul manubrio: «Mamma, guardami, senza mani», lasciamolo al passato di bambini un po’ incauti. Ancora, no a cellulare e cuffie, sì al trasporto di bambini su bici, ma solo uno per volta, fino agli 8 anni d’età e nell’apposito seggiolino. Infine, è bello passeggiare col proprio cane ma, appunto, a piedi, mai in bici.

In perfetto equilibrio
In bici più sicuri con Aequilibrium, il destino nel nome.

Si chiama Aequilibrium e promette di aumentare la sicurezza sulla due ruote, per ciclisti professionisti, per semplici appassionati, adulti o bambini che siano. Per chi in bici va per piacere, e anche per coloro che usano il mezzo per lavoro. Progettato da quattro giovani ingegneri elettronici (Carolina Gritti, Emiliano Suazo Paolilli, Davide Innocenti e Andrea Salti), finanziato da Fondazione CR Firenze e Legacoop Toscana, e selezionato per la finale del bando SmArt and coop, Aequilibrium è un dispositivo salvavita, prossimamente in produzione (info@aequilibrium.com). Consiste in un faro posteriore ad alta luminosità, capace di rilevare situazioni di pericolo e chiedere aiuto in maniera autonoma inviando un sms a un numero di cellulare, precedentemente impostato, con la posizione del GPS.