La sfida è di quelle grandi, che non aspettano, per l’agricoltura: garantire il soddisfacimento dell’alimentazione mondiale. Per questo dovrà essere sempre più efficiente, per produrre più cibo e in maniera più sostenibile. A farle cambiare pelle ci pensano le nuove tecnologie, in particolare quelle informatiche, permettendo di ridurre gli sprechi e il ricorso alla chimica, rispettando sempre di più l’ambiente e la salute di tutti noi. La parola d’ordine è dunque innovazione e passa per l’agricoltura di precisione.
Vita terrena
Per capire meglio partiamo da alcuni cambiamenti epocali in atto nel panorama mondiale. Primo tra tutti la straordinaria crescita della popolazione globale. Oggi al mondo siamo circa 7,5 miliardi di persone e, in base a dati della Fao, nel 2050 diventeremo 9. A questo aumento di bocche da sfamare non è collegata la possibilità di aumentare la superficie dei terreni coltivati, già ampiamente sfruttati. Se quelli utilizzabili per l’agricoltura nei prossimi anni saranno più o meno gli stessi, dove si coltiverà il cibo necessario per il miliardo e mezzo di persone in più che abiterà la Terra? Inoltre, la classe media della popolazione, quella con una disponibilità di reddito superiore ai livelli di povertà, è in costante aumento nei paesi emergenti (come la Cina e l’India); aumenta cioè il numero di consumatori benestanti e più esigenti che chiedono l’accesso ad un’alimentazione più variegata e completa. A questo si aggiunge la maggiore consapevolezza alimentare dei consumatori dei paesi già sviluppati che chiedono alimenti dagli standard di qualità sempre più rigorosi, che garantiscano sicurezza, salute e rispetto dell’ambiente. Ecco: l’agricoltura deve rispondere a tutte queste esigenze e una risposta interessante e praticabile passa per nuove strategie di gestione delle aziende agricole, che fanno maggiore ricorso alla tecnologia e sono identificate, appunto, come agricoltura di precisione. Non ha dubbi in merito Massimo Fagnano, docente di agronomia ed ecologia agraria presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”:«L’agricoltura di precisione è la base da cui partire per superare i limiti del coltivare la terra in maniera selvaggia e senza regole, approccio che non ha più un grande futuro. Rappresenta la nuova frontiera per ridurre l’uso di fertilizzanti, diserbanti e antiparassitari; parliamo quindi di terreni più puliti e maggiore salute per gli abitanti del pianeta, ma anche di minori costi di produzione e di minore impatto ambientale. La regola su cui poggia è quella di aumentare il livello tecnologico delle aziende agricole per ridurre il ricorso alla chimica», spiega Fagnano precisando, però, che «l’errore diffuso è di pensare che le aziende agricole siano omogenee, ma così non è. La fertilità dei suoli, la ritenzione idrica dei terreni cambia spesso da metro quadro a metro quadro e la tecnologia mette oggi a disposizione soluzioni come, ad esempio, il GPS per rilevare variazioni dei suoli e fare interventi mirati anche su singole piante, senza più considerarle un unicum indistinto».
Di preciso
Oltre ai frutti, si raccolgono dunque dati e informazioni utili. Vediamo più da vicino come, quali sono i principali strumenti che l’agricoltura di precisione mette a disposizione degli agricoltori e quali obiettivi permette di raggiungere. «Sistemi di navigazione, sensori, modelli di simulazione, operatrici a funzionamento variabile ecc. Le aziende, però, non devono investire solo nelle macchine, ma anche e soprattutto nella formazione. È quello che succede in alcune realtà: vengono formati i responsabili delle aziende agricole, ma poi gli operatori sul campo non sanno come funziona questo tipo di agricoltura. Va, perciò, formata tutta la filiera. Metà dell’investimento è l’acquisto e metà la formazione – chiarisce Luigi Sartori, professore dell’Università di Padova, esperto di meccanica agraria e strumentazioni applicate alle macchine –. Quanto agli obiettivi, ce ne sono diversi e tutt’altro che trascurabili: far crescere il reddito attraverso la riduzione dei costi e l’aumento della qualità delle produzioni, minimizzare le ricadute sull’ambiente attraverso la razionalizzazione degli input (tutto ciò che mettiamo nel campo, dal concime all’acqua, ndr) e l’aumento della loro efficienza, migliorare lo status dell’imprenditore agricolo e dell’agricoltura, trasformandola da occupazione fisicamente faticosa a vera e propria professione, da operatori agricoli ad agronomi». Ma oggi quanto la tecnologia è inserita davvero nella gestione delle aziende agricole? «L’agricoltura di precisione riguarda soprattutto le grandi aziende, quelle che gestiscono centinaia di ettari, per intenderci. Quelle piccole che caratterizzano lo scenario agricolo italiano ricorrono sì alla tecnologia, ma in maniera meno spinta e low-tech. Lo fanno, ad esempio, per la rilevazione dei dati climatici (tramite termometri, igrometri, anemometri) e la relativa interpretazione tramite software – ci descrive il panorama attuale Marco Valerio Del Grosso, coordinatore del network nazionale di agronomi Sintonia –. Si possono così realizzare interventi sul campo tramite alert automatici forniti dai sistemi informatici, soprattutto interventi di concimazione e di difesa dall’attacco di parassiti nocivi per le piante».
