Capitale umana

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La strada della solidarietà percorsa da Coop insieme al Banco Alimentare nella Roma di chi ha bisogno.
di Aldo bassoni

Una grande città è fatta di tante città. Ma Roma non è solo grande. È anche complicata. È la capitale, il centro nevralgico del Paese, il luogo della storia e della memoria. Una città che dovrebbe tracciare la strada verso il futuro, ma che intanto patisce un presente pieno di contraddizioni politiche e di piaghe sociali aggravate dalla dura crisi economica, con ampi strati di popolazione caduti al di là della soglia di sussistenza. Sono aumentate le famiglie che hanno bisogno di una mano, crescono le persone che non hanno almeno un pasto caldo al giorno, un sostegno economico, del cibo da portare a casa dove spesso ci sono bambini e anziani da accudire. La città nella città di Roma capitale si chiama povertà e conta 60mila abitanti. Una città alla quale vanno in soccorso tante associazioni di volontariato che trovano nella Coop un valido sostegno e un contributo sostanzioso grazie alla legge contro gli sprechi alimentari che recentemente è stata migliorata. Da queste parti la raccolta alimentare si chiama Buon fine e coinvolge tutti i punti vendita Coop della città (3 Supermercati, 2 IperCoop e 2 InCoop) in uno sforzo organizzativo importante che nel 2015 ha permesso di donare prodotti per un valore di 160mila euro, con un trend in salita anche nel 2016 parallelamente, purtroppo, al crescere dei bisogni.

Banco di prova

Banco Alimentare di Roma e Lazio è la onlus con cui Coop collabora più attivamente. Attraverso le sue associate ritira i prodotti non più commerciabili o vicini alla scadenza presso il Supermercato di Colli Aniene e l’IperCoop del Casilino. Poi c’è anche l’Associazione Banco Alimentare Roma che ritira al Supermercato di Largo Agosta e all’InCoop di via Cornelia. All’Iper- Coop dell’Eur di Roma, invece, ritira la Caritas romana, al Supermercato del Laurentino l’associazione Il Tetto, infine all’InCoop di via Bettini, nel quartiere Nuovo Salario, la onlus Spes contra Spem. In una gara di solidarietà che vede tutti i punti vendita Coop della capitale impegnati per il raggiungimento di obiettivi sempre più importanti in linea con le aspettative di chi ogni giorno opera sul territorio e nei quartieri a beneficio di singoli e famiglie. Per ora in testa a questa classifica benemerita ci sono l’IperCoop del Casilino e il Supermercato di Colli Aniene che nel 2015 hanno donato prodotti per un valore di 135mila euro. Per questo abbiamo deciso di incontrare il presidente del Banco Alimentare di Roma e del Lazio Salvatore Saraniti e Susanna di Tommaso, responsabile dei rapporti con la Grande Distribuzione. Ogni regione ha il suo Banco, la sua autonomia, il suo statuto, ma in rete sono tutte legate alla Fondazione Nazionale Banco Alimentare creata da Danilo Fossati e don Giussani. A Roma, nei negozi Coop di Colli Aniene e del Laurentino, non ritirano loro i prodotti ma due diverse associazioni che assistono migliaia di persone con pacchi viveri distribuiti quasi quotidianamente nelle varie strutture presenti capillarmente sul territorio. A raccolta Sembra banale ma non lo è. La raccolta dei prodotti esige un’organizzazione collaudata e un coordinamento ottimale fra chi dona e chi raccoglie le donazioni, due o più volte la settimana. È qui che viene fuori l’importanza del ruolo del Banco Alimentare. «Abbiamo una rete di strutture che ritirano nel punto vendita che sono associate a noi ma che hanno rapporti con l’utilizzatore finale», spiega Saraniti. Si tratta dell’associazione don Pietro Bottazzoli che gestisce la Caritas della parrocchia di San Giustino con il suo centro di ascolto. L’altra è

Camminare Insieme.

In totale assistono 1.000 persone al mese. «Il Banco Alimentare si occupa anche delle relazioni con le associazioni per monitorare le singole realtà – prosegue Saraniti –. Il Banco non deve diventare un luogo di distribuzione, ma un centro di organizzazione e coordinamento, creare una rete e fare in modo che tra le associazioni solidaristiche ci sia maggiore collaborazione. Questa è la formula vincente. Attraverso circa 280 strutture noi assistiamo, nella sola Roma, non meno di 60mila persone». Una città nella città, come abbiamo già detto. Ma chi sono i cittadini di questa città? «Prima erano in maggioranza stranieri – racconta Saraniti –. Negli ultimi anni sono aumentate le famiglie italiane dove c’è chi ha perso il lavoro. È comparsa una nuova figura, quella del povero ancora in età lavorativa che perde il lavoro e mette in crisi tutta la famiglia. Spesso dalla perdita del lavoro si passa alla disgregazione della famiglia. Quella dei padri e delle madri separati è una triste realtà. Poi ci sono gli anziani soli e le famiglie numerose con bambini». Tutto questo segnala senza dubbio un aggravamento del disagio sociale.

Rapporto stretto

E i rapporti con la Coop? «Sono eccezionali – risponde di Tommaso –. Il ritiro avviene 2 volte a settimana in accordo tra le esigenze del punto vendita e le necessità della struttura. Il personale è estremamente collaborativo. Naturalmente dobbiamo gestire il prodotto nel più breve tempo possibile. La merce deve circolare e raggiungere subito i destinatari. Quando capita una partita di latte con 2 o 3 giorni di scadenza bisogna essere velocissimi nel ritirarlo e distribuirlo». Avendo una rete si può far fronte tempestivamente alle eccedenze: questa è la filosofia del Banco Alimentare. «Mi piace questo rapporto con Coop perché è una realtà molto sensibile alle problematiche sociali – afferma Saraniti –. Bello il rapporto con le Sezioni soci che si danno molto da fare e ci supportano attivamente. Con noi non si deve sprecare niente. Noi sappiamo chi e di cosa ha bisogno e questo ci permette di seguire bisogni e disponibilità potendo contare sulla piena collaborazione della Coop». La nuova legge contro lo spreco alimentare, di cui abbiamo dato ampia notizia nell’ultimo numero di Nuovo Consumo, permette di gestire fino a 15mila euro di prodotti senza bisogno di comunicarlo all’agenzia delle entrate. Questo semplifica notevolmente le procedure, le sveltisce e rende più facile la donazione. Inoltre la scadenza dei prodotti da panificazione e stata portata da 12 a 24 ore. «Vi lascio immaginare quanto pane e quanti altri prodotti di forneria possono essere recuperati con questo piccolo ritocco», dice Francesco Barreca, presidente della Sezione soci che, con i suoi volontari, contribuisce non poco al successo del Buon Fine. E poi è stata allungata di 30 giorni la scadenza di quei prodotti che recano la scritta “da consumare preferibilmente entro...”, perché in questi casi la scadenza è solo indicativa. Infine sono state raccolte in una unica legge tutte le normative sulle donazioni.