Amore e olio

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3 Settembre 2022
Tradizionali, pratici, convenienti, ma anche vari per gusti e aromi, da gourmet. Ritratto degli oli firmati Coop, tante sfumature di verde oliva.

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di settembre 2022

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Liquor d’ulivi lo chiama Dante nel Paradiso e subito ci figuriamo – potenza plastica della grande poesia – un filo d’olio che cola su una fetta di pane, si allarga, e la mollica si fa verdeggiante. Ma la tavolozza del verde ha così tante sfumature che non c’è un “olio su tavola” uguale a un altro.

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Da semplice, straordinario, condimento, a “liquor” da degustare, con tutti i sensi all’erta. Così va il mondo dell’olio d’oliva, almeno nel Belpaese. E già solo firmate Coop sono 29 le proposte – 15 classiche, tradizione e praticità innanzitutto, e 14 nuove, varietà di gusto e aromi innanzitutto –, per l’uso consueto delle famiglie e per quello meno usuale degli intenditori. Cominciamo il giro, con la guida di un’etichetta autorevole, ricca di dettagli, elegante: Il quotidiano, così si “intitola” l’olio d’oliva per friggere, cucinare e condire, in lui qualità e convenienza sono perfettamente compatibili; poi L’extravergine classico e L’extravergine delicato, provenienti dalle regioni d’Europa più vocate per le olive (il delicato è disponibile anche nel comodo formato in latta da 3 litri e nella bottiglia da mezzo litro).

Dal classico al nuovo verde oliva: L’evo 100% italiano, estratto a freddo da olive raccolte e molite da frantoi selezionati esclusivamente in Italia, declinato in due gusti, Il deciso (anche da 500 ml e nel formato monodose) e Il fruttato, entrambi con tracciabilità totale e filiera di qualità del marchio Origine. Nella sezione “novità” anche Il creativo al basilico, al peperoncino o al tartufo, il condimento a base d’olio extravergine con un pizzico d’estro in più. Nuova di zecca anche la versione non filtrata dell’olio extravergine d’oliva biologico, 100% italiano come quello già esistente, e il bio d’origine estera, più risparmioso, ma sempre con la firma ViviVerde.

La carrellata prosegue con il Fior fiore dell’“olio su tavola”, Il rustico, intenso e verace come solo il non filtrato sa essere, e Il novello, freschezza e profumo del nuovo raccolto racchiusi in bottiglia: due interpretazioni dell’extravergine d’autore, da assaporare rigorosamente a crudo. Come il vino, ha dentro tutti gli “umori della terra” in cui nasce: allora seguendo il filo (d’olio) tra le regioni d’Italia ecco il Garda Dop, il Calabria Igp, il Sardegna Dop e poi il Terra di Bari Bitonto Dop, il Toscano Igp, l’Umbria Colli Martani Dop, il Val di Mazara Dop – tutti nuovi, tutti estratti a freddo –. La rassegna si chiude con l’oliva protagonista, Biancolilla, Frantoio, Taggiasca.

Diversa la forma, diversi il colore, il tempo di maturazione e il gusto, ciascuna con una storia da raccontare, custodita nei cartigli appesi alle bottiglie. Ebbene, “uso” dell’olio suona vago e quasi irrispettoso, meglio dire: “degustazione”.

 

Nel nome una garanzia
Perché il nuovo prodotto Coop rappresenta una “rivoluzione” secondo il sociologo Carlo Bordoni.

Il prodotto Coop continua la sua “rivoluzione”: anche quest’autunno in arrivo decine di nuove proposte – tra cui l’olio di cui vi parliamo in queste pagine –. Ben 1.600 nuovi prodotti a marchio entro la fine dell’anno, per arrivare poi a quota 5mila, scaffale dopo scaffale. Un impegno enorme e un cambiamento radicale che ridisegna il rapporto tra Coop e le persone. Ne parliamo con Carlo Bordoni, sociologo e saggista.

Com’è cambiato il rapporto con le marche e la Grande Distribuzione?

