Torinese, ex impiegato di banca come il socio e amico Ezio Grosso, 35 anni, Davide Leonardi è presidente di Insuperabili onlus che insegna il gioco del calcio a bambini, ragazzi e adulti disabili.
Perché una scuola calcio per disabili?
«Nel 2012 cercavamo una scuola di calcio per la nostra amica Micaela affetta da sindrome di Down e grande appassionata di questo sport. Non trovammo, però, niente di specifico se non dei modelli stranieri ai quali ci siamo ispirati per realizzare una metodologia d’insegnamento del calcio a persone con ogni tipo di disabilità. Abbiamo iniziato la prima stagione con quattro iscritti, è terminata con venticinque».
Il progetto ha poi continuato a crescere.
«Abbiamo 10 scuole spalmate sul territorio nazionale per un totale di 350 iscritti. Entro la prossima stagione arriveremo a 14 ».
A chi e come insegnate il gioco del calcio?
«I nostri allievi vanno dai 4 anni in su (abbiamo anche un paio di iscritti over 60). Insegniamo e giochiamo in modo differente a seconda delle capacità funzionali dei calciatori. Formiamo squadre con disabilità affini che sono seguite da team multidisciplinari: al tecnico-allenatore si affiancano un educatore, uno psicologo e un fisioterapista o logopedista a seconda del tipo di disabilità. Insomma un gioco di squadra».
Con chi gareggiano le vostre squadre?
«I più piccoli con squadre di bambini normali, i più grandi anche con altri disabili. Ogni partita è sempre molto divertente per tutti i partecipanti tanto che sono in aumento le società di calcio che ci chiedono incontri con i nostri calciatori».
Come vi finanziate?
«Per gli iscritti l’attività è gratuita ad eccezione della quota annuale di 50 euro. Materiale, strutture e team didattici, invece, li paghiamo con l’aiuto di sponsor, attività di crowdfunding, vendita all’asta di cimeli donati dai nostri testimonial da Giorgio Chiellini a Marcello Lippi e numerosi altri personaggi del calcio italiano. Ma anche così coprire le spese è sempre molto difficile».
Un sogno nel cassetto.
«Far riconoscere il calcio per disabili a livello nazionale, magari creando nelle singole società una sezione ad hoc per calciatori insuperabili...».