Buco nell’acqua

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5 Giugno 2018
Tutto ciò che non si fa e si dovrebbe fare per un uso responsabile dell’acqua, fuori e dentro casa
di Luca Mercalli

Che l’acqua sia un bene da salvaguardare è un fatto scontato. Meno scontato è che si sappia da dove arriva, oggi che siamo abituati soltanto ad aprire un rubinetto. La sua disponibilità dipende sempre più da un raffinato apparato tecnologico avido di energia e dipendente dal clima. L’abbiamo visto anche in Italia nella caldissima e siccitosa estate 2017, con crisi idriche in Veneto, Piemonte, Emilia e a Roma.
Nessuno è rimasto senz’acqua, grazie allo sforzo dei tecnici degli acquedotti, ma nei paesi assetati pochi percepivano che se l’acqua usciva ancora dai loro rubinetti dipendeva dalla continua spola notturna di autobotti che riempivano i serbatoi, con costi di quasi 20 volte superiori a quelli normali.

Il cambiamento climatico, che vede aumentare le ondate di caldo e la siccità, impone alle istituzioni investimenti a lungo termine: efficienza delle reti di distribuzione, nuovi invasi, contratti di fiume per ridurre i conflitti di utilizzo. Senza dimenticare che circa 2,7 miliardi di persone nel mondo ancora soffrono per scarsità d’acqua.

E noi che cosa possiamo fare?
Ogni italiano consuma 245 litri d’acqua potabile al giorno. Fare il bagno in vasca o una doccia da 5 minuti significa passare da 150 a meno di 50 litri, lo sciacquone dei moderni wc a doppio tasto permette di erogare a secon- da dell’esigenza 3 o 4,5 litri. Una lavatrice in classe A riesce a fare un bucato da 5 kg con meno di 50 litri e una lavastoviglie di ultima generazione fa un lavaggio con meno di 10 litri (da usare a pieno carico). E poi le perdite: la goccia da uno scarico wc o da un rubinetto può far fuori una decina di litri al giorno: da riparare subito! I risultati si vedono: bollette alla mano consumo in casa 103 litri al giorno contro i 245 della media nazionale. C’è poi un’acqua nascosta, detta “impronta idrica”, in ogni prodotto: 1 chilo di carne di manzo ha comportato un consumo di 15mila litri, 4mila per 1 chilo di pollo, 2.500 per 1 chilo di riso, per una tazza di caffè ci vogliono 140 litri, 1 chilo di cotone, per un paio di jeans, ha richiesto dalla coltivazione alla tessitura 10mila litri. Evitiamo di far viaggiare l’acqua in camion dalle Alpi alla Sicilia e viceversa: in Europa una bottiglia d’acqua in plastica da 1,5 litri emette in media 163 grammi di CO2, derivanti dal polietilene e dal trasporto, valutato sui 400 km.

È come se in ogni bottiglia vedeste galleggiare sull’acqua 50 grammi di petrolio. A casa è facile utilizzare l’acquedotto invece dell’acqua imbottigliata, di cui siamo senza motivo tra i maggiori consumatori al mondo; fuori casa preferiamo almeno acque che abbiano viaggiato poco, consultando sull’etichetta la fonte di provenienza.
E per chi ha un giardino, la scelta migliore è la cisterna di raccolta dell’acqua piovana: io ne ho installata una da una ventina di metri cubi, ovviamente la uso solo per irrigare l’orto e la macchina lascio che sia la pioggia a lavarla.