La Val di Cornia, dal nome del fiume che vi scorre, è un assolato lembo di Maremma – quella piombinese – che si affaccia a Ovest sul Mar Tirreno e guarda a Sud le colline che si rincorrono tra la pianura di Livorno e quella di Grosseto. Pianure fertili, colli verdeggianti e la brezza che arriva dal mare ne fanno quello che viene definito il Giardino della Toscana. Qui si è sviluppata nei decenni un’attività agricola molto variegata (dall’orticola alla vitivinicola, dall’olivicola alla cerealicola) e numerosissimi operatori del settore hanno capito da tempo che l’unione fa la forza e hanno iniziato a coordinarsi. Così dal nucleo iniziale del 1950, quando fu fondata nel comune di Castagneto Carducci la cooperativa Produttori Donoratico, a poco a poco la cooperazione è cresciuta e oggi la Società Cooperativa Agricola Terre dell’Etruria, con circa 3.500 aziende associate, rappresenta una delle più importanti realtà imprenditoriali del mondo agricolo toscano. Tra i tanti prodotti, parliamo del celebre cocomero della Val di Cornia, una delle specie orticole più coltivate nel territorio.
Non solo buono e succoso, ma anche bello a vedersi, col suo colore verde scuro e striature verde chiaro a forma ellissoidale. Le sue peculiarità? È molto dolce e dalla polpa croccante, a differenza di altri prodotti più insipidi e di consistenza farinosa. La sua tipicità non deriva da specifiche varietà. Infatti quelle coltivate sono abbastanza comuni: la Royal Flash, di forma allungata, la Crimson di forma tonda e la Vitumania, introdotta negli ultimi anni. Ma a rendere speciali e richiestissimi sul mercato questi cocomeri (la produzione è circa 50mila quintali) sono le caratteristiche organolettiche, gusto, sapore e aroma. Chi vuole o deve contare le calorie, può stare tranquillo: il sapore zuccherino non deriva da una effettiva presenza di zuccheri, bensì dalla particolare componente aromatica, che dà la sensazione di dolcezza. Ha il 90 per cento di acqua e circa 18 calorie per 100 grammi, con un elevato indice di sazietà e un’elevata capacità dissetante.
In fondo è pur sempre della famiglia delle cucurbitacee, ossia parente stretto delle zucchine e dei cetrioli. Come loro sarebbe nato in Africa e arrivò in Italia intorno al 1100, nel periodo di scambi seguito alle Crociate, ma già era conosciuto dalle classi nobili, che lo chiamavano con il termine greco che vuol dire anche cetriolo, Angurion.