Valori da coltivare
In Europa ciò che gli esperti temono di più è la perdita di biodiversità, l’erosione del suolo, la perdita dei paesaggi agricoli, l’inquinamento delle acque dovuto ai fertilizzanti. Ebbene «l’agricoltura di precisione può dare una mano all’ambiente perché esistono differenze da campo a campo, ma anche all’interno dello stesso campo: cambiano tipo di suolo, umidità, nutrienti, sono presenti o meno erbe infestanti. Gestendo lo spazio agricolo in maniera differente è possibile trarre un vantaggio – mette in evidenza David Pannell, esperto internazionale e professore della Scuola di Agricoltura e Ambiente dell’Università della Western Australia –. Per questo, in alcuni casi, interventi mirati nella gestione delle colture possono ridurre l’impatto sull’ambiente dell’agricoltura. Ad esempio, se si contiene l’applicazione di concimi, semi, antiparassitari, acqua in alcune parti dei campi che non ne hanno bisogno. Ma si deve anche essere prudenti circa la valutazione dei benefici ambientali dell’uso dell’alta tecnologia in agricoltura – avverte Pannell –. Questo perché gli agricoltori oggi effettuano adeguamenti tecnologici ancora in maniera low-tech che non generano grandi benefici e anche perché la spesa per una tecnologia più avanzata è molto alta soprattutto per le piccole imprese, con un ritorno economico che non lo è altrettanto». “Mettere in campo” queste tecnologie non è dunque così semplice, lo ribadisce anche Sartori: «Le barriere principali alla loro adozione sono rappresentate dagli elevati investimenti iniziali, dalla scarsa informazione e informatizzazione del mondo agricolo, dalla difficoltà di aggiornamento sulle nuove tecnologie da parte dei venditori o dell’assistenza tecnica, dal tempo richiesto per elaborare i dati e dai po-co chiari o poco evidenti benefici economici che si possono ottenere. Questi problemi vanno risolti – suggerisce Sartori – con un’adeguata formazione di chi utilizza queste tecnologie, con la condivisione delle informazioni, con un’informatizzazione adeguata e va garantito un sostegno economico agli imprenditori agricoli. Perciò ben venga una campagna come quella appena lanciata da Coop per indirizzare i propri fornitori di frutta e verdura verso l’agricoltura di precisione (di cui parliamo in Chi seminaraccoglie, ndr). Un’iniziativa che va promossa e poi alimentata nel tempo perché può dare un notevole contributo al suo sviluppo in Italia».
Agricoltura sì, ma di precisione
GLOSSARIO: In inglese precision farming, l’agricoltura di precisione rappresenta oggi la nuova frontiera dell’agricoltura che coltiva la terra in maniera efficiente e nel rispetto dell’ambiente.
Con il supporto di tecnologie sempre più avanzate – droni, satelliti, trattori a guida autonoma, sensori di rilevazione dell’umidità e delle condizioni meteo, smartphone – è possibile analizzare i terreni con estrema precisione e raccogliere grandi quantità di dati sulle caratteristiche del suolo (umidità, resa, fertilità). Elaborando questi dati con software avanzati, si costruiscono mappe che consentono di gestire le attività tipiche del contadino come aratura, eliminazione di erbe, semina, concimazione, irrigazione e raccolta in maniera misurata alle esigenze di ogni singola porzione di terreno. Per evitare sprechi di risorse, semi, concime, acqua, idrocarburi per muovere le macchine, lavoro umano, a tutto vantaggio della produttività, ma anche e soprattutto dell’ambiente.