Fino agli anni Settanta non c’era famiglia contadina di queste parti che non lo coltivasse, particolarmente apprezzato e ricercato anche sui mercati per le ottime caratteristiche organolettiche. Ma poi è quasi scomparso. La parte centrale ha tante cupolette appuntite avvolte a spirale ed è completamente avvolta da foglie verde chiaro. Il colore è avorio tendente al giallino, diverso sia dai classici cavolfiori “palla di neve” (bianchi) sia dai romaneschi (verde chiaro). Le origini di quest’ecotipo sono francesi: probabilmente è stato introdotto in Italia quando i Savoia si sono insediati in Piemonte, con gli ortolani e i giardinieri della Casa Reale al seguito. Nel tempo la coltivazione si è consolidata grazie ad alcune caratteristiche pedoclimatiche favorevoli. Il cavolfiore di Moncalieri si presta a qualsiasi tipo di preparazione: fritto, bollito, abbinato alla bagna cauda, tipica salsa a base di acciughe, aglio e olio extravergine d’oliva. In bocca è sapido e ha una consistenza compatta e croccante, anche dopo la cottura.
Rispetto ai più comuni cavolfiori ha un odore più delicato, è più facile da digerire ed è possibile gustarlo anche crudo nell’insalata, con olio, parmigiano, pepe e sale. Sono molto buone anche le foglie che lo avvolgono.