Cari soci, cari lettori

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Oggi fatico a scrivere il mio consueto editoriale. Sarà perché è l’ultimo e, nell’accingermi a salutare i lettori da buon pensionato, temo di riuscire a trovare soltanto parole scontate e frasi retoriche
di Aldo Bassoni

Oggi fatico a scrivere il mio consueto editoriale.
Sarà perché è l’ultimo e, nell’accingermi a salutare i lettori da buon pensionato, temo di riuscire a trovare soltanto parole scontate e frasi retoriche.

D’altra parte 25 anni da buttarsi dietro le spalle con due battute, qualche ringraziamento e un sincero buon lavoro a chi, da gennaio, prenderà il mio posto alla direzione del giornale, sono tanti. E poi si fa sentire anche un po’ d’emozione.

Il primo numero di Nuovo Consumo è venuto al mondo nel 1991. Da allora, dopo averlo partorito, ho avuto il piacere di svezzarlo, farlo crescere e vederlo adulto.
Gli anni Novanta ce li ricordiamo tutti. Niente internet né smartphone, pochissimi personal computer e i viaggi low cost erano di là da venire. Un ragazzino d’oggi penserebbe: “ma come eravate antiquati voi”. In compenso quanta fiducia, quanto ottimismo, quante speranze e che voglia di liberarsi delle vecchie ideologie, dei fantasmi di un passato in fretta rimosso, e che impazienza di futuro, quel futuro che oggi appare più una minaccia che una promessa. In quegli anni il consumismo gaudente e sfrenato, figlio dell’edonismo degli anni Ottanta, stava finalmente lasciando il campo alla riflessione, al dubbio, alla ragione, al bisogno di conoscenza di un cittadino più attento alla salute, alla qualità della vita, all’ambiente e al cibo.

Ecco perché Nuovo Consumo è nato con questo nome programmatico: si trattava di dare ai soci della Coop uno strumento in più per esercitare consapevolmente il difficile “mestiere” di socio e di consumatore. Ci siamo riusciti? Noi ci abbiamo provato cercando di confezionare ogni mese un giornale ricco di informazioni sui consumi, l’alimentazione, la salute, l’ambiente, la qualità e la sicurezza dei prodotti, la convenienza di fare la spesa alla Coop, l’orgoglio di sentirsi partecipi della vicenda cooperativa.

Nuovo Consumo, infatti, vuol dire sostenibilità, quindi meno sprechi, risparmio energetico, rispetto della natura e impegno solidale verso gli altri, i più deboli, gli esclusi. E poi socialità e cultura, legami profondi con i territori e ricadute positive sulle comunità locali.
Oggi siamo davanti a un passaggio cruciale che mi auguro si risolva in un salto di civiltà nel quale ci sarà ancora bisogno di un “consumo nuovo” e più che mai di Coop, l’unica realtà che in questi anni durissimi ha cercato di stare vicino alle famiglie, tutelandone il potere d’acquisto e il risparmio, senza trascurare sicurezza e qualità dei prodotti.

Francamente non riesco a immaginare un mondo senza Coop.

E nemmeno una Coop senza Nuovo Consumo.