Turgore, compattezza, elasticità, idratazione. Queste le caratteristiche di una pelle giovane e fresca, primo manifesto di bellezza e desiderio assoluto di tutte le donne, di quelle che con l’età cominciano a fare i conti con qualche ruga e cedimento, ma anche delle più giovani talvolta col volto segnato da macchie e cicatrici dovute all’acne.
Esame di riparazione
Per tutte arriva dagli Stati Uniti una tecnica “quasi fai da te” che si basa su un principio che sembra di per sé una contraddizione in termini: bucare la pelle per “danneggiarla” e stimolare così la sua naturale capacità di riparazio-ne. Si chiama microneedling, ovvero micro-perforazione; la tecnica utilizza una specie di rullino che somiglia a un timbro, ma ricoperto da centinaia di sottilissimi aghi di titanio. Questo strumento di “tortura”, viene passato sul volto facendo penetrare gli aghi nell’epidermide, causando così la formazione di centinaia di microforellini. Al contrario di ciò che si può pensare la pelle così danneggiata non soffre, ma si autoripara, iniziando a produrre nuove fibre di collagene responsabili proprio della compattezza e del turgore tipico dell’età giovanile. La pelle, infatti, è uno dei pochi tessuti del corpo che conserva una straordinaria capacità di rigenerazione. In quella giovane e non esposta ai raggi solari, la sintesi di collagene e la sua degradazione da parte di alcuni enzimi, detti metalloproteinasi, sono in costante equilibrio; con l’aumento dell’età si assiste a una graduale riduzione della sintesi dei precursori del collagene, associata a un aumento della degradazione del collagene maturo.
La micro bellezza
La conseguenza è una generale disorganizzazione delle fibre di collagene, che perdono in parte il loro ruolo di sostegno, e la pelle diventa molle e priva di tono. Il bello del trattamento di microneedling è che è semplice, sostanzialmente privo di controindicazioni e si può fare sia dal dermatologo che a casa propria acquistando l’apposito rullino su internet per pochi euro. Ovviamente il risultato non è lo stesso, perché il dermatologo usa aghi molto più lunghi (fino a 2,5 mm) e conosce perfettamente il livello di pressione da esercitare, mentre alla mano inesperta è assolutamente sconsigliato l’uso di aghi più lunghi di 0,5 mm, che rinvigoriscono efficacemente la pelle ma che non sono in grado – diciamolo – di provocare una vera e propria trasformazione come, invece, fa il trattamento professionale.