Frutto del lavoro

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2 Aprile 2016
Tutelato, sicuro, equamente retribuito. Il senso e gli obiettivi della campagna Buoni e Giusti Coop contro il lavoro nero nella filiera ortofrutticola italiana
di Aldo Bassoni e Dario Guidi

Buoni e giusti arance

Coop rilancia la battaglia contro il lavoro nero e lo sfruttamento dei lavoratori nelle principali filiere agricole del nostro paese. E lo fa con una campagna intitolata Buoni e Giusti Coop che è stata presentata il 17 marzo nella sede del Ministero delle Politiche agricole e che si svilupperà su diversi fronti per contrastare un fenomeno che, secondo le ultime stime, interessa 400mila lavoratori, l’80 per cento dei quali stranieri.

Coop è stato il primo distributore in Europa a ottenere la certificazione SA8000 nel 1998 che vincola al rispetto di standard etici e dei diritti dei lavoratori.

Scelta di campo
Ma ora vuole fare un ulteriore salto di qualità con una campagna fatta di atti concreti che si muove su 3 assi:

  • una serie di interventi concentrati sulle filiere più critiche,
  • azioni e controlli sul campo e,
  • in parallelo, iniziative di supporto a carattere sociale.

Con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità, sono già partiti controlli sulla filiera degli agrumi, per poi proseguire con le fragole, il pomodoro, i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri 5 ortaggi di largo consumo.


Saranno coinvolti non soltanto gli 80 fornitori ortofrutticoli del prodotto a marchio Coop (che a loro volta coinvolgono un totale di 7.200 Frutto del lavoro Tutelato, sicuro, equamente retribuito. Il senso e gli obiettivi della campagna Buoni e Giusti Coop contro il lavoro nero nella filiera ortofrutticola italiana. aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta.
A tutti i suoi fornitori, Coop ha chiesto di aderire ai principi del Codice etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non ci si può sottrarre, pena l’esclusione dal circuito. Inoltre Coop ha già intensificato i controlli. Ad esempio, nella filiera degli agrumi (clementine e arance Navel) i primi dati che hanno coinvolto tutti i fornitori Coop e 1/3 delle aziende agricole di questa filiera su 3 regioni – Calabria, Sicilia e Puglia – non hanno evidenziato nessuna grave non conformità. Sono state invece individuate problematiche relative a norme di sicurezza disattese sulle quali è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino.

Buoni e giusti olio

 

Buoni e giusti
L’altro binario su cui si muove la campagna Buoni e Giusti Coop è la richiesta alle aziende fornitrici dei prodotti a marchio di iscriversi alla Rete del lavoro agricolo di qualità promossa dal Ministero delle Politiche agricole nel 2015. Però la procedura complessa sta ostacolando un’adesione massiccia e, secondo Coop, occorre semplificarla se si vogliono raggiungere risultati significativi in tempi brevi. La presentazione della campagna Coop è stata, infatti, l’occasione per esprimere una posizione in merito al disegno di legge, in discussione al Senato, volto a contrastare i fenomeni di caporalato.
«Da parte sua Coop sta svolgendo una parte attiva anche sul versante del disegno di legge, tanto da aver chiesto assieme alle altre sigle della Grande Distribuzione di essere ascoltata in audizione», ha ribadito Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop. Sollecitazioni alle quali il ministro non si è sottratto.
«Fin dall’inizio questo Governo si è impegnato a combattere il caporalato e il lavoro nero con strumenti innovativi e attra verso una sempre più stretta collaborazione con istituzioni locali, imprese e associazioni – ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina –. La campagna presentata oggi da Coop apre una strada nuova e importante ed è significativo il fatto che Coop abbia invitato le aziende agricole fornitrici a chiedere l’iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità. La Rete è uno strumento che abbiamo messo in atto già con la legge Campolibero in accordo con le associazioni e le organizzazioni sindacali; è uno strumento che vogliamo potenziare e per questo siamo pronti a rendere l’adesione alla Rete un passaggio sempre meno burocratico in modo che i produttori la vivano come un fatto partecipativo, distintivo ed etico per fare della legalità una pratica quotidiana. Con queste misure puntiamo a rafforzare le norme penali e aumentare la penetrazione territoriale della Rete – ha assicurato Martina –.
Inoltre il ministro Poletti ha già avviato il lavoro per un piano di interventi e di accoglienza per i lavoratori immigrati ed è stata individuata una lista dei territori a maggiore rischio che necessitano di un intervento urgente. Dobbiamo lavorare insieme – ha concluso Martina – per superare il fenomeno scandaloso dei ghetti che sono ancora presenti in alcuni territori».

 

Approccio corretto
«Il nostro è un impegno costante, sistematico e non di facciata – ha spiegato Marco Pedroni, presidente Coop Italia –. Siamo a fianco del Ministero e di tutti quegli enti e organizzazioni che hanno a cuore questo problema. Il rischio è che l’impresa cattiva scacci quella buona e la ricerca del prezzo più basso faccia a pugni con i diritti delle persone. La campagna Buoni e Giusti Coop vuole fare da apripista per intervenire concretamente sulla realtà dello sfruttamento. Ma l’illegalità ha anche un risvolto economico che si gioca sulla pelle dei più deboli e sulle imprese oneste. Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari – ha proseguito Pedroni – vogliamo affrontare il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori che i produttori abbiano il giusto prezzo. Come Coop siamo attenti a riconoscere ai produttori agricoli prezzi equi, non il prezzo più basso del mercato che in certe filiere nasconde l’illegalità. Va segnalato che problemi importanti nella formazione del valore dei prodotti ortofrutticoli sono sia quello dei costi intermedi e logistici (che pesano quasi il 40 per cento sul prezzo finale) che quelli di una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori; se ne avvantaggerebbero sia i consumatori che gli agricoltori».

La campagna su e-coop

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