Cucina moderna

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26 Maggio 2017
Al cibo del futuro ci pensa la scienza. Ma quale sarà il piatto forte?
di Patrice Poinsotte

Come nutrire in maniera sana ed equilibrata 9 miliardi di persone? La domanda che tormenta la Fao, l’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, deve trovare entro il 2050 una risposta, cioè occorre sperimentare nuovi generi alimentari per sfamare una popolazione sempre più numerosa ed esigente di proteine animali. Le terre coltivabili e l’acqua pulita scarseggiano, in sovrabbondanza i pesci a rischio estinzione, ed ecco che la scienza prova a creare un cibo alternativo, sano, gustoso, rispettoso dell’ambiente e il menu è molto vario... Basta non fare gli schizzinosi davanti ad antipasti di cavallette, zuppa d’alghe, hamburger biotecnologici.
C’è chi ritiene, infatti, che gli insetti e le proteine vegetali saranno in un prossimo futuro il piatto forte; chi, come il ricercatore Mark Post, lavora sulla produzione di carne di laboratorio: è già fatta una bistecca sintetica a partire dalle cellule di una mucca; altri – come la startup Impossible foods – hanno concepito un burger cento per cento vegetariano che però conserva l’aspetto di una svizzera al sangue. E la nouvelle cuisine non finisce qui. Un’azienda di Los Angeles propone come menu di domani un pasto in realtà virtuale: cubi di gelatina a base di alghe stampati in 3D; delle cuffie, un generatore di aroma e una forchetta connessa si incaricano di dare l’illusione di gustarsi un bel piatto di carne.
Però un recente rapporto dell’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare ci mette in guardia contro i rischi potenziali di questa cucina moderna: ad esempio, meglio evitare grandi abbuffate di insetti per la possibile presenza di veleno, residui di pesticidi o virus. C’è poi da considerare l’uso di nanoparticelle, già presenti sotto forma di additivi in creme, salse e imballaggi, perché qualcuno è già all’opera per impiegarle direttamente nella preparazione degli alimenti. L’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha ancora ricevuto richieste in merito, ma obbliga la loro dichiarazione in etichetta (normativa 1169/2011). Non poche le questioni sul piatto.