Sono più di 800 e rappresentano l’arma della speranza. Quella di «trasformare il Covid-19 in poco più che un’influenza», come auspica Fabrizio Landi, presidente della Fondazione Toscana Life Sciences. Un numero, scelto secondo criteri scientifici, che indica quello dei volontari sani e dei pazienti Covid-19 coinvolti nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali: i primi presso INMI Spallanzani e CRC di Verona, mentre le persone già colpite dalla malattia con sintomi medi o leggeri, distribuite in una decina di ospedali in Italia, fra cui anche le aziende ospedaliero- universitarie di Firenze, Siena e Pisa. Per metà di loro un placebo, una flebo d’acqua e sale, per l’altra metà gli anticorpi monoclonali selezionati in Toscana e prodotti a Pomezia dalla Menarini, azienda farmaceutica internazionale, con sede a Firenze. Nessuno, se non il computer, sa a chi è stato dato il placebo e a chi il farmaco. In questo modo, e attraverso la somministrazione di quantità diverse, vengono testate sia efficacia che potenza degli anticorpi.
In modo efficace
Se, come sperano gli scienziati di TLS, i pazienti ai quali è stato dato il farmaco guariranno o lo faranno in tempi più rapidi, sarà la prova definitiva dell’efficacia anche sull’uomo dei monoclonali contro il Covid-19. L’anticorpo Mad0004J08 ha dimostrato in vitro e in vivo una potenza di neutralizzazione superiore a quelli attualmente disponibili, tanto da poter essere somministrato con una semplice iniezione intramuscolare, invece che per endovena. Concluse le valutazioni della fase 1, che ha coinvolto 30 adulti sani nelle prove di sicurezza del farmaco, per scongiurare effetti collaterali di rilievo. Anch’essi volontari, si sono messi a disposizione di Cross research che ha svolto la sperimentazione in collaborazione con l’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e il Centro di Ricerche Cliniche di Verona. Sosteniamo la ricerca oggi per tornare più vicini domani, la grande raccolta fondi a sostegno della ricerca sulla cura del Covid-19 del Mad Lab di TLS – a cui in oltre 150mila persone, tra soci, clienti, dipendenti e fornitori hanno partecipato, raggiungendo 1 milione e 578mila euro, tra fine 2020 e inizio 2021 – ha dato questo e altri frutti. Fra i ricercatori che in questi mesi hanno lavorato al progetto per contrastare il virus che ha paralizzato il mondo, l’attesa è colma di impazienza e di speranza.
La ricerca continua
Un’impresa destinata a restare nella storia: Mad0004J08 si è dimostrato efficace anche nel neutralizzare la variante inglese e i virus che contengono le mutazioni chiave di quelle sudafricana e brasiliana, come emerge dallo studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Cell. Nel frattempo, è stato siglato «un accordo con il Ministero dello sviluppo economico, attraverso Invitalia, e Regione Toscana, che permetterà di incrementare a Siena il polo di ricerca e realizzare un impianto per produrre anticorpi monoclonali o vaccini nelle quantità necessarie per gli studi clinici. Spesso a sviluppare vaccini e anticorpi – spiega Landi – non sono le grandi industrie farmaceutiche che poi li produrranno, ma nuove realtà come la nostra o come Biontech che ha tro- agenda del socio vato in Pfizer il partner industriale». In tutto 38 milioni di euro che serviranno a sviluppare ulteriormente la ricerca e porteranno anche all’attivazione a Siena di un complesso produttivo denominato Edificio 23 che, una volta a regime, consentirà la produzione di 100mila dosi a trimestre e porterà alla creazione di 33 nuovi posti di lavoro.
A piccole dosi
Sarà una struttura pronta a partire in qualsiasi momento per trovare la risposta ad altri virus o a batteri che potrebbero dimostrarsi pericolosi per l’uomo. Infatti, il gruppo di Siena, prima dell’avvento del Covid-19, era già impegnato nello studio di anticorpi contro il batterio New Delhi che nel 2019 aveva provocato una serie di decessi in Toscana. Con l’arrivo di SARS-CoV-2 la ricerca ha trovato un ulteriore obiettivo, ma il modello è replicabile per qualsiasi agente patogeno d’origine virale o batterica. E ora la domanda che tutti si fanno: perché ci siamo trovati in questa condizione senza le dosi necessarie di vaccino contro il Covid-19? «L’industria farmaceutica – risponde Landi – non era pronta a produrre quantità tali da vaccinare persone di tutto il pianeta: per il Covid-19 sono necessarie quantità 100 volte superiori alla capacità produttiva antecedente. Inoltre, i vaccini contro i virus hanno bisogno di processi particolari e delicati che non è possibile allestire in poco tempo. Sarebbe stato utile accrescere le capacità produttive delle industrie già mentre si faceva la ricerca sui vaccini – osserva il presidente di TLS – perché per crearne ex novo ci vogliono anni». ❚