«La marca è sempre stata una forma di garanzia per le persone. In origine, si sa, c’era un rapporto fiduciario col produttore o col fornitore e la conoscenza diretta garantiva la buona qualità della merce; nel caso del cibo anche la sua provenienza.
Le persone erano in grado di esercitare quello che si chiama il “controllo sociale sul cibo”, cioè la consapevolezza di ciò che si mangia e del suo legame col territorio. L’industrializzazione ha rotto quel rapporto diretto. Per restituirci, almeno in parte, quel “controllo” la marca svolge ora la funzione di garante e, pur in assenza del rapporto personale, è in grado di assicurare qualità, caratteri organolettici e provenienza del cibo, oltre che un livello standard del prodotto in ogni luogo e in ogni stagione».

La scelta di Coop di investire nei prodotti a proprio marchio è indicativa di un modo nuovo di intendere la relazione con i consumatori?
«In effetti ha tutte le caratteristiche di un passaggio verso un rapporto più diretto col consumatore. Utilizzare il proprio marchio per tutta una serie di prodotti è indicativo del superamento della pura funzione commerciale, per assumere quella di garante del prodotto, attraverso un controllo di qualità e la scelta dei migliori fornitori, sempre tenendo presente il rapporto qualità-prezzo. Le persone sono portate a prediligere le cosiddette marche del distributore soprattutto se porta avanti una politica di sostegno dei piccoli produttori, di rispetto dell’ambiente e di risparmio, consapevoli di scegliere così un prodotto sicuro».

Una delle principali preoccupazioni a tavola oggi: la sicurezza, appunto.
«Esattamente. La moderna paura del cibo ha sostituito nel mondo occidentale quella per la fame e ha a che fare con l’industrializzazione della produzione e con l’abbondanza. Nuove paure di fronte al rischio di ingerire alimenti non sani, adulterati o contraffatti, che possano far crescere la probabilità di ammalarsi. Si spiega così l’attenzione crescente per il cibo genuino, per i prodotti biologici, non conservati, e quelli definiti “a chilometro zero”, quindi più affidabili. Paure individuali, legate a allergie, intolleranze a particolari ingredienti, alla possibile presenza di fattori patogeni. E le paure individuali finiscono per essere affrontate in solitudine, lasciando le persone prive del conforto della condivisione e in preda a un’ansia continua».

Eppure o, infatti, già da qualche anno di cibo si parla molto: in Tv, sui social e spesso i libri più venduti hanno come tema il cibo. Perché?
«L’interesse per il cibo e la cucina in genere è esploso in questi ultimi anni. Il fatto stesso che sia un interesse “visivo” o “narrativo”, che se ne parli in ogni occasione e che sui social giri un numero impressionante di immagini, è la prova che il cibo è andato oltre la sua funzione primaria di nutrimento e si è fatto esperienza sensoriale, capace di produrre un piacere estetico e non solo gustativo».

Semi...nuovo
La nuova collezione Coop degli oli di semi per condire a piacere.

Di girasole, mais, arachide, soia, lino, canapa, cocco: quella dell’olio di semi Coop è una nuova collezione da sfogliare come un album di immagini allegre, fantasiose, moderne. Si compone di 11 classici, leggeri e convenienti, e 4 novità, per nuovi usi in cucina ed effetti benefici a tavola.

Per impasti e fritture o per un condimento dal gusto delicato, ci sono l’olio di semi di girasole, di mais, di arachide e soia (nuovo) tutti garantiti da Coop; con Friggi facile, miscela di oli di girasole adatti alle alte temperature – perfetta anche per la friggitrice – le fritture non potranno che essere dorate e croccanti.

All’olio di semi di girasole biologico si è aggiunto quello di germe di mais, per un’alimentazione equilibrata: entrambi 100% italiani. Sempre bio, ma dal sapore esotico, l’olio di cocco, buono, fa bene ed è versatile in cucina. Semi di benessere, anzi di Bene.sì, sono quelli di sesamo, naturalmente ricchi di grassi insaturi, di lino, con omega 3, e i nuovi semi di canapa, sempre più amati dagli italiani.

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